La rigenerazione dei comuni montani vale 2 miliardi: l’intesa tra Consiglio architetti e UNCEM
Con un miglior uso dei fondi UE e l’impiego di nuovi strumenti di pianificazione urbanistica, il Consiglio nazionale degli architetti e l’Unione dei comuni montani (UNCEM) mirano a rilanciare gli investimenti nelle aree montane. Se si facessero, le opere di adeguamento edilizio varrebbero 2 miliardi di euro.
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Per il Consiglio nazionale degli architetti (CNAPPC) e l’Unione nazionale comuni comunità enti montani (UNCEM) è necessario e urgente definire un nuovo piano per agevolare investimenti e interventi di recupero finalizzati a riabitare i borghi e i centri storici disseminati sulle Alpi e gli Appennini.
“Nei 5.552 piccoli Comuni d’Italia - si legge infatti nel comunicato dei due organismi - si trova una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione e decine di migliaia di nuovi addetti”.
Il Covid sta cambiano le abitudini di vita e lavoro. Un'opportunità per la montagna
Un’opportunità interessante sia per il rilancio del settore edilizio, sia come strumento a sostegno delle politiche abitative.
Un volano, quello rappresentato dalla rigenerazione urbana dei piccoli borghi montani, che oggi più che mai è di forte di attualità, considerando le nuove modalità di vita e di lavoro imposte dall'emergenza Covid-19.
Secondo Walter Baricchi, componente del CNAPPC, infatti, “l’equilibrio tra città ed aree interne deve essere completamente rivisto alla luce delle nuove modalità di vita, lavoro, tempo libero che il post Covid ci sta imponendo: è assolutamente necessario che questi cambiamenti – conclude Baricchi – si trasformino in opportunità”.
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Cosa prevede l’intesa
L’accordo punta alla promozione e allo sviluppo dei territori montani, tramite l’impiego di nuovi strumenti di pianificazione urbanistica, progettazione architettonica, ripensamento degli spazi pubblici e privati nei borghi e nei villaggi alpini e appenninici.
Un percorso da intraprendere anche grazie ad un migliore utilizzo dei fondi europei, regionali e nazionali disponibili volti alla rigenerazione dei processi di sviluppo locale.
L’intesa mira anche a:
- rappresentare gli interessi degli enti locali della montagna nei rapporti con Governo, Parlamento, Stato e Regioni;
- costruire opportunità di sviluppo per rendere più smart e green i territori rurali, montani e interni italiani, sostenendo la realizzazione di reti infrastrutturali, anche digitali;
- promuovere una politica per la montagna che inserisca le popolazioni montane nel più ampio processo di sviluppo perseguito ad ogni livello istituzionale e attuato secondo criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’accordo, infine, mira anche a sollecitare ricerche e studi diretti a individuare le soluzioni da suggerire agli Enti locali, alle Regioni, al Governo, al Parlamento e agli organismi europei anche finalizzate allo sviluppo sostenibile. E’ importante, infatti, incentivare, tra le Amministrazioni dei Comuni e di tutti gli Enti territoriali, modalità pubbliche di selezione dei migliori progetti per interventi di recupero o di nuove opere, al fine di individuare migliori opportunità e strategie.
I commenti
Soddisfazione viene espressa da parte dei firmatari dell’accordo. Per Baricchi l’intesa è significativa anche perché si propone di “costruire proposte di formazione che riguardino under 35, ma anche Amministratori locali, aumentando la capacità amministrativa e le competenze tra chi è chiamato a ruoli di rappresentanza e di guida delle comunità promuovendo ogni possibile collaborazione con gli organismi nazionali, europei ed internazionali interessati allo sviluppo sostenibile della montagna”.
“Stringiamo un patto per generare opportunità di sviluppo nei borghi e nei territori montani del Paese, Alpi e Appennini, il 54% dell’Italia, che ripartono da una valorizzazione del patrimonio, degli spazi, degli immobili - aggiunge Marco Bussone, Presidente nazionale UNCEM - e attuiamo così un altro pezzo della legge n. 158 del 2017 sui piccoli Comuni”.
Secondo Bussone, inoltre, “la fase del lockdown, con la pandemia, ha acceso i riflettori su temi che UNCEM e gli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ben conoscono perchè sono per noi in cima all’agenda da almeno due decenni e sui quali ora possiamo lavorare a livello nazionale, istituzionale e operativo. È molto preziosa l’attenzione del Consiglio Nazionale degli Architetti verso i territori. È moderna, a prova di futuro, proprio nel momento in cui montagna e rivitalizzazione dei borghi diventano pezzi portanti del Recovery Fund, del Green New Deal, nel quadro dell’Ecologia integrale che ci insegna Papa Francesco nella Laudato Si. Rigenerare luoghi fino a ieri considerati da troppe parti dell’economia e della politica ai margini, oggi è possibile, superando sperequazioni. Il patto UNCEM-CNAPPC - conclude quindi Bussone - è vincente.”
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