Bruxelles apre a contrattazione collettiva per lavoratori autonomi
I lavoratori autonomi che ne hanno bisogno dovrebbero poter accedere alla contrattazione collettiva senza essere ostacolati dalle regole UE sulla concorrenza. Ne è convinta la Commissione europea, che – dopo una prima consultazione pubblica nell'estate 2020 – invita nuovamente le parti interessate ad esprimersi sull'argomento.
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Obiettivo della consultazione pubblica è raccogliere il punto di vista e le osservazioni di cittadini, imprese, partner sociali, attori del mondo accademico, organismi governativi e di tutte le parti interessate nell'ambito dell'iniziativa diretta a garantire che le norme sulla concorrenza dell'UE non ostacolino l'accesso alla contrattazione collettiva da parte di alcune categorie di lavoratori autonomi.
Nell'economia digitale, e non solo, alcuni lavoratori autonomi posso trovarsi ad avere un potere negoziale molto ridotto rispetto ai loro committenti al momento di pattuire compensi e modalità di lavoro e potrebbero trovare invece nella contrattazione collettiva un potente strumento per ottenere migliori condizioni.
I lavoratori autonomi non sono tutti uguali
Nonostante la Corte di giustizia dell'Unione europea abbia da tempo riconosciuto che la contrattazione collettiva con i lavoratori non rientra nell'ambito di applicazione delle regole di concorrenza dell'UE, continuano a sorgere criticità quando si tenta di estenderla a gruppi di professionisti che, almeno formalmente, non sono dipendenti, ma lavoratori autonomi.
Secondo il diritto UE, infatti, i professionisti sono considerati imprese e quindi e gli accordi che stipulano, come la contrattazione collettiva, possono essere catturati dalle regole di concorrenza dell'Unione.
Il lavoro indipendente, però, è variegato e può coprire una vasta gamma di attività, con una situazione anche molto variabile nel tempo. E alcuni lavoratori finiscono in un circolo vizioso: in quanto autonomi non possono accedere alla contrattazione collettiva, ma senza contrattazione collettiva non possono opporsi a inquadramenti contrattuali impropri e ottenere il trattamento riservato ai lavoratori dipendenti quando svolgono prestazioni in condizioni di subordinazione.
L'impegno della Commissione per i lavoratori delle piattaforme digitali
Questo problema interessa in particolar modo i lavoratori delle piattaforme digitali. Secondo una relazione pubblicata lo scorso anno dalla Commissione, anche se per la maggior parte delle persone le piattaforme di lavoro online restano una fonte sporadica di reddito secondario, “il 2% della popolazione adulta lavora più di 20 ore a settimana o guadagna almeno la metà del proprio reddito tramite queste piattaforme”.
Negli orientamenti politici posti alla base della sua candidatura, la presidente Ursula Von Der Leyen si è impegnata espressamente a trovare modi per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori delle piattaforme digitali, con particolare attenzione per le competenze e l’istruzione, e in una lettera alla vicepresidente responsabile della politica di concorrenza, Margrethe Vestager, e al commissario per il Lavoro, Nicolas, Schmit, ha sottolineato l'importanza di affrontare questo tema entro il suo mandato.
“Come già sottolineato in precedenti occasioni, le regole della concorrenza non esistono per impedire ai lavoratori di formare un sindacato”. Il problema, ha spiegato Vestager, è che nell'attuale organizzazione del mercato del lavoro i concetti di "lavoratore" e di "lavoratore autonomo" sono diventati confusi e, di conseguenza, molte persone non hanno altra scelta che accettare un contratto come lavoratore autonomo anche quando sono impiegati con modalità riconducibili al lavoro dipendente. L'obiettivo di Bruxelles, ha concluso, è “fornire chiarezza a coloro che devono negoziare collettivamente al fine di migliorare le loro condizioni di lavoro".
Scopo dell'iniziativa della Commissione è quindi garantire che le norme sulla concorrenza dell'UE non impediscano che i lavoratori autonomi in una posizione debole si impegnino in negoziati collettivi o accordi per migliorare le loro condizioni di lavoro. Un impegno che si affianca a quello diretto a migliorare l'accesso ai sistemi di protezione sociale per le persone che lavorano attraverso piattaforme digitali, i cosiddetti lavoratori della gig economy, su cui la Bruxelles ha lanciato un'altra consultazione pubblica a febbraio.
Come partecipare alla consultazione UE
La prima consultazione pubblica sull'accesso alla contrattazione collettiva da parte dei lavoratori autonomi è stata lanciata dalla Commissione tra il 30 giugno e l'8 settembre 2020, con l'obiettivo di individuare la platea di soggetti che dovrebbe poter partecipare a questi accordi.
All'inizio del 2021 l'Esecutivo UE ha pubblicato una valutazione d'impatto iniziale con quattro possibili opzioni per le azioni future, che vanno dal coprire solo i lavoratori delle piattaforme digitali all'autorizzare l'accesso alla contrattazione collettiva per tutte le tipologie di lavoratori autonomi.
La nuova consultazione pubblica parte da questa prima analisi per raccogliere le preferenze degli stakeholder sulle opzioni proposte e ulteriori informazioni sulla situazione attuale dei lavoratori autonomi che possano contribuire a identificare il valore aggiunto dell'azione dell'UE in questo settore e ad orientarne la direzione. Il termine per rispondere al questionario è fissato al 28 maggio 2021.
La Commissione valuterà gli input ricevuti e li pubblicherà insieme a una sintesi dei principali risultati per poi procedere, sulla base della valutazione d'impatto, a presentare una proposta in materia entro la fine del 2021.
Dalle Regioni ristori a professionisti, lavoratori autonomi e partite IVA