Quadro finanziario pluriennale – gli scenari per il bilancio UE post 2020
La Commissione europea si prepara alla riunione informale dei leader UE programmata per il 23 febbraio presentando una comunicazione sul futuro del bilancio dell'Unione con diversi scenari per il Quadro finanziario pluriennale post 2020.
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Il prossimo Quadro finanziario pluriennale UE dovrà tenere conto delle nuove sfide politiche dell'Unione europea, sul fronte della sicurezza, della difesa, della pressione migratoria, dei cambiamenti climatici, della digitalizzazione. Allo stesso tempo, la perdita del contributo finanziario del Regno Unito renderà ancora più difficili le decisioni su quali delle priorità, vecchie e nuove, concentrare le risorse del bilancio UE.
E' questo il punto di partenza della comunicazione che la Commissione europea ha pubblicato in vista del dibattito tra i leader UE del prossimo 23 febbraio sul QFP post 2020. "I bilanci non sono semplici esercizi di contabilità: riflettono le nostre priorità e la nostra ambizione. Traducono il nostro futuro in cifre. Quindi innanzitutto parliamo dell'Europa che vogliamo”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, presentando il documento.
“Gli Stati membri devono sostenere le loro ambizioni con le risorse finanziarie adeguate”, ha proseguito Juncker. “Se da un lato noi tutti dobbiamo renderci conto che per questa prossima discussione lo status quo non è la soluzione, dall'altro sono fermamente convinto che possiamo trovare la quadratura del cerchio e raggiungere un accordo su un bilancio in cui tutti siano beneficiari netti”, ha concluso.
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Diversi scenari per il bilancio UE
Il 23 febbraio i capi di Stato e di Governo dell'Unione europea discuteranno delle risorse finanziarie necessarie all'UE per garantire l'avanzamento delle priorità concordate a Bratislava il 16 settembre 2016 e con la dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017.
Il Libro bianco sul futuro dell'Europa presentato il 1° marzo 2017 ha tracciato una serie di possibili scenari per il futuro dell'Europa, che il documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE del 28 giugno ha poi affrontato dal punto di vista delle ripercussioni sul budget europeo.
La comunicazione pubblicata oggi dalla Commissione prosegue lungo questo percorso, chiarendo come la definizione di alcune priorità comuni e la disponibilità delle risorse per perseguirle siano elementi inseparabili. Ogni scenario sul piano degli sforzi finanziari, quindi, implica anche diverse intensità della capacità di azione dell'UE.
Non si tratta ancora delle proposte per il prossimo QFP, ma di orientamenti che, quantificando l'impatto finanziario delle diverse scelte programmatiche possibili, puntano a stimolare la discussione e a fornire una solida base fattuale per il confronto tra i leader europei.
Più risorse per sicurezza e difesa
Tra gli scenari prospettati dalla Commissione c'è quello relativo all'aumento delle risorse per la sicurezza dell'UE, una delle priorità chiave indicate dai cittadini europei nel sondaggio Eurobarometro del dicembre 2017. Secondo le stime di Bruxelles, servono 20-25 miliardi di euro in sette anni per il rafforzamento della protezione delle frontiere esterne dell'UE e 150 miliardi di euro per realizzare un sistema completo di gestione delle frontiere dell'Unione.
Per quanto riguarda l'obiettivo di migliorare la cooperazione tra gli Stati membri in materia di difesa, invece, l'Esecutivo UE segnala che le risorse assegnate al Fondo europeo per la difesa lanciato nel giugno 2017 (90 milioni per la ricerca e 500 milioni per lo sviluppo di capacità nel periodo 2017-2020) permetteranno di sostenere un numero limitato di progetti.
Per una vera unione della difesa la Commissione prospetta un budget di almeno 3,5 miliardi per la finestra ricerca del Fondo e di almeno 7 miliardi per la finestra capacità tra il 2021 e il 2027, così da produrre, tramite l'effetto leva, investimenti per almeno 35 miliardi in sette anni. Un meccanismo di finanziamento separato, con un budget di 10 miliardi di euro per il settennato 2021-2027, dovrebbe invece aumentare il supporto finanziario UE alle operazioni con implicazioni in materia di difesa.
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90 miliardi per le borse Erasmus
La comunicazione propone di aumentare anche le risorse destinate al programma Erasmus +, che attualmente dispone di 14,7 miliardi e riesce a raggiungere meno del 4% dei giovani che vivono in Europa.
Per raddoppiare il numero dei giovani che partecipano al programma di mobilità servirebbe un investimento di circa 30 miliardi nel prossimo Quadro finanziario pluriennale, mentre se si vuole centrare l'obiettivo di coinvolgere un giovane su tre la dotazione per il settennato 2021-2027 dovrà ammontare a circa 90 miliardi di euro.
Investire nella digitalizzazione
Le risorse UE destinate alla digitalizzazione nel settennato 2014-2020 ammontano a circa 35 miliardi di euro, di cui circa 17 miliardi a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), 13 miliardi nell'ambito del programma quadro per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020, 2,3 dal Fondo sociale europeo (FSE), un miliardo dal Meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility - CEF) e un miliardo dal programma Europa Creativa.
Secondo la Commissione confermare o ridurre questo livello di finanziamento significherebbe compromettere la capacità dell'UE di rimanere competitiva nello scenario globale, bloccando gli investimenti in settori e servizi chiave e approfondendo il gap tra la domanda e l'offerta di competenze digitali già presente in Europa.
Per centrare gli obiettivi UE di crescita intelligente, dalla connettività alla sicurezza informatica, dalla mobilità sostenibile all'egovernment, servono investimenti per circa 70 miliardi nel periodo 2021-2027, indispensabili anche per rafforzare la posizione competitiva delle industrie europee.
Raddoppiare il budget per la ricerca
Discorso analogo per il programma quadro per la ricerca e l'innovazione. Attualmente Horizon 2020 dispone di circa 80 miliardi di euro in sette anni, un livello giudicato insufficiente dalla Commissione per vincere la concorrenza globale, ma anche per sostenere gli Stati membri nel perseguimento del target del 3% di Pil investito in R&S fissato dalla strategia Europa 2020.
Per il Nono programma quadro Bruxelles propone un incremento del 50%, quindi una dotazione di 120 miliardi di euro, che porterebbe alla creazione di 420mila posti di lavoro aggiuntivi e a un aumento del Pil dello 0,33% nel corso del settennato. Lo scenario ottimale sarebbe però il raddoppio del budget, a 160 miliardi, da cui deriverebbero 650mila posti di lavoro e una crescita del Pil dello 0,46%.
Tagli a Coesione e PAC
Per finanziare le nuove priorità, però, politiche tradizionali come la Politica di Coesione e la Politica Agricola Comune (PAC) potranno andare incontro a dei tagli, a meno che gli Stati membri non decidano di aumentare il proprio contributo al bilancio UE. Da qui i tre scenari prospettati dalla Commissione per ciascuna delle due politiche.
Per la Coesione le opzioni sono:
- il mantenimento dello status quo, cioè circa 370 miliardi di euro (quasi il 35% del bilancio UE), e la conferma del sostegno a tutte le regioni europee;
- il taglio di un quarto dei fondi, circa 95 miliardi di euro in meno, se si vogliono destinare gli aiuti alle sole regioni meno sviluppate (nel caso dell'Italia quelle del Mezzogiorno);
- il taglio di un terzo dei fondi, circa 124 miliardi in meno, per assicurare il sostegno alle sole regioni dei paesi meno sviluppati, sostanzialmente quelli dell'Est Europa.
Per la PAC, oltre al mantenimento dello status quo, cioè una dotazione di circa 400 miliardi di euro (37% del bilancio UE), gli scenari comprendono:
- il taglio del 15% dei fondi, pari a circa 60 miliardi di euro;
- il taglio del 30% dei fondi, circa 120 miliardi di euro.
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Flessibilità, strumenti finanziari e risorse proprie
Il dibattito non riguarderà solo l'entità dei fondi disponibili, ma anche le modalità di funzionamento del Bilancio UE, per cui la Commissione propone maggiore flessibilità e un miglior uso degli strumenti finanziari, sulla base dell'esperienza del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) nell'ambito del Piano Juncker.
L'idea dell'Esecutivo UE è quella di confermare le tradizionali sovvenzioni negli ambiti che non generano profitti, come nel caso del programma Erasmus+ e dell'assistenza umanitaria, puntando invece su garanzie e strumenti finanziari ogni volta che in gioco c'è un interesse di mercato.
Diverse opzioni vengono poi prospettate sul tema delle risorse proprie, alla luce del lavoro del gruppo di alto livello guidato da Mario Monti, dalla Value added tax (VAT), corrispondente all'Iva italiana, alla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (Common Consolidated Corporate Tax Base - CCCTB).
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Accordo su QFP al più presto
C'è poi un richiamo sui tempi: un'adozione tardiva del nuovo bilancio dell'UE metterebbe in dicussione la disponibilità di finanziamenti per gli investimenti in ricerca e innovazione, le infrastrutture, il sostegno alle imprese e agli studenti.
"Non dobbiamo ripetere l'infelice esperienza del 2013, quando l'attuale bilancio dell'UE è stato concordato con notevole ritardo. Se dovesse ripetersi un simile ritardo, più di 100 mila progetti finanziati dall'UE in settori fondamentali come il sostegno alle imprese, l'efficienza energetica, la sanità, l'istruzione e l'inclusione sociale non potrebbero essere avviati in tempo, e centinaia di migliaia di giovani si vedrebbero privati di uno scambio nel quadro del programma Erasmus+ nel 2021", ha sottolineato il commissario per il Bilancio e le risorse umane Günther H. Oettinger.
Finanziamenti solo a chi rispetta valori UE
La comunicazione della Commissione riprende anche una proposta più volte avanzata dall'Italia, quella di arricchire il quadro delle condizionalità che determinano l'accesso ai fondi europei includendo tra i criteri anche il rispetto dei valori fondamentali dell'Unione europea.
Sul tema l'Italia è determinata a dare battaglia, con l'obiettivo di stabilire un legame tra l'accesso ai finanziamenti europei e l'adempimento degli impegni in materia di accoglienza di profughi e rifugiati, per spingere i paesi finora riluttanti a fare la loro parte.
Il negoziato tra gli Stati membri inizierà dopo la presentazione della proposta formale per il prossimo bilancio UE da parte della Commissione, attesa al più tardi all'inizio di maggio 2018. Nel frattempo, Bruxelles porta avanti il confronto tra tutte le parti interessate, anche attraverso le consultazioni pubbliche lanciate nel mese di gennaio.
> Consultazione sulla Politica di Coesione
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