Procedura deficit eccessivo per l'Italia. Il ritorno del Patto di stabilità presenta il conto
La Commissione europea ha sottoposto al Consiglio le decisioni che stabiliscono l'esistenza di disavanzi eccessivi per sette paesi - oltre all'Italia, ci sono Belgio, Francia, Malta, Polonia, Slovacchia e Ungheria - dando seguito alla relazione presentata a giugno nell'ambito del Pacchetto di primavera del Semestre europeo.
Cosa prevede la riforma del Patto di stabilità UE
Dopo quattro anni di sospensione delle regole del Patto di stabilità, con la cessazione della Clausola di salvaguardia introdotta in risposta alla pandemia, tornano ad applicarsi le regole di bilancio europee, rinnovate dalla riforma della governance macroeconomica dell'Unione entrata in vigore il 30 aprile scorso.
Il 19 giugno, nell'ambito del Pacchetto di primavera del Semestre europeo, la Commissione ha presentato la relazione ai sensi dell’articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’UE che rileva come giustificato l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo basata sul deficit per sette Stati membri, tra cui l'Italia. Relazione che ha ottenuto successivamente il parere positivo del Comitato economico e finanziario e che ieri si è tradotta nella proposta di decisione sottoposta al Consiglio, chiamato a decidere sull’esistenza di un disavanzo eccessivo per i sette paesi e ad adottare, nell’ambito del Pacchetto d'autunno, la sua raccomandazione sul percorso di aggiustamento dei diversi paesi.
La procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia era ampiamente attesa e si basa sulla valutazione di una situazione di “squilibrio”, che presenta rischi elevati per via del debito pubblico ancora troppo alto, della produttività limitata e della fragilità del mercato del lavoro, fattori che rendono il paese anche più sensibile agli shock esterni.
Bruxelles raccomanda quindi all'Italia di presentare tempestivamente il piano fiscale-strutturale di medio termine e di limitare la crescita della spesa netta nel 2025 ad un tasso compatibile con l’inserimento del debito pubblico su una traiettoria plausibilmente discendente nel medio termine e con la riduzione del disavanzo pubblico verso il 3% in rapporto al PIL, in linea con i requisiti del nuovo Patto di stabilità e crescita.
"Il Governo è ben consapevole che nel contesto in cui ci troviamo è necessario mantenere un approccio responsabile nella programmazione e gestione della politica di bilancio" e che "ogni scostamento ingiustificato dal sentiero che abbiamo definito darebbe un moltiplicatore fiscale non solo inferiore a uno, ma inferiore a zero", aveva commentato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo - in coincidenza con la relazione di Bruxelles del 19 giugno - alla presentazione del rapporto annuale l'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB).
Addio, quindi, alla stagione dei contributi a fondo perduto e alla convinzione che più spesa e trasferimenti conducano inesorabilmente alla crescita; al contrario, aveva avvertito, in futuro saranno previsti incentivi più selettivi, privilegiando gli strumenti a condizioni di mercato che possono fungere da “leva per attrarre capitali privati e cambiare il modo in cui pensiamo i finanziamenti pubblici”. Più in generale, aveva chiarito Giorgetti, "ogni singola politica pubblica dovrà essere ponderata in relazione alla sostenibilità di bilancio, con un'applicazione sistematica dell'analisi costi benefici".
Cosa comporta l'applicazione del nuovo Patto di Stabilità per l'Italia
A mettere nero su bianco i costi dello scenario imposto dalle nuove regole europee è lo stesso rapporto annuale dell'UPB.
Da una parte, secondo le stime dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, già la sola "conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio impatterebbe sull’indebitamento netto per circa 18 miliardi” e “aggiungendo a tale importo anche altre spese solitamente inserite nelle politiche invariate, quali per esempio gli oneri per il prossimo triennio contrattuale dei dipendenti pubblici (2025-27), l’impatto complessivo sull’indebitamento netto potrebbe superare quello indicato nel DEF, di poco inferiore ai 20 miliardi".
Dall'altra parte, aveva spiegato la presidente dell'UPB Lilia Cavallari nel suo intervento, per rispettare le nuove regole europee “lo sforzo minimo di consolidamento per ogni anno potrebbe essere compreso tra 0,5 e 0,6 punti percentuali di PIL nell’ipotesi di un sentiero di aggiustamento in sette anni”, corrispondente a 10/11 miliardi l'anno.
Quindi, aveva sottolineato Cavallari, “occorrerà ottimizzare l’uso di risorse scarse”, in un contesto segnato da nuove pressioni per la politica di bilancio, come la transizione demografica (che farà esplodere il fabbisogno di cure) e le transizioni energetica e climatica ("dai costi più incerti ma potenzialmente elevati"), che "imporrano verosimilmente tagli alle altre componenti del bilancio".
Il ruolo dei fondi europei
Dentro questo quadro i fondi UE sono quanto mai cruciali per continuare a sostenere gli investimenti strategici. E' essenziale – si legge nelle raccomandazioni della Commissione europea all'Italia - rafforzare la capacità amministrativa per gestire meglio i fondi europei, sfruttare la revisione di medio termine della Politica di Coesione per cogliere le opportunità collegate alla Piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP) e affrontare i ritardi emergenti per consentire un’attuazione continua, rapida ed efficace del PNRR, compreso il capitolo REPowerEU.
Un punto sottolineato anche dall'UPB: “Stime aggiornate dell’Ufficio parlamentare di bilancio - aveva spiegato Cavallari - indicano che la piena attuazione delle spese per investimenti e contributi agli investimenti previste nel PNRR porterebbe un incremento di prodotto a fine periodo di poco inferiore a 3 punti percentuali. Un impatto ben più significativo e persistente si avrebbe una volta che le riforme strutturali fossero a pieno regime”.
Consulta il rapporto UPB sulla politica di bilancio 2024
Consulta il Pacchetto di primavera del Semestre europeo 2024
Commission opinion on the existence of excessive deficit in Italy
Proposal for a Council decision on the existence of an excessive deficit in Italy