Dal FEASR al Fondo agricoltura biologica, quali finanziamenti per i biodistretti?
Oltre a promuovere la sostenibilità ambientale della produzione agricola, i distretti biologici hanno un ruolo chiave nello sviluppo dei territori rurali e nel rafforzamento delle filiere locali. I fondi della PAC, e a certe condizioni anche quelli della Coesione, possono sostenerne le attività, ma l’attenzione è tanta - segnala il presidente dell'AIAB Giuseppe Romano - soprattutto per il bando del Masaf, previsto dal Piano d'azione nazionale per la produzione biologica e atteso a breve.
In Gazzetta ufficiale il piano d'azione nazionale per il biologico
Cosa sono i distretti biologici?
I distretti bio sono sistemi produttivi localizzati in aree geografiche anche di carattere interprovinciale o interregionale a spiccata vocazione agricola nelle quali siano significativi la coltivazione, l'allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare di prodotti biologici conformemente alla normativa vigente in materia e la produzione primaria biologica che insiste in un territorio sovracomunale.
Dopo la definizione giuridica data dalla legge n. 23 del 2022, i distretti biologici hanno ottenuto un preciso quadro di regole con il decreto del 28 dicembre 2022, che determina requisiti e condizioni generali per la loro costituzione, lasciando tuttavia a Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano la facoltà di prevedere ulteriori requisiti di riconoscimento.
Oltre a promuovere un modello di agricoltura sostenibile, l'adattamento ai cambiamenti climatici e l'erogazione di servizi ecosistemici nel settore agricolo e forestale, i distretti biologici possono facilitare la crescita dei sistemi agroalimentari territoriali, migliorare le opportunità di commercializzazione dei prodotti, promuovere la multifunzionalità, ma anche creare un nuovo senso di comunità attorno al progetto comune, che - a partire dal protagonismo degli agricoltori - chiama a un ruolo attivo di amministrazioni locali e cittadini per uno sviluppo sostenibile del territorio di appartenenza.
Per approfondire: Cosa prevede la legge sull'agricoltura biologica
Quali finanziamenti per i progetti dei distretti bio?
Nella pratica, i distretti coordinano e promuovono una serie di attività di organizzazione e animazione sui rispettivi territori, ma possono operare in alcuni casi anche come soggetti attuatori di specifici progetti. Resta tuttavia per questi attori il problema dell'accesso a risorse finanziarie ad hoc, in assenza di entrate proprie, fatta eccezione per le quote pagate dai soci ed eventuali donazioni.
E' qui che entrano in scena i finanziamenti pubblici, a valere su fondi europei, nazionali, regionali o locali, che – come spiegato da un recente rapporto della Rete Rurale Nazionale (RRN) - possono innescare un processo virtuoso, rendendo possibili nuovi progetti ma anche l'attivazione di personale in grado poi di continuare la ricerca di nuovi fondi e di stakeholder per dare seguito alla strada intrapresa.
Il primo riferimento è naturalmente alla PAC e in particolare ad alcuni interventi del PSP Italia 2023-2023 finanziati dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). A questi si aggiungono i fondi della Politica di Coesione dell'UE, cioè il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE/FSE+), e le risorse della Politica di Coesione nazionale, attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC). Anche se i distretti biologici non possono essere beneficiari diretti di FESR e FSE, infatti, i loro obiettivi di sviluppo territoriale possono trovare sostegno attraverso i finanziamenti concessi ai progetti degli enti che fanno parte dei relativi partenariati.
Opportunità, segnala il rapporto della RRN, che rispetto alla scorsa programmazione dovrebbero essere potenziate dal riconoscimento legislativo dei distretti biologici e dalla riforma del Terzo settore del 2017, che permette anche ai distretti bio costituiti come semplici associazioni, e che non rientrano nell'elenco dei distretti del cibo, di iscriversi al Registro delle Associazioni di promozione sociale e di partecipare ai bandi rivolti agli Enti del Terzo settore.
I fondi FEASR per i distretti biologici
I fondi per lo sviluppo rurale possono anzitutto porsi a monte di questi processi, facilitando la costruzione dei distretti biologici. E' quanto accaduto in Basilicata, dove l'avviso in attuazione della Sottomisura 16.5 (M16.5) del PSR 2014-2020 ha sostenuto, mediante un accordo Agroambientale d’Area, la costituzione del distretto biologico dell’Area Interna Alto Bradano.
Analogamente, nell'ambito del PSP 2023-2027 i Complementi regionali di sviluppo rurale (CSR) possono finanziare la cooperazione e lo sviluppo locale attraverso gli Interventi SRG01 - Sostegno gruppi operativi PEI AGRI, SRG07 - Cooperazione per lo sviluppo rurale, locale e smart villages e SRG10 - Promozione dei prodotti di qualità.
Il FEASR sostiene inoltre lo sviluppo locale mediante l’approccio LEADER, che conta tra i suoi vari ambiti tematici quello relativo a "i sistemi locali del cibo, i distretti, le filiere agricole e agroalimentari", attivato nei CSR di tutte le Regioni e le Provincie Autonome, fatta eccezione per la Regione Marche dove insiste un distretto biologico che interessa tutto il territorio regionale, spiega la Rete rurale.
La Politica di Coesione per i distretti bio: FESR, FSE e FSC
Come già ricordato, i biodistretti non possono essere beneficiari diretti della Politica di Coesione, ma un distretto biologico può ottenere sostegno a titolo dei fondi strutturali in caso di misure rivolte agli enti del Terzo settore o attraverso finanziamenti a membri del partenariato che ne è alla base.
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) può sostenere lo sviluppo locale, anche in sinergia con risorse FEASR e FEAMPA, attraverso strategie rivolte a specifiche aree, pensiamo alla nostra Strategia nazionale per le aree interne (SNAI). Il FESR può finanziare investimenti produttivi e infrastrutturali, di ricerca e di innovazione, o anche sostenere attività volte allo scambio di buone pratiche e l'assistenza tecnica, e i distretti biologici, sottolinea la RRN, possono rappresentare nell’area interna l'anello di "raccordo tra SNAI, Strategie di Sviluppo Locale previste dal FEASR e azioni complementari del FSE+".
Anche il Fondo sociale europeo (FSE), diventato in questo settennato FSE+, può infatti concorrere allo sviluppo locale, finanziando, ad esempio, attività di formazione e di istruzione per gli operatori e per gli imprenditori del settore alimentare nei distretti. In Veneto, ad esempio, il progetto “Pensare i biodistretti del Veneto come strumento di marketing per le aziende vitivinicole”, finanziato dal FSE nel 2016 per facilitare lo sviluppo dei due biodistretti regionali appena costituiti, ha riunito diversi attori che poi hanno proseguito l’esperienza con il Gruppo Operativo “Territori Bio” allargando l’azione formativa anche ad altri temi e altri comparti produttivi, spiega la Rete Rurale.
Le risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione (FSC), infine, possono finanziare progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale che di carattere immateriale, in ambiti che possono spaziare dall'efficienza dei sistemi irrigui al miglioramento di quelli logistici, fino all'agricoltura di precisione. A titolo di esempio la RRN riporta il caso del bando "Piattaforma logistica e digitale per e-commerce per prodotti agroalimentari toscani" del PSC Stralcio Toscana 2021-2027, che vede i distretti rurali e biologici proporre soluzioni organizzative e tecniche finalizzate a favorire la crescita delle imprese produttrici di eccellenze del territorio, destinatarie ultime dei finanziamenti FSC.
A fronte di questo quadro, secondo il rapporto della Rete Rurale Nazionale, la chiave per cogliere le diverse opportunità offerte dalla finanza agevolata è operare “secondo una logica di integrazione tra politiche e strumenti di sostegno, in modo che le azioni di filiera siano accompagnate da iniziative di promozione del prodotto locale, di recupero degli spazi idonei e sviluppo delle infrastrutture necessarie”.
Il bando Masaf per i distretti biologici
La conoscenza di queste opportunità e la partecipazione agli avvisi sembra, però, ancora limitata soprattutto ai soggetti più strutturati e le stesse programmazioni dei fondi europei e nazionali non offrono ancora molti interventi rivolti a distretti biologici.
Una situazione che, tuttavia, sembra destinata a cambiare presto. Almeno così sembra parlando con Giuseppe Romano, il presidente dell'AIAB, l'Associazione italiana per l'agricoltura biologica che ha sviluppato un apposito disciplinare per i distretti biologici e registrato come marchi i termini Biodistretto® e Bio-distretto® per individuare i distretti biologici che rispettano quelle precise linee guida e aderiscono alla Rete AIAB dei Biodistretti.
“Stiamo assistendo a un'esplosione dei distretti biologici”, ci racconta Romano, citando in particolare il caso dell'Emilia-Romagna e quello del Lazio, che è già arrivato a oltre dieci. E c'è fermento sul tema delle opportunità di finanziamento, soprattutto - aggiunge - in previsione del bando di prossima emanazione da parte del Ministero dell'Agricoltura nell'ambito del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti bio, lo strumento di programmazione strategica previsto dalla Legge 23/2022 e pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale.
Dopo il bando per le associazioni da oltre 5,5 milioni pubblicato della primavera 2023, il bando per i distretti a valere sul Fondo agricoltura biologica è atteso a breve, mentre a seguire se ne prevede uno anche per le filiere.
Le regole di funzionamento del Fondo sono state riscritte dal Masaf con il decreto del 23 maggio 2023, che prevede l’emanazione di bandi per diverse categorie di aiuti: dal trasferimento di conoscenze ai servizi di consulenza, passando per le azioni promozionali. In base a questo decreto, i finanziamenti per le azioni di carattere nazionale possono essere richiesti dalle associazioni bio o dalle filiere biologiche, mentre per i progetti di carattere locale i beneficiari sono appunto i distretti biologici riconosciuti dalle Regioni e dalle Province autonome.
Sono linee di finanziamento importanti, con risorse da non sottovalutare. E ci saranno diverse opportunità di sostegno, "ad esempio nei bandi per il finanziamento della ricerca, si potranno avere interventi a favore degli investimenti delle aziende che ricadono nel territorio di un biodistretto", anticipa Romano.
La legge 23/2022 riserva infatti almeno il 30% delle risorse confluite nel Fondo per lo sviluppo della produzione biologica al finanziamento di programmi di ricerca e innovazione, di percorsi formativi e di aggiornamento e di programmi di ricerca in materia di sicurezza e salubrità degli alimenti. E specifiche somme sono destinate, in base alla normativa, "a progetti di ricerca di durata compresa tra tre e cinque anni e a progetti nei quali siano coinvolti tutti gli operatori della filiera produttiva, all’uopo assicurando un adeguato corrispettivo alle aziende che partecipano ai progetti di ricerca e sperimentazione, compresi quelli realizzati nei distretti biologici".