MIUR - PON Scuola 2014-2020, risorse FSE e FESR per formazione ed edilizia scolastica

Uval, TIC diffuse nelle scuole del Mezzogiorno grazie ai fondi Ue 2007-2013, ma manca la banda larga

PON Scuola

 

 

Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini presenta il Programma Operativo Nazionale per la Scuola 2014-2020, con una dotazione oltre tre miliardi di euro. Intanto un’indagine dell'Uval sugli investimenti della Politica regionale 2007-2013 in tecnologie digitali nelle scuole del Sud Italia sottolinea che l'impatto delle TIC è limitato dall'assenza di una connessione Internet veloce e stabile nella maggior parte degli istituti.

PON Scuola 2014-2020

Oltre 3 miliardi di euro per potenziare l’offerta formativa, rafforzare le competenze degli studenti, innovare la didattica e gli ambienti di apprendimento, sia dal punto di vista dell'edilizia scolastica che relativamente alle dotazioni tecnologiche. Questi, in sintesi, gli obiettivi del nuovo Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la scuola - Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020.

Dei 3.019.300.000 euro disponibili, 1.615.225.000 euro provengono da fondi europei e 1.404.075.000 euro rappresentano il cofinanziamento nazionale.

Le risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) saranno dedicate ai temi dello sviluppo delle competenze degli alunni, dei docenti e del personale della scuola, all’integrazione degli studenti, all’alternanza scuola-lavoro, all’istruzione degli adulti e all’internazionalizzazione delle scuole; quelle a valere sul Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) saranno invece destinate a interventi sull’edilizia scolastica, per il potenziamento degli ambienti digitali e ai laboratori professionalizzanti.

A differenza del Programma 2007-2013, il nuovo PON Scuola non si concentrerà solo sull'area della Convergenza, ma “riguarderà, pur con gradazioni diverse e proporzionali al livello di sviluppo delle Regioni, tutto il territorio nazionale”, ha spiegato il ministro Giannini.

Nel dettaglio:

  • alle Regioni meno sviluppate - Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia - andranno due miliardi e 111,5 milioni di euro;
  • alle Regioni in transizione - Abruzzo, Molise e Sardegna - andranno 193,8 milioni di euro;
  • alle Regioni più sviluppate - Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Val D’Aosta e Veneto, Provincia Autonoma di Bolzano e Provincia Autonoma di Trento - andranno 714 milioni di euro.

“Abbiamo 3 miliardi di finanziamento, a cui si aggiungono i 16 miliardi previsti dalla Buona Scuola nel prossimo settennio. Sono risorse con cui potremo fare politiche efficaci ed efficienti sulla scuola”, ha concluso il ministro.

I primi bandi sono già partiti. Proprio la scorsa settimana, il ministro Giannini ha presentato un bando da 140 milioni di euro finanziato dal PON per la Scuola 2014-2020 finalizzato a dotare gli istituti scolastici di ambienti digitali per l’apprendimento. Si tratta di uno dei tasselli del Piano per la scuola digitale che il MIUR dovrebbe presentare questa settimana.

Il rapporto Uval

L'attuazione di politiche efficaci ed efficienti per la scuola richiede che si presti attenzione anche agli insegnamenti del settennato 2007-2013, alcuni dei quali impongono un ripensamento degli orientamenti strategici della programmazione dei fondi europei per la scuola.

A metterli in evidenza è un rapporto pubblicato dall'Uval, l'Unità di valutazione degli investimenti pubblici interna al Dipartimento per la Sviluppo e la Coesione e economica, sul ruolo svolto dai fondi strutturali nel garantire l'accesso alle TIC nelle scuole del Mezzogiorno.

Due i principali problemi riscontrati: da una parte, anche se la maggior parte delle scuole delle Regioni meridionali ha ottenuto l'accesso a questi strumenti, le testimonianze di docenti e dirigenti scolastici ricordano che senza connessioni Internet veloci e stabili è difficile sfruttare le tecnologie ottenute grazie ai fondi europei.

Più a monte, al livello della programmazione strategica, “in accordo con molta letteratura, l’indagine non rileva un effetto positivo della presenza delle tecnologie nelle scuole sui livelli di apprendimento medi degli alunni”. L'uso delle TIC, quindi, dovrebbe essere promosso indipendentemente dalle aspettative sulle performance degli studenti.

Le risorse per le TIC nel settennato 2007-2013

Il principale contenitore per gli investimenti in tecnologie multimediali per la didattica finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) nel periodo 2007-2013 è stato il Programma Operativo Nazionale Ambienti per l’apprendimento, gestito dal MIUR e dedicato alle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Al PON 2007-2013 non hanno avuto accesso le altre Regioni del Mezzogiorno, che hanno comunque investito in questo campo attraverso altri fondi regionali e nazionali.

Complessivamente, nel settennato sono stati impegnati un miliardo e 499.206.888 euro di fondi FESR, di cui 439.352.942 euro dedicati all’acquisto di tecnologie didattiche, e la restante parte destinata a finalità diverse, quali strutture edilizie, impianti sportivi, laboratori di settore, efficientamento energetico e sicurezza.

Il risultato è che “degli 11.762 plessi scolastici presenti nel Sud Italia, solo il 7,4 per cento non ha neppure un’aula dotata di wireless né di LIM (lavagne interattive multimediali) né di un computer, quindi non è dotato del minimo indispensabile per fare una seppur limitata esperienza di didattica con le TIC”, si legge nel rapporto dell'Uval.

I racconti degli intervistati fanno emergere anche un altro dato, di tipo qualitativo questa volta: “Spesso i fondi europei sembrano un appiglio per la parte più motivata del corpo docente, che trova nelle iniziative a essi collegate un terreno fertile per la propria propositività, anche al di là del tema specifico della tecnologia”, si legge nel rapporto. I bandi per l'accesso ai fondi strutturali stimolano dinamiche positive tra docenti e dirigenti scolastici, che raccontano della loro partecipazione agli avvisi come di 'un investimento di gruppo'.

Discontinuità nell'utilizzo, ma la priorità è la banda larga

L'ottenimento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle scuole non si traduce automaticamente in utilizzo abituale: dei 3.649 insegnanti intervistati dall'Uval, solo il 19% sfrutta “usualmente” strumenti di comunicazione digitale durante le lezioni, il 45,7% lo fa “solo ogni tanto”, mentre il restante 35,3% non li utilizza mai.

Tra gli ostacoli al pieno utilizzo delle TIC rientrano la carenza di fondi e di personale per la manutenzione, laboratori inadeguati e collaudi difficoltosi, furti, ma soprattutto l'assenza di una connessione Internet veloce e stabile.

Non è una sorpresa che su questo fronte l’Italia sia in ritardo rispetto alla media europea, con la percentuale più elevata di studenti che frequentano una scuola in cui è assente la banda larga.

“Raramente gli istituti sono completamente cablati (tantomeno coperti da rete wireless) e la rete Internet ha un’ampiezza di banda sufficiente per supportare tutte le attività svolte online”, osserva il documento, che riporta il commento della dirigente di un istituto comprensivo in cui sono ampiamente sfruttati i fondi strutturali europei per lo svolgimento di attività extracurriculari e l’introduzione di tecnologie: “C’è un solo problema con i PON, possiamo acquistare tutto quanto riguarda l’attrezzatura, ma non possiamo intervenire sul canone e la velocità della connessione Internet”.

L’ampiezza di banda insufficiente, tra l'altro, è solo parte del problema: il rapporto segnala infatti situazioni in cui “solo alcune aule oppure alcuni plessi sono collegati a Internet”. L'urgenza di attuare il piano nazionale per la banda ultralarga è più che mai evidente.

Le TIC e la didattica

In linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020 e della Digital Agenda for Europe, i documenti strategici di programmazione della politica regionale di sviluppo, dal Quadro Strategico Nazionale (QSN) ai singoli Programmi operativi, sostengono l'importanza delle dotazioni tecnologiche digitali per rendere la scuola più attraente agli occhi degli studenti meno motivati o provenienti da contesti svantaggiati e per innalzare i livelli di apprendimento nelle Regioni dell’Obiettivo Convergenza.

Se, rispetto al primo fronte, nel rapporto si legge di “svariati casi di buon utilizzo delle tecnologie, dove esse paiono contribuire positivamente all’inclusione degli studenti e all’aumento della loro motivazione, oltre che allo sviluppo del loro livello di competenza digitale”, gli autori non sembrano convinti circa il contributo delle TIC all'innalzamento dei livelli di apprendimento.

La promozione dell’uso scolastico delle TIC dovrebbe essere scissa dagli obiettivi di miglioramento dei livelli di apprendimento nelle principali discipline curriculari e andrebbe riconosciuta come un obiettivo di apprendimento a sé stante, osservano gli autori.

Gli insegnanti infatti parlano soprattutto di effetti inclusivi delle TIC, di miglioramento delle competenze digitali degli studenti e di aggiornamento, efficienza e attrattività delle scuole. Non ci sono, però, evidenze significative circa un eventuale miglioramento del grado di apprendimento degli studenti o della qualità della didattica conseguito attraverso le TIC.

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Rapporto Uval

Author: ITU Pictures / photo on flickr

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