Piano Juncker - BEI, superati i 100 miliardi, ma l'Italia frena
Il piano Juncker ha appena raggiunto un terzo dei finanziamenti previsti. Lo spiega la Banca europea per gli investimenti, dove è stata appena approvata una nuova tranche di prestiti
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In questo modo, il totale delle operazioni attivate nell'ambito del Piano Juncker ha toccato un giro d’affari potenziale da 100 miliardi di euro. Siamo ormai sempre più vicini all’obiettivo dichiarato inizialmente di 315 miliardi di euro. Anche se, da parte italiana, nei primi mesi del 2016 si registra una frenata.
Gli ultimi numeri del CDA
Nello specifico, il Consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti ha approvato nuovi prestiti per un valore di 5,3 miliardi di euro, destinati a sostenere i finanziamenti alle piccole imprese e nuovi investimenti in scuole, ricerca e sviluppo delle aziende, infrastrutture idriche, sistemi di trasporto locali e riqualificazione delle aree urbane. Dei 26 progetti finanziati, 8 otterranno un prestito che sarà garantito dal bilancio dell’Ue nel quadro del piano Juncker.
Oltre il muro dei 100 miliardi
L’impatto di quest’operazione è stato commentato così dal presidente della Banca Werner Hoyer: “Il gruppo Bei sta concretizzando gli impegni finanziari del piano di investimenti per l'Europa. A meno di un anno dal varo del piano, abbiamo approvato in tale cornice prestiti e garanzie, che dovrebbero mobilitare 100 miliardi di euro di investimenti complessivi. Si tratta di quasi di un terzo dell’obiettivo finale di 315 miliardi di euro. Il cammino da fare è lungo e ciascuno deve fare la propria parte, tra cui completare il mercato comune e migliorare il contesto normativo degli investimenti. Il progresso compiuto finora lascia comunque davvero ben sperare”.
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Focus sulle PMI
Le operazioni della Banca, in prospettiva, saranno sempre più mirate alle piccole e medie imprese. “Il gruppo Bei – prosegue Hoyer - è determinato a far fronte ai nodi specifici che ostacolano gli investimenti delle piccole imprese in tutta Europa. Vogliamo consentire alle banche locali di sostenere gli investimenti delle aziende del territorio”.
Gli ultimi prestiti
Nell’ultimo pacchetto, più nel dettaglio, è incluso un investimento che punta a rafforzare il settore del private equity in Spagna, un piano di ricerca e sviluppo nel comparto dell’automotive, che sarà condotto tra il 2016 e il 2019 tra Germania, Spagna, Svezia, Gran Bretagna e Francia, un progetto per la realizzazione di un edificio a energia quasi zero nell’area metropolitana di Helsinki, in Finlandia, la modernizzazione di alcuni siti industriali in Belgio e Francia, lo sviluppo di un fondo di investimenti in diversi settori legati alle piccole e medie imprese: salute, trasporti, energia, telecomunicazioni, servizi, rifiuti. Solo quest’ultimo progetto pesa circa 1,3 miliardi di euro.
La frenata italiana
Sul fronte italiano, dopo una grande vitalità iniziale, va sottolineata la frenata delle richieste. Stando all’archivio della Banca europea per gli investimenti, infatti, nel corso del 2016 è stato approvato un solo progetto proveniente dal nostro Paese, a febbraio: si tratta del mezzo miliardo garantito al gruppo Grimaldi per l’acquisizione di dieci nuove navi cargo. Dopo quell’iniziativa, però, è rimasto tutto fermo e non abbiamo più contribuito alla buona riuscita dell’Efsi, il Fondo europeo per gli investimenti strategici.