Finanza alternativa – Prestiamoci, startup del social lending
Intervista a Daniele Loro, Ceo di Prestiamoci, startup del social lending autorizzata da Banca d’Italia per la gestione di una piattaforma online di prestiti fra privati
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Prestiti tra privati a tassi vantaggiosi e calibrati sul soggetto, attraverso una piattaforma sicura, che opera interamente online. La startup Prestiamoci rappresenta uno dei rarissimi esempi italiani di social lending. Daniele Loro, Ceo di Prestiamoci spiega com'è nata e quali sono le prospettive future della startup.
Com'è nata l'idea di Prestiamoci?
Prestiamoci è una piattaforma di Peer to Peer Lending che è stata autorizzata nel 2011 da Banca d'Italia, quindi l'operatività è nata in quel periodo. L'idea è nata osservando cosa succedeva all'estero, nei paesi anglosassoni, per iniziativa di una serie di investitori privati e manager.
Come funziona?
Come ogni mercato di P2P Lending funziona rivolgendosi a due categorie di clienti: da una parte i soggetti che richiedono finanziamenti, che si configurano come prestiti personali non garantiti, e dall'altra i soggetti interessati a mettere a disposizione le loro somme, i loro risparmi per finanziare chi richiede prestiti, quindi averne un ritorno anche economico. E' un sistema “sociale all'inglese”, dove c'è un rendimento.
Come funziona per i prestatori?
Il sistema può sembrare qualcosa di pericoloso, in realtà ogni prestatore mette a disposizione queste somme, che vengono però frazionate in un numero rilevante di diversi soggetti che richiedono finanziamenti, così da diversificare molto il rischio e quindi garantire un rendimento anche laddove ci fossero dei casi all'interno del portafoglio di default, com'è normale che avvenga in questo settore.
E invece per chi riceve il prestito?
Il nostro prestito è assimilabile agli altri prestiti personali, con alcune importanti differenze: Prestiamoci è totalmente online, quindi il cliente si iscrive sul nostro sito, inserisce una serie di informazioni e a seguito di quelle gli diamo la risposta, sia in merito all'accettazione o meno della richiesta, sia soprattutto in merito al tasso di interesse.
Siamo gli unici sul mercato a individuare un tasso per ciascuna persona: se una persona ha un livello di rischio elevato, il tasso d'interesse è elevato, viceversa se (come la maggior parte dei nostri clienti) il soggetto ha un livello di rischio molto più contenuto, perché è poco indebitato e ha un buon flusso di reddito, avrà dei tassi d'interesse molto vantaggiosi. In sostanza, una volta acettati all'interno della piattaforma, gli investitori vanno a coprire la richiesta di finanziamento, e nel giro di un paio di giorno viene erogato il prestito.
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L'accesso al credito è sempre più difficile. Cosa differenzia Prestiamoci dalle banche classiche, e può rappresentare un'alternativa a queste ultime?
La prima differenza consiste nel fatto che siamo gli unici sul mercato a dare un prezzo al profilo del singolo richiedente. Normalmente le banche e le finanziarie in Italia definiscono un ambito di tasso all'interno del quale si muovono, che può arrivare all'8-10% con i tassi aggiuntivi, e fa rientrare in questa classe tutti quelli cui ritengono possano essere dati i soldi. Il punto è che questo modo di procedere fa sì che una grossa fetta di richiedenti che magari può ambire ad avere un tasso del 4-5% si trova di fronte a una richiesta talmente onerosa da spingerlo a rinunciare al prestito.
Prestiamoci offre un prodotto che sul mercato non c'è. Ad esempio, prendiamo il caso di una ristrutturazione: uno compra casa, fa il mutuo, non ha voglia di fare un prestito personale, per cui si troverebbe a pagare il 14% quando dall'altra parte, col mutuo, avrebbe il 4-5%.
Noi permettiamo di accedere a una forma di credito al prezzo giusto a seconda delle caratteristiche della persona. Inoltre, offriamo un comportamento di trasparenza e non invasivo: non obblighiamo all'assicurazione, non “perseguiamo” il cliente con mille altre proposte negli anni successivi per vendergli chissà che cosa, ed eroghiamo sulla base del rating di credito.
Questo non vuol dire che da noi è facile avere i soldi, tutt'altro: dovendo dare un rendimento a soggetti che finanziano, siamo molto attenti a selezionare, ma cerchiamo di dare un servizio corretto e trasparente.
Il Social Lending fatica ancora a svilupparsi in Italia: perché? E in base alle sue previsioni, il settore in Italia è destinato ad avere il successo che ottiene, ad esempio, nel Regno Unito e negli USA?
Sicuramente incide un fattore culturale, anche legato anche al fatto che in Italia il prestito personale è incasellato in un'area di “anormalità”: l'abitudine dell'italiano è fare il mutuo per la casa, non il prestito personale per acquistare i mobili.
C'è quindi un rallentamento culturale, ma non c'è motivo di ritenere che, anche in questo ambito, com'è accaduto per molti altri, non si verifichi un allineamento al mondo anglosassone. Il punto è dare l'opportunità al consumatore di sapere che esiste un'offerta alternativa.
Altro tema altrettanto importante: quando si parte con una startup e ci si mettono 20 milioni per svilupparla, cui si aggiungono altri 20 milioni dal Governo dopo un anno e altri 20 gli investitori dopo due anni, anche se quella startup continua ad essere in difficoltà, ha comunque prospettive di sviluppo.
Nel mercato italiano questi capitali è molto difficile raccoglierli, uno si deve autofinanziare, deve arrangiarsi in un contesto più complicato, anche sul piano normativo. La nostra è una normativa pesante, dove destreggiarsi nella sola gestione della società è impegnativo.
Dall'altro lato devo dire che il mercato italiano è avanti dal punto di vista regolamentare: Banca d'Italia è stata più attenta di altri paesi a questi fenomeni, che sono il futuro
Quali le prospettive di sviluppo future di Prestiamoci.it?
Abbiamo appena fatto un aumento di capitale di 2 milioni che ci dà opportunità di spingere l'attività. Negli anni passati abbiamo lavorato molto sulla piattaforma, sulla macchina operativa, d'ora in poi faremo attività di marketing e promozione. Inolte, introdurremo un nuovo prodotto a 60 mesi.
Quanto agli obiettivi, intendiamo decuplicare i volumi dello scorso anno: nel giro di tre anni raggiungere una quota di mercato per lo meno visibile. Il mercato digitale in Italia, totalmente online, è intorno all'1%, mentre in un paese mediamente sviluppato può raggiungere il 10%. Noi intendiamo avere una quota importante di questo mercato in crescita, anche perché siamo praticamente gli unici che operano interamente online, senza ausilio di reti fisiche.
Recentemente è stata fatta proposta di legge sulla sharing economy, molto interessante perché chiarisce il quadro per i prestatori dal punto di vista fiscale: al di là delle proposte, che poi possono o meno trovare riscontro nella realtà, è interessante per riuscire a avere un quadro chiaro, che aiuterebbe moltissimo ad avvicinare i prestatori a questo sistema, facilitando così anche l'accesso al credito.