Energia – Ue, mobilitare EFSI e fondi strutturali
Il 2017 dovrebbe essere l'anno dell'attuazione dell'Unione dell'energia. Per centrare gli obiettivi 2030 servono investimenti per 379 miliardi.
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Unione dell'energia al centro dei lavori del Parlamento europeo. E' il commissario responsabile della strategia, Maros Sefcovic, ad illustrare i progressi compiuti da febbraio del 2015, quando l'Unione dell'energia è stata adottata.
Unione dell'energia: a che punto siamo
La transizione verso un'economia europea a bassa emissione di carbonio è ormai in atto. L'Europa è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi al 2020 per le emissioni di gas a effetto serra, l'efficienza energetica e le energie rinnovabili. E' quanto indica la seconda relazione sullo stato di attuazione della strategia Ue.
Il 2016 è stato l'anno dell'incisività: la visione racchiusa nella strategia quadro per un'Unione dell'energia è stata tradotta in iniziative legislative e non legislative concrete, soprattutto con il pacchetto Energia pulita per tutti gli europei, presentato il 30 novembre 2016.
Obiettivi raggiunti (o no?)
L'Ue ha già raggiunto l'obiettivo fissato al 2020 per quanto riguarda il consumo di energia finale. Lo stesso vale per le emissioni di gas a effetto serra: nel 2015, erano del 22% inferiori ai livelli del 1990.
Inoltre, è sulla buona strada anche nel settore delle energie pulite, con la quota di energie rinnovabili che, in base ai dati del 2014, ha raggiunto il 16% del consumo unionale lordo di energia finale. Un'altra importante tendenza consiste nel fatto che l'Ue continua a dissociare con successo la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra: nel periodo 1990-2015, il prodotto interno lordo combinato degli Stati membri dell'Ue è aumentato del 50%, mentre le emissioni sono diminuite del 22%.
Secondo Greenpeace, tuttavia,questi dati positivi sarebbero veri “solo su carta”. Il raggiungimento dell’obiettivo relativo alle fonti rinnovabili per l'Italia è dovuto a un semplice adeguamento dei dati statistici 2010 e, in gran parte, “alla revisione Istat del dato dell’uso di biomassa per produrre calore, prima sottostimato”. Dunque, non ci sarebbe stato un reale aumento delle fonti rinnovabili per la produzione di energia.
Il capitolo investimenti
Per centrare gli obiettivi su clima e energia al 2030, si legge nella relazione, saranno necessari circa 379 miliardi di euro di investimenti nel periodo 2020-2030.
E se il 2017, per citare Sefcovic, “dovrebbe essere l'anno dell'attuazione”, anche il lavoro sugli investimenti dovrebbe essere intensificato nel corso dell'anno, facendo ricorso a tutti gli strumenti a disposizione. In particolare, Bruxelles punta sul Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI), che continuerà a giocare un ruolo cruciale nel permettere di sbloccare risorse private.
Finora, oltre il 20% degli investimenti supportati dall'EFSI si inquadra nel settore energetico. La Commissione ha proposto che almeno il 40% dei progetti sostenuti nel settore Innovazione e Infrastrutture del Fondo debba concretamente contribuire a proteggere clima e ambiente.
Inoltre, si legge ancora nella relazione, verranno impiegati ulteriori strumenti finanziari. Nella sua riforma dell'Emission Trading System (ETS), Palazzo Berlaymont ha proposto l'istituzione di un Fondo per sostenere l'innovazione nel settore energetico e industriale e di un Fondo per la modernizzazione, volto a favorire gli investimenti nel settore energetico.
Nel 2017, inoltre, particolare attenzione sarà destinata all'implementazione dell'iniziativa 'Smart finance for smart buildings', che punta a stimolare investimenti pubblici e privati per ulteriori 10 miliardi di euro al 2020 incoraggiando una più efficace combinazione di tutte le forme di finanziamento (Efsi, fondi strutturali, fondi nazionali...).
Palazzo Berlaymont, in stretta collaborazione con gli Stati membri, sta inoltre analizzando l'impatto delle norme di contabilità pubblica sui contratti di rendimento energetico. Previsto in primavera l'aggiornamento della guida al trattamento statistico dei partenariati pubblico-privato (PPP).
Focus sulla diplomazia energetica
In un contesto geopolitico in rapida evoluzione il successo dell'Unione dell'energia è fondamentale per proteggere gli interessi economici e il benessere a lungo termine dell'Europa e degli europei, nota la relazione. Per questo motivo negli scorsi mesi il lavoro sull'Unione dell'energia si è concentrato con più attenzione sulla diplomazia energetica, prefiggendosi di incrementare la sicurezza dell'approvvigionamento, di far crescere le esportazioni di soluzioni targate Ue basate su tecnologie a bassa intensità di carbonio e di potenziare la competitività industriale europea.
Commissione ottimista, Parlamento critico
“L'Unione dell'energia non si occupa solo di energia e clima, ma intende accelerare la fondamentale modernizzazione dell'economia europea nel suo complesso, trasformandola in un'economia a bassa emissione di carbonio ed efficiente nell'uso dell'energia e delle risorse, in modo socialmente equo”, sottolinea Sefcovic. “Dovremo inoltre migliorare la dimensione esterna dell'Unione dell'energia, per rafforzare il ruolo di leadership mondiale dell'Ue. La maggior parte delle proposte legislative pertinenti sono ormai in corso d'esame: il 2017 dovrebbe essere l'anno dell'attuazione”.
Interviene anche il commissario Ue per l'Azione per il clima e l'energia Miguel Arias Canete: “Nonostante l'attuale incertezza geopolitica, l'Europa prosegue speditamente nella transizione verso l'energia pulita. Non ci sono alternative. E i fatti si commentano da soli: le energie rinnovabili sono ora più competitive e talvolta più a buon mercato dei combustibili fossili, danno lavoro a oltre un milione di persone in Europa, attraggono maggiori investimenti rispetto a molti altri settori, e hanno ridotto di 16 miliardi di euro la nostra fattura per le importazioni di combustibili fossili. Gli sforzi dovranno essere mantenuti ora che l'Europa e i suoi partner si impegnano a guidare la corsa mondiale verso un'economia più sostenibile e competitiva”.
A sottolineare le stonature dell'Unione dell'energia, gli eurodeputati riuniti in mini-plenaria a Bruxelles. “Non dobbiamo occuparci solo di cambiamento climatico, ma anche di competitività, attraverso misure per la liberalizzazione del mercato, la rimozione degli ostacoli fisici e normativi e dei sussidi per tutti i settori”, sottolinea l'eurodeputato Krisjanis Karins (PPE).
Suggerisce invece di soffermarsi sul “miglioramento delle reti, agevolando i flussi transfrontalieri all'interno del territorio dell'Unione” l'europarlamentare Dan Nica (S&D).
Per Zdzislaw Krasnodebski (ECR) è fondamentale “non perdere di vista il secondo obiettivo dell'unione dell'energia, quello della sicurezza”. Si tratta quindi di “diversificare le fonti energetiche, così da ridurre la dipendenza dai fornitori ad Est”, facendo attenzione a non aumentare le dipendenza dal gas naturale liquefatto, risorsa decisiva nell'ossatura dell'Energy Union.
Anche Fredrick Federley (ALDE) si sofferma sulla dipendenza energetica, sottolineando l'assenza, nella seconda relazione sull'Unione dell'energia, di un capitolo dedicato agli investimenti per ridurla.
Ma i più critici nei confronti della strategia Ue e della sua attuazione sono gli eurodeputati dei gruppi GUE e Verdi europei. “Due anni sono passati da quando è stato annunciato questo pacchetto, nel frattempo sono state proposte politiche a vantaggio delle multinazionali. Nessuna misura è stata veramente presa per i problemi dell'Unione, per quanto riguarda ad esempio l'isolamento energetico in cui si trovano delle Regioni Ue, per la povertà energetica”, sottolinea Neoklis Sylikiotis (GUE).
“Affinché l'Unione dell'energia funzioni è necessario investire e avere un elevato livello di collaborazione tra gli Stati membri, non soltanto in termini di infrastrutture per il gas e l'energia, ma anche in termini di miglioramento delle rinnovabili e dell'efficienza energetica”, nota Benedek Javor (Verdi). “La Commissione conferma la determinazione a far sì che l'Ue diventi il primo attore al mondo per lo sviluppo delle rinnovabili, ma le proposte del pacchetto invernale non rispettano le aspettative: ad esempio, non si parla di incentivi per ridurre i combustibili fossili”.
> Seconda relazione sullo stato di attuazione dell'Unione dell'energia
Photo credit: tullio dainese via Foter.com / CC BY-NC-SA