State of the Union - Fondo fiduciario Africa, poco impegno da Paesi UE
Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione Juncker ha esortato gli Stati membri ad impegnare maggiori risorse a favore del Fondo fiduciario per l'Africa - EU Trust Fund for Africa.
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Fondo fiduciario per l’Africa: i dettagli dello strumento
Il Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa (EU Emergency Trust Fund for Africa), lanciato nel 2015 durante il Summit sulla migrazione di La Valletta, intende affrontare le cause alla base delle crisi umanitarie nelle regioni del Sahel e del lago Ciad, nel Corno d’Africa e in Nord Africa e della conseguente migrazione irregolare, promuovendo la stabilità dei territori interessati e contribuendo ad una migliore gestione dell’immigrazione.
Lo strumento finanzia diverse tipologie di interventi, tra cui:
- programmi economici per la creazione di opportunità di lavoro,
- progetti a supporto dei servizi di base per la popolazione locale,
- azioni contro il traffico di esseri umani,
- progetti sulla prevenzione dei conflitti.
Nel dettaglio i Paesi interessati dal Fondo sono:
- regione del Sahel e area del lago Chad: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria e Senegal;
- Corno d’Africa: Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania e Uganda;
- Nord Africa: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Egitto.
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Il Fondo fiduciario è un meccanismo utilizzato nell’ambito della cooperazione allo sviluppo per mettere in comune risorse di grandi dimensioni da differenti donatori. Per il Trust Fund for Africa l'UE ha inizialmente deciso di mobilitare 1,8 miliardi di euro, poi saliti a circa 2,7 miliardi. A questi, ovviamente, si deve aggiungere il contributo degli Stati membri.
Fondo per l'Africa: il punto dopo 2 anni di attivita'
A due anni dal suo lancio il Fondo fiduciario per l'Africa è pienamente operativo, con un totale di 117 programmi attivati finora, principalmente su questioni, quali:
- lo sviluppo economico,
- la creazione di posti di lavoro,
- la governance,
- la sicurezza alimentare,
- la gestione delle migrazioni.
I 117 programmi approvati finora dal comitato operativo del Fondo valgono complessivamente circa 1931,5 milioni di euro, così suddivisi:
- Regione Sahel e lago Chad: 1,001,8 milioni di euro,
- Corno d'Africa: 665 milioni di euro
- Nord Africa: 264,7 milioni di euro.
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Stato dell'Unione: poco impegno da Paesi UE
La solidarietà non può essere esclusivamente rivolta all'interno dell'Europa, ha detto, riferendosi al tema della crisi migratoria, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo Stato dell'Unione. L'UE deve dimostrare solidarietà anche nei confronti dell'Africa, che è “un nobile e giovane continente” nonché “la culla dell'umanità”.
In tal senso il numero uno dell'Esecutivo ha invitato gli Stati membri a destinare maggiori risorse al Fondo fiduciario per l'Africa. Finora, ha ricordato Juncker, a fronte di un contributo pari a 2,7 miliardi di euro da parte dell'UE, i Paesi membri hanno impegnato solamente 227,7 milioni di euro e contribuito con appena 152,5 milioni.
"La Commissione ha messo in campo i suoi fondi - ha ribadito il capo della Commissione - ora è giunto il momento che gli Stati membri facciano altrettanto".
Parlando ancora di crisi migratoria, il presidente della Commissione ha voluto rendere omaggio all'Italia "per la sua perseveranza e generosità" nella gestione del fenomeno. Nel Mediterraneo, ha aggiunto Juncker, l'Italia ha "salvato l'onore dell'Europa".
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Tajani: crisi migratoria, a Italia servono fatti
In un'intervista telefonica all'Huffington Post il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (PPE) commenta le parole di apprezzamento pronunciate da Juncker nei confronti dell'Italia sulla questione migratoria.
I complimenti del presidente della Commissione UE vanno bene, dice Tajani, però "l'Unione europea deve fare di più sull'immigrazione". Vi sono Stati dell'Unione, continua il numero uno dell'Europarlamento, che ancora "non fanno nulla su questo tema".
Passando ad azioni concrete, Tajani spiega che "su pressione del Parlamento europeo, c'è una procedura di infrazione aperta nei confronti" dei Paesi UE che non contribuiscono. Però, continua il presidente del PE, l'UE deve "cambiare le regole di Dublino che obbligano Paesi di primo approdo come l'Italia a concedere i permessi di asilo". Sulla questione, spiega Tajani, vi è "un ritardo inaccettabile dell'Europa". Da parte sua, prosegue l'ex commissario UE all'Industria, il Parlamento europeo il 12 ottobre approverà un testo al riguardo. Ma il Consiglio dovrà poi "fare la sua parte e lavorare ad una proposta".
Inoltre, continua Tajani, bisogna ancora lavorare sulle rotte. E' stato chiuso il corridoio balcanico, ma "bisogna chiudere anche quello libico e avere una strategia per l'Africa". Insomma, conclude, "bene il ringraziamento di Juncker, ma adesso gli italiani si aspettano i fatti".
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