Digitale: mercato ICT italiano in crescita, superati i 31 miliardi
Cresce significativamente il mercato ICT italiano, registrando nel 2019 un + 2,3% rispetto all’anno precedente, con una spesa delle aziende nazionali che supera i 31 miliardi di euro. Questo è quanto emerge dall’Assintel Report 2020, presentato a Roma presso la sede di Confcommercio.
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Il rapporto è stato patrocinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale, dalla European e dall’Italian Digital SME Alliance, con la partnership di Confcommercio e SMAU.
L’Assintel Report 2020 è stato realizzato con Cfmt– Centro di Formazione Management del Terziario e Idc Italia, con il contributo di cinque aziende associate che credono fortemente nel valore dell’innovazione come driver indispensabile all’evoluzione del nostro sistema: Adfor, Data4, Etna Hitech, GDPR360, Noovle.
L’indagine è stata condotta tra luglio e settembre 2019, intervistando con un questionario strutturato un campione di mille imprese con sede in Italia. La ricerca ha compreso tutte le classi dimensionali di imprese, nei cinque settori produttivi, dalla PA alla Finanza, insieme a Commercio, Industria e Servizi, sul territorio nazionale.
Come cresce il mercato ICT in Italia
Il trend positivo di spesa evidenziato nell’anno in corso, si prevede continui a consolidarsi nel 2020 in modo meno acuto, fino a sfiorare i 31,5 miliardi di euro, con un +0,9% sul 2019. Inoltre, facendo una previsione e proiettandosi nel 2022 gli investimenti toccheranno quota 32,4 miliardi: il quinquennio 2018-2022 si chiuderà dunque con una variazione media annua (Cagr) dell’1,6%.
Le due anime del mercato ICT, ovvero Information Technology (IT) e telecomunicazioni (Tlc), se nel complesso delineano un quadro del settore positivo, si caratterizzano per un andamento contrapposto. Da un lato non si arresta la flessione della spesa per i servizi di Tlc, con un valore che nel 2019 è pari a 6,9 miliardi di euro, in diminuzione del -2,7% rispetto al 2018. Dall’altro, il mercato dell’IT cresce del 3,8% in un anno, per una spesa complessiva superiore ai 24,2 miliardi di euro, grazie ad un rinnovato interesse delle imprese soprattutto per la parte software (+6,3% rispetto al 2019) .
La componente per i progetti di trasformazione e innovazione digitale traina la crescita di questa spesa, alimentata dalle tecnologie emergenti quali Internet of Things (+24% nel 2019, +19% nel 2020) e Intelligenza Artificiale (+39,1% nel 2019, +34% nel 2020), le soluzioni di Realtà Aumentate e Virtuale (+160,5% nel 2019, + 285,6% nel 2020) e i dispositivi Wearable (+116,2% nel 2019, +50,8% nel 2020).
Secondo le previsioni, inoltre, la spesa aziendale italiana in servizi Public Cloud crescerà del +26,1% nel 2019 e del 24,4% nel 2020, mentre le soluzioni Big Data & Analytics cresceranno del +7,6% nel 2019 e del +7,8% nel 2020.
I dati della trasformazione digitale
Un elemento che accomuna le imprese e la pubblica amministrazione nel percorso di concretizzazione della trasformazione digitale è il porre l’accento sul fattore umano. Per le aziende significa aver messo a punto strategie e azioni per il miglioramento del rapporto con il cliente, in termini di customer experience, per la PA un cambiamento che comporta un arricchimento della mission classica e del core business, a favore della citizen experience.
Quindi, parlando di strategie, se il pubblico mira ad una maggiore integrazione dei canali digitali, il privato dimostra un interesse particolare nel ridisegno del modello di business e nella valorizzazione dei dati. A tal proposito, anche se oltre il 40% delle imprese ha definito una strategia di trasformazione digitale, con circa il 20% delle realtà che si trova in una fase piuttosto avanzata del percorso di implementazione, sono però soprattutto le grandi imprese ad investire maggiormente nell’innovazione.
Di queste, infatti, oltre il 40% si trova a circa metà del percorso rispetto agli obiettivi prefissati e un altro 17% si trova in una fase avanzata di sviluppo delle strategie di digitalizzazione. Le realtà di minori dimensioni, invece, sembrano arrancare nella realizzazione dei progetti: ben il 45% delle piccole imprese e, addirittura, oltre il 50% delle micro imprese, infatti, dichiara di non aver ancora definito una strategia per l’innovazione digitale.
“Abbiamo un paese un po’ spaccato in due fatto ovviamente da un numero più ridotto di medie e grandi imprese che per varie ragioni come più solidità, più strutturalità, partecipazione a mercati e dinamiche economiche attraverso rapporti di export più forti sta trasformando più velocemente i propri processi. Una piccola impresa, invece, che è parte di questa scacchiera, nonostante mostri segnali incoraggianti e positivi, lancia qualche segnale di attenzione rispetto al bisogno di orientamento”, ha spiegato Fabio Rizzotto, Vicepresidente Associato e responsabile della ricerca e consulenza locale presso IDC Italia.
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Sfide per la trasformazione digitale
Tra le principali sfide alla trasformazione digitale che le imprese hanno affrontato, durante il biennio 2017-2019, appaiono due fattori costanti, quali la gestione della cultura e del change management, insieme al tema del budget. Gli elementi, invece, che dimostrano un’inversione di tendenza sono una minore enfasi posta sulla trasformazione del business, in favore di un accresciuta importanza delle competenze acquisite.
A sottolineare proprio il ruolo del know how anche nella PA è il Ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, che durante la presentazione del Report ha affermato: “Per fare politica di innovazione serve stabilità, quindi salviamo ciò che è stato fatto di buono in passato e diminuiamo le criticità riscontrate in passato. Noi da un lato ci occupiamo di innovazione all’interno dei servizi della PA , quindi trasformazione interna della stessa, dall’altro lato ci occupiamo della trasformazione digitale del Paese. Per raggiungere entrambi gli obiettivi serve creare competenze sia all’interno della pubblica amministrazione sia all’interno del Paese.”
Inoltre, considerando gli sforzi economici del settore pubblico, la strategia da mettere in atto secondo la ministra sarebbe da identificare con una razionalizzazione della spesa. Questo implica non una riduzione, bensì un aumento degli investimenti rivolti alla digitalizzazione secondo degli obiettivi ben precisi, anche per rendere più competitivo e attrattivo il Paese.
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Strumenti per la digitalizzazione delle PA
“L’Italia è un paese in continua emergenza, dall’occupazione alla fuga di cervelli, dall’immigrazione all’evasione fiscale, ma pochi comprendono che finchè non viene risolto il tema dell’emergenza digitale che è l’unico trasversale agli altri, tutte le altre risulteranno presenti perché oggi proprio quelle emergenze si affrontano tutte con la trasformazione digitale”, ha dichiarato Luca Attias, Commissario Straordinario per l'attuazione dell'Agenda Digitale.
Inoltre, riguardo la necessità di continuità nel Governo e di una visione consapevole circa la posizione del paese rispetto all’Europa, Attias illustra i diversi i progressi fatti dalla pubblica amministrazione come l’introduzione di alcuni strumenti fra cui: l’applicazione IO di cittadinanza digitale, il sistema di pagamenti elettronici PagoPa e l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR). Si aggiunge a questi il progetto Repubblica Digitale, un’iniziativa promossa dal team per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri con l’obiettivo di accompagnare il processo di trasformazione digitale con una serie di azioni per abbattere ogni forma di divario digitale di carattere culturale.
L’Italia nel contesto UE
Nonostante i dati raccolti nel Report Assintel disegnino un quadro di crescita, il nostro paese sembra ancora non riuscire a stare al passo con i leader del progresso tecnologico europeo, soprattutto se si fa riferimento all’Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) 2019.
Un altro degli elementi che emergono dall’indice è lo scarso utilizzo da parte delle PMI delle tecnologie digitali, probabilmente per problematiche di fattibilità e costi. Tuttavia sono diverse le politiche adottate dai paesi UE che mettono le imprese nella condizione di usufruire di sostegno per lo sviluppo; in Italia ad esempio è stato implementato il Piano nazionale Impresa 4.0.
Per il nuovo quadro finanziario pluriennale, invece, il principale programma di finanziamento sarà Digital Europe, che con un budget di 9,2 miliardi, sosterrà la trasformazione digitale dell'economia e della società europee, consentendo alle imprese e ai cittadini di beneficiare dei suoi vantaggi.
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