Gli USA rientrano ufficialmente nell’accordo sul clima di Parigi. Cambio di rotta nei rapporti con l’UE?
Joe Biden ha ufficializzato la decisione di far rientrare gli Stati Uniti nell'accordo sul clima. Ma gli equilibri tra le due sponde dell'Atlantico sono mutati sotto l'amministrazione Trump, e restano importanti nodi da sciogliere, come la questione Nord Stream 2.
Insediamento Biden, l’UE punta a rafforzare le relazioni con USA. Sarà così?
L’accordo di Parigi per contrastare il riscaldamento globale era stato sottoscritto nel dicembre 2015 dall’amministrazione Obama - che aveva impegnato gli Stati Uniti a ridurre entro il 2025 le emissioni del 26-28% rispetto ai livelli del 2005 - ma nel 2019 Trump ha fatto un passo indietro, avviando la procedura di uscita dall’accordo.
Già nel corso della campagna elettorale Biden aveva annunciato di voler tornare indietro, facendo rientrare gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi. Detto, fatto: a poche ore dal giuramento come presidente, Biden ha infatti adottato 17 ordini esecutivi per smantellare alcune decisioni prese dall’amministrazione Trump, inclusa appunto quella sul clima. Decisione confermata il 19 febbraio in via ufficiale.
Si tratta di un passo importante se si pensa che il 46esimo presidente degli Stati Uniti guida il secondo paese al mondo per emissioni di anidride carbonica: gli Stati Uniti, infatti, sono responsabili del 14% delle emissioni globali, il doppio di quelle dell’Unione europea (circa il 7%).
La politica energetica e ambientale a stelle e strisce è destinata a subire un’inversione di rotta, con impatti significativi a livello globale e nei rapporti tra Washington e Bruxelles.
Biden e il Green New Deal a stelle e strisce
Tra le dieci priorità annunciate dal programma Biden figura un Green New Deal da 2mila miliardi di dollari che punta alla riduzione delle emissioni del 45-50% entro il 2030, a una produzione energetica al 100% da fonti rinnovabili e al raggiungimento della carbon neutrality.
Ma per comprendere la portata e la reale potenza di fuoco del programma energetico di Biden occorrerà aspettare: un primo banco di prova sarà la COP-26, la conferenza sul clima organizzata dal Regno Unito in collaborazione con l’Italia che si terrà a novembre.
Alcuni osservatori sostengono che i tempi saranno comunque dilatati: pur revocando le decisioni di Trump, occorrerebbero almeno due anni prima di riuscire a porre un freno alle emissioni.
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Il cambio di rotta USA dal punto di vista di Bruxelles
Non stupisce che i leader europei e i vertici delle istituzioni comunitarie abbiano salutato con entusiasmo l’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca: oltre a una condivisione di valori, Bruxelles e Washington condividono una serie di sfide fondamentali, tra cui appunto i cambiamenti climatici.
"Non vediamo l'ora di avere di nuovo gli Stati Uniti al nostro fianco nel guidare gli sforzi globali per combattere la crisi climatica", era stato il commento dei vicepresidenti della Commissione europea Frans Timmermans e Josep Borrell in occasione dell'insediamento di Biden. "La crisi climatica è la sfida decisiva del nostro tempo e può essere affrontata solo unendo tutte le nostre forze. L'azione per il clima è la nostra responsabilità globale collettiva".
Il programma di Joe Biden di fatto converge con la strategia europea attuata attraverso il Green Deal, in primo luogo sotto il profilo della diplomazia climatica, la leva che Bruxelles vorrebbe utilizzare per innescare nuovi equilibri globali.
Una convergenza che ha spinto il presidente del Consiglio Charles Michel, commentando l’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca, a proporre un “nuovo patto transatlantico”, un’intesa globale su 5 macro-aree, clima incluso, che rappresenta la cornice in cui inquadrare le relazioni bilaterali tra le due sponde dell’Atlantico.
Il patto proposto da Michel, nel dettaglio, intende:
- rafforzare la cooperazione multilaterale,
- combattere il Covid-19,
- affrontare il cambiamento climatico,
- ricostruire le economie, garantire un commercio equo e promuovere una trasformazione digitale,
- unire le forze per la sicurezza e la pace.
Prezzo del carbonio e Nord Stream 2: i nodi da sciogliere per un nuovo equilibrio transatlantico
A determinare le relazioni climatiche tra le due sponde dell’Atlantico saranno le politiche di prezzo del carbonio. L’ago della bilancia sarà l’introduzione o meno da parte degli USA di politiche di prezzo del carbonio a livello federale.
Dal canto suo, l'Europa ha già chiarito che introdurrà una tassa sul carbonio al confine, con l'obiettivo di ripristinare una concorrenza leale per i produttori europei che dovranno far fronte ai crescenti costi di CO2 alla luce degli ambiziosi impegni climatici UE.
Quanto al capitolo energia, il nodo da sciogliere riguarda il gasdotto Nord Stream 2, che dalla Russia arriva alla Germania passando per il Mar Baltico.
L’amministrazione Trump si è mossa su due fronti: da un lato adottando sanzioni verso le società coinvolte nel progetto - che aumentando la dipendenza dell'Europa dal gas russo, viene considerato da Washington una minaccia alla sicurezza energetica - dall’altro aumentando le esportazioni americane di gnl in Europa.
Biden dovrà decidere se applicare sanzioni o revocarle. Una decisione non semplice secondo gli analisti: nel secondo caso, infatti, pur facilitando le relazioni con Bruxelles, rischia di apparire morbido nei confronti della Russia.
Al momento, restano da posare circa 150 km di gasdotto nelle acque danesi e tedesche, ma la minaccia di sanzioni da parte degli USA contro le società coinvolte ha portato a lunghi ritardi nel suo completamento. Per ora Washington sta a guardare e resta in attesa di sviluppi, anche se rispetto al passato, continuano gli sforzi diplomatici per raggiungere un compromesso sul progetto.
“Stiamo continuando a monitorare l’attività per completare o certificare la pipeline", ha dichiarato il segretario che si occupa della stampa della Casa Bianca Jen Psaki. "E se tale attività si svolgerà, determineremo l’applicabilità delle sanzioni. È importante sottolineare che le sanzioni sono solo uno dei tanti strumenti importanti per garantire la sicurezza energetica. E lo faremo in collaborazione con i nostri alleati e partner”.
Photocredit: Gage Skidmore from Peoria, AZ, United States of America