L’idrogeno nel Recovery Plan: i progetti e le riforme nel dettaglio. In arrivo incentivi per l'idrogeno verde
A guadagnare nel passaggio dalla prima all’ultima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’idrogeno, che vede aumentare le risorse a disposizione. Fondi che verranno impiegati per rendere green le acciaierie e i trasporti, oltre che per portare avanti attività di ricerca e sviluppo nel settore. In parallelo, il PNRR prevede l'attivazione di incentivi fiscali per sostenere la produzione di idrogeno verde.
Cosa prevede, nel dettaglio, il Recovery Plan per le energie rinnovabili
Rispetto al Recovery Plan presentato dal Governo Conte, infatti, quello inviato da Draghi a Bruxelles vede aumentare di oltre 1 miliardo le risorse destinate all’idrogeno, molecola considerata decisiva da Bruxelles nell’ambito della transizione ecologica. Così, dai 2 miliardi del primo Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'azione dedicata a “Promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell'idrogeno” nell’ambito della seconda missione passa a 3,19 miliardi di euro.
Cosa c’è per l’idrogeno nel Recovery Plan
- I progetti di investimento:
- Sviluppare una leadership internazionale, industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere della transizione
- Le riforme programmate: semplificazioni e incentivi
- Le due versioni del Recovery a confronto
Creare hydrogen valley in aree dismesse
Era già presente già nella prima versione del Recovery il progetto di investimento per produrre idrogeno in siti brownfield, vale a dire le aree industriali dismesse. Si tratta di una superficie importante in Italia: in base ad una prima indagine statistica del 2011, la superficie totale delle aree industriali nel territorio nazionale era di circa 9.000 km quadrati, una superficie circa pari a quella della regione Umbria e la maggior parte delle aree sono situate in una posizione strategica per contribuire a costruire una rete idrogeno più granulare di produzione e distribuzione alle PMI vicine.
L’obiettivo è quindi promuovere la produzione locale e l'uso di idrogeno nell'industria e nel trasporto locale, con la creazione delle cosiddette hydrogen valleys, aree industriali con economia in parte basata su idrogeno. Per farlo, il PNRR mette a disposizione mezzo miliardo.
Per contenere i costi verranno utilizzate aree dismesse già collegate alla rete elettrica, per installare in una prima fase elettrolizzatori per la produzione di idrogeno mediante sovra-generazione FER o produzione FER dedicata nell'area. Si prevede in una prima fase il trasporto dell’idrogeno alle industrie locali o su camion o, nel caso in cui l'area abbandonata sia già allacciata alla rete del gas, su dedicate condotte esistenti in miscela con gas metano. In aggiunta, per aumentare la domanda, è prevista la possibilità di effettuare rifornimento con idrogeno nelle stazioni per camion o trasporto pubblico locale.
Il progetto vuole quindi dare alle aree dismesse una seconda vita, utilizzando le infrastrutture esistenti, se compatibili, per una serie di servizi energetici, con una produzione prevista in questa fase è di 1-5 MW per sito.
Hydrogen Valley in Italia: dove sono e dove nasceranno in futuro
Idrogeno per rendere decarbonizzare le acciaierie (e non solo)
L'idrogeno può aiutare a decarbonizzare i cosiddetti settori hard-to-abate, quelli cioè caratterizzati da un'alta intensità energetica e privi di opzioni di elettrificazione scalabili, come i settori dei prodotti chimici e della raffinazione del petrolio, in cui l'idrogeno è già utilizzato nella produzione di prodotti chimici di base, come ammoniaca e metanolo, e in una serie di processi di raffinazione. Ad oggi, in questi settori, la molecola è principalmente prodotta in loco nella sua forma "grigia", cioè dal gas naturale, ma questo processo non è privo di emissioni.
Altri settori hard-to-abate includono l’acciaio, il cemento, il vetro e la carta. La siderurgia è il settore su cui il Recovery Plan punta maggiormente l'attenzione: l’acciaio, infatti, è uno dei settori hard-to-abate dove l’idrogeno può assumere un ruolo rilevante in prospettiva di progressiva decarbonizzazione. Un ciclo dell'acciaio basato sulla produzione di DRI25 con metano e fusione in un forno elettrico genera circa il 30% in meno di emissioni di CO2 rispetto al ciclo integrale, e il successivo sviluppo con idrogeno verde aumenta l’abbattimento delle emissioni al circa 90 per cento.
Essendo l’Italia uno dei più grandi produttori di acciaio, secondo solo alla Germania a in Europa, questo intervento (da 2 miliardi) mira quindi anche alla progressiva decarbonizzazione del processo produttivo dell'acciaio attraverso il crescente utilizzo dell'idrogeno, tenendo conto delle specificità dell'industria siderurgica italiana. La transizione verso l’idrogeno sarà graduale e distribuita nel tempo con l’obiettivo di sviluppare competenze e nuove tecnologie in modo competitivo.
Anche se il Piano non ne parla espressamente, è chiaro che il radar è puntato in particolare sul progetto di decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto e la produzione di acciaio verde in Italia.
Idrogeno nel trasporto stradale
Il trasporto tramite autocarri a lungo raggio è uno dei segmenti più inquinanti nel settore dei trasporti, responsabile per circa il 5-10% delle emissioni di CO2 complessive. L'investimento, da 0,23 miliardi, ha lo scopo di promuovere la creazione di stazioni di rifornimento a base di idrogeno e implementare i progetti di sperimentazione delle linee a idrogeno.
I distributori saranno adatti per camion e auto, funzionanti anche a pressioni di oltre i 700 bar. La realizzazione di questa rete sarà in linea con la direttiva 2014/94 del 22 ottobre 2014 per le Infrastrutture per Combustibili Alternativi finalizzata alla realizzazione di corridoi verdi alimentati a idrogeno per autocarri pesanti.
Grazie a tale misura, il segmento degli autocarri a lungo raggio potrebbe registrare una penetrazione significativa dell’idrogeno fino al 5-7% del mercato entro il 2030, potenzialmente anche grazie a ulteriori spinte regolamentari di sforzo aggiuntivo in termini di impatto climatico. Il rafforzamento della tecnologia delle celle a combustibile e l’incremento degli investimenti nelle infrastrutture pertinenti come stazioni di rifornimento sono i principali fattori abilitanti chiave per sostenere una simile crescita di mercato. Attraverso questi investimenti, sarà possibile sviluppare circa 40 stazioni di rifornimento, dando priorità alle aree strategiche per i trasporti stradali pesanti quali le zone prossime a terminal interni e le rotte più densamente attraversate da camion a lungo raggio (es. Corridoio Green and Digital del Brennero, progetto cross-border, corridoio Ovest - Est da Torino a Trieste).
Idrogeno per le ferrovie
Oltre a sostituire i treni diesel, che ad oggi coprono un terzo delle ferrovie italiane, l'idrogeno è destinato a cambiare l'intero mondo dei trasporti: nei prossimi 10 anni la molecola può entrare stabilmente nel settore ferroviario, cambiandolo in modo profondo in Europa e in Italia.
Non a caso uno dei progetti di investimento previsti dal PNRR, da 0,3 miliardi, rigaurda l'idrogeno nel settore ferroviario, in particolare per il trasporto passeggeri. In Italia circa un decimo delle reti ferroviarie è servito dai treni diesel, e in alcune regioni questi hanno un'età media elevata e dovrebbero essere sostituiti nei prossimi anni, rendendo questo il momento giusto per passare all'idrogeno, in particolare dove l'elettrificazione dei treni non è tecnicamente fattibile o non competitiva.
L’intervento prevede quindi la conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie non elettrificate in regioni caratterizzate da elevato traffico in termini di passeggeri con un forte utilizzo di treni a diesel come Lombardia, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Umbria e Basilicata. I progetti di fattibilità più avanzati in Valcamonica e Salento prevedono la sperimentazione in modo integrato di produzione, distribuzione e acquisito di treni ad idrogeno.
In termini di infrastrutture, sarà data priorità alle strutture di rifornimento alle aree con possibilità di sinergie con le stazioni di rifornimento per camion a lungo raggio, per aumentare utilizzo e domanda di idrogeno e per ridurne i costi di produzione. Il progetto include la produzione di idrogeno verde in prossimità delle stazioni di rifornimento, tramite sviluppo dell’intero sistema di produzione, stoccaggio e utilizzo dell’idrogeno. Dal momento che ad oggi non esistono stazioni di rifornimento a idrogeno per i treni in Italia, il progetto include attività di ricerca per lo sviluppo di elettrolizzatori ad alta pressione (TRL 5-7), sistemi di stoccaggio ad alta capacità con possibilità di utilizzo di idruri metallici o liquidi (TRL 3-5). Grazie a questi investimenti, sarà possibile convertire circa 9 stazioni di rifornimento su 6 linee ferroviarie.
Come l'idrogeno cambierà i trasporti ferroviari
Ricerca e sviluppo
Per realizzare gli investimenti preventivati nel Recovery è però indispensabile l'ultimo progetto, da 0,16 miliardi, che intende migliorare la conoscenza delle tecnologie legate all’idrogeno in tutte le fasi: produzione, stoccaggio e distribuzione.
La sperimentazione nei principali segmenti e la realizzazione di prototipi per la fase di industrializzazione è finalizzata ad aumentare la competitività del settore tramite progressiva riduzione dei costi. L'obiettivo del progetto è di sviluppare un vero network sull’idrogeno per testare diverse tecnologie e strategie operative, nonché fornire servizi di ricerca e sviluppo e ingegneria per gli attori industriali che necessitano di una convalida su larga scala dei loro prodotti (in collaborazione con il MUR e la missione M4 del PNRR).
Nello specifico, la linea di intervento prevede lo sviluppo di quattro principali filoni di ricerca:
- produzione di idrogeno verde;
- sviluppo di tecnologie per stoccaggio e trasporto idrogeno e per trasformazione in altri derivati e combustibili verdi;
- sviluppo di celle a combustibile;
- miglioramento della resilienza delle attuali infrastrutture in caso di maggiore diffusione dell’idrogeno.
Leadership industriale
Sempre restando nell'ambito della seconda missione del PNRR, ma spostandoci all'ultima azione programmata nell'ambito della seconda componente, dedicata a "Sviluppare una leadership internazionale, industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere della transizione", si trovano altri importanti progetti dedicati all'idrogeno.
Nel dettaglio, 0,45 miliardi sono dedicati a progetti volti a installare in Italia di circa 5 GW di capacità di elettrolisi entro il 2030 e allo sviluppo di ulteriori tecnologie necessarie per sostenere l’utilizzo finale dell'idrogeno (come le celle a combustibile per gli autocarri). L'obiettivo finale è consolidare e creare competenze proprietarie, attraverso attività di ricerca e sviluppo svolte in forte sinergia con fornitori esterni e creare una catena europea nella produzione e utilizzo di idrogeno.
Le riforme programmate: semplificazione e competitività
L’introduzione dell’idrogeno costituisce una novità assoluta nella gestione del sistema energetico. Di conseguenza, è indispensabile l’emanazione di una riforma che includa una serie di misure:
- emissione di norme tecniche di sicurezza su produzione, trasporto (criteri tecnici e normativi per l'introduzione dell'idrogeno nella rete del gas naturale), stoccaggio e utilizzo dell'idrogeno tramite decreti dei Ministri dell'Interno e Transizione ecologica;
- semplificazione amministrativa per la realizzazione di piccoli impianti di produzione di idrogeno verde, tramite costituzione di uno sportello unico per la concessione di autorizzazione a costruire e gestire impianti di produzione di idrogeno su piccola scala da RES;
- regolamentazione della partecipazione degli impianti di produzione di idrogeno ai servizi di rete, emanato dal Regolatore dell'Energia (ARERA);
- sistema di garanzie di origine per l'idrogeno rinnovabile al fine di dare segnali di prezzo ai consumatori, emesso dal Regolatore dell'Energia (ARERA) e dal Gestore Servizi Energetici – GSE;
- misure per consentire la realizzazione di stazioni di rifornimento di idrogeno presso aree di servizio autostradali, magazzini logistici, porti, ecc. tramite Accordo tra il Ministero della Transizione Ecologica e il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per definire le aree di rifornimento selezionate lungo il locale della stazione di rifornimento per la realizzazione di corridoi H2, partendo dalle regioni del Nord Italia fino alla Pianura Padana e agli hub logistici.
In aggiunta, il PNRR include altre misure di stimolo alla produzione e al consumo dell’idrogeno, che dovranno facilitarne l’integrazione del sistema energetico. In particolare, si prevede innanzitutto l’istituzione di incentivi fiscali per sostenere la produzione di idrogeno verde in considerazione del suo impatto ambientale neutro (tasse verdi), inclusi in un progetto più ampio di revisione generale della tassazione dei prodotti energetici e delle sovvenzioni inefficienti ai combustibili fossili. A queste andranno aggiunte misure per la diffusione del consumo di idrogeno verde nel settore dei trasporti attraverso il recepimento della Direttiva Europea RED II.
I testi a confronto
Consulta le schede tecniche del primo PNRR
Il testo definitivo del Piano nazionale ripresa e resilienza