Il Parlamento chiede più fondi per il Sud nel Recovery Plan
In base alla relazione della Camera sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la quota di risorse destinata al Sud dovrebbe superare in maniera significativa il vincolo di legge del 34% di investimenti al Mezzogiorno previsto per la spesa ordinaria.
Dal Recovery Plan alla Politica di Coesione, i fondi in arrivo per il Sud
Nel computo dei fondi del Recovery Plan per il Mezzogiorno non dovrebbero rientrare “le risorse per interventi in essere, quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU”, sottolineano i deputati, che chiedono anche, per il Sud e per le altre due priorità trasversali del Piano nazionale di ripresa e resilienza - giovani e donne –, una visione chiara di tutte le misure e gli stanziamenti previsti.
Chiarezza sulle risorse per il Mezzogiorno nel Recovery Plan
Coerentemente con il Piano Sud 2030, si legge nella relazione messa a punto dalla commissione Bilancio della Camera, il PNRR persegue la riduzione dei divari territoriali e lo sviluppo del potenziale inespresso del Mezzogiorno come una priorità trasversale. Di conseguenza, oltre alla componente 3 della missione 5, espressamente dedicata al tema del riequilibrio territoriale, in tutte le sei missioni ci sono specifici interventi riconducibili al Mezzogiorno.
Nella bozza di Piano redatta dal governo Conte e trasmessa al Parlamento, però, la quota di risorse destinata al Sud viene esplicitata solo con riferimento all’allocazione dei 13 miliardi destinati dall’Italia nell'ambito del programma REACT-EU, lo strumento del pacchetto Next Generation EU che dovrebbe fare da ponte tra la vecchia e la nuova programmazione della Politica di Coesione. In particolare, dei fondi REACT-EU, che integrano la strategia del PNRR, al Sud andrebbero 8 miliardi e 767 milioni di euro, il 67,4% del totale, con l'obiettivo di proseguire una serie di interventi per contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia. Tra questi anzitutto la decontribuzione Sud, introdotta in via sperimentale dal decreto Agosto e confermata dalla legge di Bilancio che la Camera chiede di sviluppare grazie ai fondi europei.
Manca invece, segnala la relazione, per il Sud e per le altre due priorità trasversali – giovani e parità di genere – “un riepilogo informativo che ne indichi gli obiettivi di breve, medio e lungo termine, e individui per ogni missione i progetti ad esse correlati e le risorse ad esse destinate”.
Si tratta di un lavoro che la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna, in accordo con il ministro dell'Economia Daniele Franco, ha già avviato, per arrivare, nella versione definitiva del PNRR, a un capitolo ad hoc con le risorse e le misure per il Mezzogiono nelle diverse missioni. Secondo le prime stime, ha fatto sapere Carfagna, il Sud dovrebbe intercettare il 50% degli investimenti infrastrutturali, il 48% dei fondi in ambito agricolo e il 50% delle risorse per il trasporto urbano sostenibile, ma anche il 60% dei fondi per i progetti di sperimentazione sull’idrogeno, il 34% dei finanziamenti per l’efficientamento degli edifici pubblici e il 47% del capitolo dedicato alla tutela del territorio.
Più risorse per il Sud e sinergia tra Recovery e Politica coesione
Secondo i deputati, le risorse del Recovery dovrebbero poi essere programmate in sinergia con quelle del Fondo sviluppo e coesione (FSC 2021-2027), di cui 21,2 miliardi di euro - a valere sui 50 miliardi autorizzati dalla legge di Bilancio 2021 - sono anticipati, secondo la bozza del precedente Governo, già nel PNRR. La coerenza andrebbe garantita anche rispetto alle risorse della Politiche di coesione 2021-2027: 42 miliardi di fondi strutturali europei a prezzi correnti che con i circa 39 miliardi del cofinanziamento nazionale portano a un totale di oltre 80 miliardi di euro.
Per la ripartizione dei fondi tra le regioni e le macro-aree, inoltre, la Camera chiede di applicare anche a livello nazionale, lo stesso criterio utilizzato a livello europeo per il riparto tra gli Stati membri delle sovvenzioni del Dispositivo di ripresa e resilienza, che tiene conto di popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione. In questo modo la quota per il Sud nel Recovery, al netto delle risorse per interventi in essere, di quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e di quelle del REACT-EU, supererebbe in maniera significativa la quota del 34% di investimenti al Mezzogiorno che per legge deve essere garantita con riferimento alla spesa ordinaria.
Quanto alla componente 3 della Mission 5, dedicata ai divari e alla coesione territoriale, per cui la ministra Carfagna vorrebbe confermare i 4,18 miliardi già previsti nella bozza del Governo Conte, la Camera chiede di incrementare le risorse assegnate per le aree del terremoto e quelle per la Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), avviando “un vero e proprio cantiere Centro Italia”, con l'obiettivo di mettere insieme gli interventi di rigenerazione con le politiche di contrasto allo spopolamento e al declino sociale ed economico dei territori colpiti dal sisma e di quelli più marginali. Nelle intenzioni della ministra, però, i fondi per le aree interne, inizialmente pari a 1,5 miliardi, dovrebbero scendere a 900 milioni, per liberare 600 milioni da destinare all'infrastrutturazione ZES, le Zone economiche speciali introdotte dal decreto Mezzogiorno del 2017 e non ancora decollate.
Per approfondire: Recovery Plan: i punti da rivedere secondo Camera e Senato