Come orientarsi per avviare un'impresa? Risponde Massimo Calzoni, Invitalia
Startup, aspiranti imprenditori e aziende faticano spesso ad individuare l’agevolazione giusta per le loro esigenze. In un’intervista a FASI.biz, Massimo Calzoni, coordinatore del Sistema Invitalia Startup, fornisce una guida utile e una serie di consigli per orientarsi tra i diversi incentivi disponibili.
Invitalia mette a disposizione di futuri imprenditori, team, startup e aziende già esistenti diversi strumenti agevolativi. Ognuno ha le sue caratteristiche, risponde a precisi target di aspiranti beneficiari e a precise tipologie di impresa, sia per dimensioni che per natura. Ma le diverse agevolazioni non vanno considerate a compartimenti stagni.
Il panorama è vasto e la risposta delle aziende non è da meno: “Dal 2013 ad oggi Invitalia ha sostenuto la creazione e lo sviluppo di circa 10.500 nuove imprese, di queste 1.178 sono startup innovative. Un numero molto importante, perché corrisponde grossomodo al 10% del totale nazionale delle startup innovative iscritte al registro delle imprese”, sottolinea Calzoni.
Del resto, prosegue, “creare, finanziare e sviluppare imprese innovative è un po’ il marchio di fabbrica di Invitalia”. Si tratta di “un’attività estremamente complessa, perché quando ci si trova a valutare nuove imprese nel 90% dei casi il soggetto valutatore o investitore non ha a disposizione metriche o dati storici per misurare le future performance o il futuro potenziale delle realtà imprenditoriali”.
Una guida per orientarsi tra le agevolazioni alle imprese
Smart&Start Italia
Si tratta dell'incentivo che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative. E’ rivolto a quelle di micro e piccola dimensione costituite da non più di 60 mesi, a team di persone fisiche che vogliono costituire una startup in Italia e ad imprese straniere che si impegnano a istituire almeno una sede operativa, oggetto del programma di spesa ammesso alle agevolazioni sul territorio italiano e a costituire la startup innovativa, dopo la stipula del contratto di finanziamento.
I progetti devono essere finalizzati alla valorizzazione economica dei risultati della ricerca pubblica e privata ed avere un significativo contenuto tecnologico e innovativo; essere orientati allo sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel comparto dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’internet of things.
“Il 60% delle startup innovative finanziate da Invitalia è concentrato all’interno di questo macro-comparto”, sottolinea Calzoni.
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Cultura Crea
Oggetto di recente rivisitazione, Cultura Crea 2.0 sostiene le imprese dell’industria culturale e turistica, che possono partecipare sia sotto forma di newco, società già costituite da non più di 36 mesi, realtà imprenditoriali in fase di consolidamento del loro modello di business e soggetti del terzo settore.
Lo strumento si sviluppa lungo tre linee di intervento:
- L’incentivo per la “Creazione di nuove imprese nell’industria culturale”, che finanzia team di persone fisiche che vogliono costituire un'impresa e le imprese costituite in forma societaria da non oltre 36 mesi, comprese le cooperative;
- L’incentivo per lo “Sviluppo delle imprese dell’industria culturale”, che finanzia le imprese costituite in forma societaria da non meno di 36 mesi, comprese le cooperative;
- L’incentivo per il “Sostegno ai soggetti del terzo settore dell’industria culturale”, che finanzia imprese e soggetti del terzo settore. In particolare ONLUS e imprese sociali.
Queste le novità: tra le spese ammissibili il 50% è dedicato al capitale circolante – inoltre sono ammissibili, nel limite del 10% del programma di investimento complessivo (Investimenti + gestione) le opere murarie, per l’adeguamento dell’immobile in cui è ospitata l’iniziativa imprenditoriale. Dal 26 di aprile p.v. potranno presentare domanda anche le reti d’impresa per progetti integrati. Ogni impresa della rete dovrà presentare una domanda di agevolazione correlata a un solo programma di investimento.
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Resto al Sud
“Uno strumento di ingegneria finanziaria moderno”, come lo definisce Calzoni, “che si propone di sostenere non solo le realtà imprenditoriali tradizionali, ma anche che si trovino in una fase di sviluppo”.
La misura ha subito un restyling nel corso dell’ultimo anno, andando oltre la vocazione originaria di supporto dell'autoimprenditorialità giovanile e si propone come una vera e propria misura anticrisi, accessibile anche ad una delle categorie più danneggiate dalla crisi del Covid-19.
Resto al Sud, prosegue Massimo Calzoni, prevede l’intervento interconnesso di diversi soggetti: da una parte c’è Invitalia, che valuta il progetto imprenditoriale riconoscendo la componente di contributo a fondo perduto, dall’altra c’è il sistema bancario (quasi tutti gli istituti di credito hanno aderito) che interviene per concedere il finanziamento bancario coperto dal Fondo centrale di garanzia per le PMI, i cui interessi passivi sono pagati direttamente dall’Agenzia.
“Nel panorama di strumenti nazionali, regionali e comunali, Resto al Sud si potrebbe definire una vera e propria una startup innovativa”.
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Nuove Imprese a Tasso Zero
E’ l’incentivo per i giovani e le donne che vogliono diventare imprenditori, ovvero le società con una compagine sociale composta per almeno il 51% da giovani (under 35) e da donne di tutte le età.
“Sono convinto che sarà uno strumento dirompente: lo sportello aprirà il 19 maggio ma stiamo ricevendo tantissime richieste e testimonianze di attenzione”.
Dopo un recente intervento normativo, Nuove Imprese a Tasso Zero ha subìto modifiche importanti, aprendo a una serie di novità:
- si amplia la platea dei potenziali beneficiari;
- per le iniziative promosse da imprese costituite da non più di 36 mesi sono ammissibili alle agevolazioni i programmi di spesa di importo non superiore a 1,5 milioni di euro; per le imprese costituite da almeno 36 mesi e da non oltre 60 mesi, invece, la soglia sale a 3 milioni a euro;
- le agevolazioni vanno ora a coprire il 90% del programma di spesa, rispetto al 75% precedente: di questo 90%, il 20% è un contributo a fondo perduto e il 70% è un finanziamento a tasso zero con garanzie reali iscritte, ove possibile, sui beni oggetti del finanziamento;
- per le imprese costituite da non più di 12 mesi prevede servizi di tutoring tecnico-gestionale;
- per le imprese costituite da non più di 36 mesi prevede di andare incontro alle esigenze di liquidità di queste ultime, attraverso il riconoscimento dei costi riconducibili ai capitali di esercizio.
Le modifiche introdotte riguardano anche l’iter di valutazione delle domande, che risponde a un’esigenza di semplificazione.
“C’è una valutazione molto più snella, in due fasi”, spiega Calzoni.
La prima fase si basa sulle informazioni rese nel modulo di domanda e durante colloquio con i proponenti, e si conclude entro 45 giorni dalla presentazione della domanda di agevolazione. Questa fase non va a toccare in maniera approfondita gli aspetti relativi tecnico-operativi e economico-finanziari. Nel caso in cui le verifiche si concludano con esito positivo, l’Agenzia invia una PEC al proponente in cui richiede la documentazione necessaria a svolgere un ulteriore colloquio di approfondimento, colto a: verificare la sostenibilità dell’iniziativa proposta e gli aspetti economici e finanziari, compresa la capacità di far fronte agli impegni extra-agevolazione derivanti dalla realizzazione del progetto; determinare il costo del programma ammissibile, la funzionalità e la coerenza delle spese di investimento e l’idoneità della sede individuata; valutare, limitatamente ai programmi di investimento presentati dalle società costituite da non più di 36 mesi, la compatibilità del progetto con le esigenze di liquidità connesse ai costi iniziali di gestione eventualmente richiesti alle agevolazioni (capitale circolante).
1. Nella prima fase, se posso semplificare “Viene chiesto di raccontare l’iniziativa imprenditoriale e l’offerta, le caratteristiche della compagine sociale e del team, i dati relativi all’innovazione proposta”. E qui Calzoni sottolinea un punto importante: “Innovazione significa riuscire a proporre un progetto imprenditoriale la cui offerta è in grado di soddisfare o risolvere in modo migliore bisogni o problemi del proprio target rispetto a quanto in quel momento stanno facendo i competitor diretti e indiretti”.
In altri termini, se una startup innovativa proponesse “un’innovazione frutto della valorizzazione di un brevetto o di una ricerca universitaria e riuscisse ad oggettivare la dirompenza dell’innovazione, nella fase di valutazione avrebbe una premialità. Ma l’assenza di innovazione non impedirebbe di arrivare a meta e ottenere la valutazione positiva”.
2. Nella seconda fase si instaura un dialogo più corrente con Invitalia, in cui si mette a punto il progetto da un punto di vista tecnico, operativo ed economico-finanziario.
Smart Money
In rampa di lancio Smart Money, che Calzoni definisce “un pilot” con cui il Ministero dello Sviluppo economico intende far sì che incubatori, acceleratori d’impresa, innovation hub e organismi di ricerca diventino la culla della scintilla che produce l’innovazione, e siano ancor più coinvolti nel processo di crescita delle startup.
“Lo strumento è molto innovativo, è un modello di ingegneria finanziaria, e va a colmare un gap”.
A Smart Money possono accedere le startup innovative “giovani”, costituite da non più di 24 mesi, in fase pre-seed o seed. La misura vuole incentivare la capacità di ingresso sul mercato e si divide in due fasi:
1. Una prima fase in cui l’impresa otterrà un voucher, un contributo a fondo perduto per acquisire servizi ad alto valore aggiunto da soggetti abilitati (incubatori certificati, acceleratori d’impresa, innovation hub e gli organismi di ricerca) a condizione che il piano di impresa:
- si basi su una soluzione innovativa da proporre al mercato
- preveda l’impegno diretto, reale, concreto dei soci all’interno dell’iniziativa
- che il progetto sia finalizzato a realizzare il prototipo o la prima applicazione industriale del prodotto o servizio.
2. Una seconda fase in cui è possibile ottenere un contributo a fondo perduto a condizione che uno dei soggetti abilitati (incubatori ertificati, acceleratori d’impresa, innovation hub e gli organismi di ricerca, con l’aggiunta dei business angels e degli investitori qualificati) investano nel capitale della startup un importo equivalente al contributo.
Non solo agevolazioni: cos’è Sistema Invitalia Startup?
Ma gli incentivi da soli non bastano. Ed è qui che entra in gioco Sistema Invitalia Startup, “un network in continua evoluzione che riunisce i maggiori attori che operano nell'innovazione nel nostro Paese”, spiega Calzoni, che lo coordina. L’obiettivo? “Favorire l’incontro tra le esigenze di crescita delle imprese innovative italiane e l’offerta pubblica e privata a supporto delle più promettenti realtà innovative”.
Ad oggi hanno aderito al network circa 70 partner distribuiti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.
Qualche consiglio utile
Sono diverse le indicazioni fornite da Massimo Calzoni per imprenditori o aspiranti tali. La prima sembra ovvia, ma non lo è: “E’ molto meglio una business idea discreta con alle spalle un ottimo team che una business idea straordinaria con un team mediocre”.
Inoltre, Calzoni invita a non considerare i diversi strumenti agevolativi forniti da Invitalia come compartimenti stagni. E fa un esempio concreto: “Con Cultura Crea è possibile finanziare realtà imprenditoriali altamente innovative, e con Smart&Start Italia è possibile valutare startup innovative che propongano progetti imprenditoriali culturali che abbiano una genetica riconoscibile in ambito culturale”. Come a dire, che il nome non deve trarre in inganno.
Un consiglio prezioso è rivolto alle imprese, startup e ai diversi attori coinvolti nelle attività di trasferimento tecnologico: “misurare attentamente la cantierabilità, la fattibilità tecnica ed operativa dell’operazione e dare il giusto peso alla sostenibilità economica della stessa”.
“Il trasferimento tecnologico è uno dei temi caldi che fanno parte della strategia di crescita del nostro paese, un processo che mette in contatto un Punto Zero, in cui troviamo l’esito dei risultati della ricerca, e il Punto Finale, dove troviamo le imprese. Attraverso questa connessione è opportuno che si dia la possibilità alle imprese di utilizzare concretamente la tecnologia”.
Quanto alle misure gestite da Invitalia, “è auspicabile trovarsi di fronte a realtà imprenditoriali che presentano la loro proposta progettuale con un TRL più maturo, compreso tra il 4 e il 6, quindi che abbiano superato la fase del proof of concept e si trovino in una fase di validazione”.
Inoltre, sia quando si parla di trasferimento tecnologico che quando, più in generale, il tema verte sulle agevolazioni alle imprese, “è fondamentale il team imprenditoriale e le sue competenze”, che devono essere “non solo tecnologiche ma anche organizzative e manageriali”.
Gli aiuti di Invitalia si possono cumulare con quelli regionali?
Fatta un’opportuna premessa sulla necessità di tener conto della natura delle agevolazioni, Calzoni dà un’indicazione chiara: “Nulla è impossibile, dobbiamo verificare insieme se ci sono spazi di manovra per poter intervenire con gli strumenti di Invitalia a sostegno di iniziative finanziate con strumenti di diversa natura”.
“L’importante è evitare di finanziare le stesse spese sostenute da altri soggetti precedentemente”.
Uno sguardo al Recovery Plan: cosa possono aspettarsi imprenditori e consulenti?
“Possono aspettarsi di parlare con un’agenzia moderna, con un interlocutore affidabile, in grado di sostenere il posizionamento strategico delle filiere industriali e di supportare la riqualificazione dei territori, soprattutto in un’ottica di sviluppo sostenibile”.