Il Recovery non basta. Serve la finanza per accompagnare il PNRR
L'apporto dei capitali privati è essenziale per dispiegare il potenziale di Next Generation EU e dei PNRR, a cominciare dal Recovery Plan dell'Italia. E' uno dei concetti chiave emersi al Rome Investment Forum 2021, l'evento annuale della Federazione banche assicurazioni finanza.
Accelera il PNRR: i dati aggiornati sul Recovery
La piena attuazione di Next Generation EU e dei Piani nazionali di ripresa e resilienza è condizione necessaria ma non sufficiente alla ripresa dell'Italia e dell'UE, se non è integrata in una riforma dell’architettura istituzionale dell’Unione europea e accompagnata dal contributo del mondo finanziario. Questa la premessa del paper presentato da FeBAF (Federazione banche assicurazioni finanza) al Rome Investment Forum 2021, che risuona anche nei numerosi richiami dei relatori ad accompagnare la spesa pubblica con adeguati investimenti privati.
“Banche, assicurazioni, fondi, società che contribuiscono al funzionamento dei mercati sono una cinghia di trasmissione delle politiche economiche e monetarie che deve girare senza sabbia nell’ingranaggio e le priorità concrete individuate insieme alle nostre tredici associate sono una proposta articolata finalizzata al rilancio dopo l’emergenza pandemica”, ha detto il presidente di FeBAF, Innocenzo Cipolletta, che ha aperto i lavori del RIF 2021. Tra le proposte del paper messo a punto da FeBAF, la modifica delle norme UE in materia di banche (Basilea III) e assicurazioni (Solvency II), l’attuazione dell’Unione dei Mercati dei Capitali e una regolamentazione che assicuri parità di condizioni tra operatori nel contesto della doppia transizione verde e digitale.
Tutti temi affrontati, insieme a quello centrale dell'attuazione dei PNRR, dal forum organizzato da FeBAF con il patrocinio di Parlamento UE e Commissione Europea, in collaborazione con Afme e Bloomberg e la partnership di forum Abi Servizi, ANSPC, Fasi, Bretton Woods Committee e CIME.
Successo PNRR Italia decisivo per intera UE
L'attenzione sul Piano italiano è massima: la sua piena attuazione, o viceversa il suo fallimento, avrà un impatto decisivo sul processo di integrazione europea. Ad oggi abbiamo 22 Piani nazionali di ripresa e resilienza approvati, abbiamo esborsato oltre 52 miliardi a titolo di prefinanziamento e abbiamo raccolto 170 miliardi grazie a SURE e ai bond Next Generation EU, ha spiegato il commissario per l'Economia, Paolo Gentiloni. Il PNRR italiano è tra i più ambiziosi per dimensione, con i suoi 200 miliardi di euro contro i 250 miliardi di tutti gli altri Piani combinati.
Gli investimenti verdi e digitali rappresentano il 37 e il 25 per cento del totale, ma la strategia degli investimenti del PNRR può farcela solo se accompagnata dalle riforme strutturali che abbiamo previsto, ha sottolineato il ministro dell'Economia, Daniele Franco. Per gettare le condizioni per una crescita duratura, però, l'intervento pubblico non sarà sufficiente: il contributo delle banche e degli investitori privati resta un fattore chiave per colmare il gap di investimenti, ha aggiunto.
Altro elemento cruciale sarà la capacità amministrativa, ha ricordato il sindaco di Roma ed ex titolare del MEF, Roberto Gualtieri: oltre al numero e alle competenze del personale delle PA, dobbiamo affrontare la carenza di professionalità tecniche indispensabili per realizzare i progetti del PNRR.
Il ruolo degli investimenti privati e l'Unione dei mercati dei capitali
L'impegno UE ad evitare che gli investimenti siano la vittima della crisi pandemica, come avvenuto ai tempi della crisi dei debiti sovrani, sta pagando: le previsioni d'autunno della Commissione dicono che siamo tornati ai livelli del 2019 e le stime per il prossimo anno fanno presagire che non ci dovrebbe essere un effetto strutturale sulla crescita, ha sottolineato il direttore generale della DG Reform della Commissione europea, Mario Nava.
E' essenziale, però, garantire un apporto strutturale di finanziamenti e investimenti privati, per aumentare in modo strutturale il potenziale di crescita e andare verso un modello di sviluppo più sostenibile socialmente e ambientalmente, attraverso i due driver della transizione ecologica e digitale, ha sottolineato il presidente di Open Fiber Franco Bassanini.
La doppia transizione richiederà una mole gigantesca di investimenti in Europa, ha ricordato anche Daria Ciriaci, responsabile Affari europei di Cassa Depositi e Prestiti. La capacità degli istituti nazionali di promozione come CDP di contribuire a queste ambizioni - circa 470 miliardi di euro di investimenti l'anno solo per raggiungere gli obiettivi europei sul clima per il 2030, secondo le stime di Bruxelles - dipenderà molto dal completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, ha aggiunto.
Una priorità anche per la presidente della commissione ECON del Parlamento europeo, Irene Tinagli, secondo cui ad oggi i mercati finanziari non sono pronti a supportare la mole di investimenti richiesta dalla doppia transizione verde e digitale. Finora l'Unione mercati dei capitali si è concentrata soprattutto sugli ostacoli da rimuovere, poco sul processo integrazione; è tempo di accelerare su questo progetto e di completare, in parallelo, l'Unione bancaria.
Parità di condizioni per il settore bancario
L'appello al completamento del quadro regolatorio per le banche è stato rilanciato da più parti insieme alla richiesta di garantire la competitività del settore. Il quadro regolatorio va rivalutato per essere coerente con le sfide poste dalle transizioni gemelle, ha sottolineato Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI), pensando soprattutto al mondo della finanza digitale, dove l'impatto combinato di tecnologie e regulation ha aumento drammaticamente la concorrenza da parte di attori non regolamentati e non sottoposti alla stessa sorveglianza prevista per le banche.
Sulla stessa linea Dario Focarelli, direttore generale di ANIA, l'Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici: lato digitale, l'obiettivo della regolamentazione deve essere incoraggiare l'innovazione e favorire la competizione. Il supporto del sistema delle assicurazioni sul fronte del cambiamento climatico, ha sottolineato invece la presidente ANIA, Maria Bianca Farina, riguarda anzitutto la mitigazione dell'impatto dei danni catastrofali: l'elevata esposizione dell'Italia a questo rischio e la ridotta diffusione delle assicurazioni come strumento di copertura impongono di realizzare una partnership per creare strumenti di assicurazione per le abitazioni private.
Non interrompere troppo presto il sostegno alla liquidità
Infine, il tema imprese. Lo scorso anno abbiamo cercato di proteggere l'economia dagli effetti della crisi e con l'European guarantee fund - che finora ha mobilitato 18 dei 25 miliardi previsti - abbiamo supportato le banche permettendogli di fornire liquidità all'economia reale, ha ricordato Luca Lazzaroli, direttore generale e vice capo del settore finanziamenti alla BEI. Ora c'è bisogno di concentrarsi anche sulle sfide di lungo termine, a cominciare da quella climatica.
A livello nazionale, però, c'è il timore che gli strumenti a sostegno della liquidità delle imprese vengano interrotti troppo presto. Bisogna accompagnare le imprese in uscita dalla moratoria sui finanziamenti con strumenti appositi, ha detto il vicepresidente di Confindustria con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco, Emanuele Orsini, secondo cui anche il sostegno straordinario del Fondo di garanzia PMI all'accesso al credito andrebbe confermato. Quindi bene la conferma del Fondo di garanzia nella legge di bilancio 2022 fino a giugno del prossimo anno, ma preoccupa la commissione prevista a partire da aprile.
Preoccupazione anche per il presidente ABI Antonio Patuelli. Le misure di finanza straordinarie adottate un anno e mezzo fa e poi prorogate stanno per arrivare a scadenza in un contesto che ci attendevamo migliore ed è invece ancora soggetto ai rischi dovuti all'evoluzione della pandemia. L'intervento sui PIR in manovra è un segnale positivo, ma non sufficiente a sciogliere la montagna dei risparmi accumulati e a dirottarli sul sostegno all'economia reale, ha aggiunto. Per questo, le moratorie in scadenza il 31 dicembre e il ridimensionamento del Fondo di garanzia PMI sono da rivalutare e, in generale, serve una riflessione delle autorità europee e nazionali su una maggiore prospettiva della finanza straordinaria.
Per approfondire: La manovra 2022 cambia il Fondo di garanzia PMI