Superbonus, passa la detrazione in 10 anni
Primo sì al Senato per il dl 39/2024 che contiene il discusso emendamento governativo sul Superbonus. La novità principale riguarda la possibilità di spalmare la fruizione dei crediti del Superbonus ceduti a banche o imprese in dieci anni, anziché in quattro o cinque anni. Adesso la legge di conversione passerà alla Camera dove dovrà essere approvata entro il 28 maggio. Resta in salita la strada per il pacchetto complessivo delle riforme degli altri incentivi del settore edilizia, definiti in base a quanto prevede il Pniec.
«Il Superbonus è una valanga come il Vajont», così si era espresso il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti quando ha presentato alla commissione Finanze del Senato l'emendamento del governo al dl 39/2024 che contiene gli articoli che modificano il Superbonus. Oggi il Senato ha dato il via libera alla legge che passa alla Camera e contiene quell'emendamento che, di fatto, rivoluziona la normativa del principale tra gli incentivi edilizi.
Queste le novità: detrazioni spalmate in dieci anni anzichè quattro per le spese relative al Superbonus effettuate nel 2024; divieto per le banche e gli intermediari finanziari di compensare dal 2025 i crediti acquisiti con i contributi previdenziali e Inail; aiuti economici per sostenere nella ricostruzione i cittadini delle zone terremotate (diverse dall'Abruzzo colpito dal sisma del 2009 e dalle zone del Centro Italia danneggiate dal sisma del 2026) ai quali è stata preclusa la possibilità di avvalersi dello sconto in fattura e cessione del credito; rinvio a luglio 2025 per la sugar tax e a luglio 2026 per la plastic tax.
L'incertezza permane per gli altri incentivi edilizi: mentre il quadro europeo si fa sempre più definito - è di questi giorni la pubblicazione in Gazzetta europea della direttiva efficienza energetica - le proposte di legge di revisione degli incentivi all'edilizia giacciono nei cassetti della commissione Finanze alla Camera. Solo la settimana scorsa in ufficio di presidenza è stato richiesto di mettere in calendario la discussione della proposta di legge del deputato M5S Agostino Santillo. Ma nessuna novità per quanto riguarda le due proposte di maggioranza che sembra siano destinate a diventare un testo unico.
Un iter complicato
Un decreto fortemente voluto dal ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti, per mettere un freno ad una situazione considerata molto critica per gli effetti sui conti pubblici ma che ha visto la maggioranza divisa in Commissione finanze. Forza Italia, rappresentata in Commissione da Claudio Lotito, si è astenuta, ma Iv è giunta in soccorso votando a favore. In Aula, con il voto di fiducia, tutto è stato ricomposto: la maggioranza ha votato compattamente sì, tutte le opposizioni hanno votato contro.
Stretta per detrazioni e sconto in fattura
Il Senato ha confermato la stretta prevista nel decreto approvato in Consiglio dei Ministri, con lo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli interventi sugli immobili Iacp, cooperative, Terzo Settore, e quelli per l'eliminazione delle barriere architettoniche. Resta la possibilità di avvalersi dello sconto e della cessione del credito se alla data di entrata in vigore del decreto risulti depositata la Cila.
Il meccanismo spalma-detrazioni in dieci anni contenuto nell'emendamento firmato da Giorgetti e approvato è stata la misura più controversa. Riguarda le spese per i lavori del Superbonus effettuate in tutto il 2024, quindi a partire da gennaio, prima dell'entrata in vigore del disegno di legge di conversione del decreto. Un intervento con una retroattività che, anche se "limitata" come è stata definita dalla maggioranza, ha comunque fatto discutere perchè tocca le famiglie.
Regole nuone anche per le banche
Novità anche per le banche e gli intermediari finanziari, con la stretta sulle modalità di compensazione dei crediti legati al Superbonus acquisiti negli anni. Da gennaio 2025 non sarà più possibile compensarli con i contributi previdenziali e quelli Inail.
L'Abi ha lanciato un grido d'allarme sottolineando la difficoltà per le banche di compensare i crediti d'imposta, con conseguenze negative anche sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. E a cascata ci sarebbero ricadute negative per le imprese che avranno difficoltà a cedere i crediti che hanno in pancia. La banche e gli intermediari potranno continuare a utilizzare i crediti in quattro anni, ma se tali crediti al momento dell'acquisto sono stati scontati in misura superiore al 75%, la rateizzazione diventa di sei anni. Si tratta di una misura che vuole colpire gli intermediari che hanno "lucrato" sulla difficoltà delle imprese.
Gli aiuti per le zone sismiche e per le onlus
Nel decreto è confermato il plafond di 400 milioni per consentire nelle zone terremotate dell'Abruzzo colpite dal sisma del 2009 e in quelle del Centro Italia danneggiate dal sisma del 2016 di continuare a usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. È stato chiarito che la cifra riguarda solo le pratiche nuove, presentate da aprile 2024 a dicembre dello stesso anno. Ma viene eliminata la possibilità di ricorrere al "Superbonus rafforzato", un meccanismo che consente di portare l'agevolazione al 150% rinunciando al contributo previsto per le ricostruzioni in quelle zone terremotate.
Per le altre zone colpite da eventi sismici, escluse da sconto e cessione, è stato costituito un fondo di 35 milioni per il 2025 per l'erogazione di contributi diretti per gli interventi di ricostruzione. Un altro fondo di 100 milioni di euro è stato istituito per l'erogazione di contributi alle Onlus, agli enti del Terzo settore e alle associazioni di volontariato per gli interventi di riqualificazione sui loro immobili. Confermata anche la misura del decreto che sospende l'utilizzabilità dei crediti di imposta riferiti a bonus edilizi se il contribuente ha iscrizioni a ruolo per imposte non versate di importi superiori a 10.000 euro, fino a concorrenza di questi importi. Confermate anche le misure antifrode in materia di cessione dei crediti Ace e le misure di monitoraggio di Transizione 4.0
Le altre proposte sugli incentivi edilizi ferme al palo
Alla Camera sono invece ferme proposte di legge che mirano a una riforma complessiva degli incentivi edilizi.
La proposta di legge del deputato leghista Alberto Gusmeroli prevede una detrazione base del 60% per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica, aumentata fino al 100% in determinate situazioni meritevoli di tutela. Ritorna anche la cessione del credito o lo sconto in fattura: il testo vuole incentivare interventi di miglioramento del patrimonio edilizio attraverso agevolazioni fiscali e contributi, con un’attenzione particolare alle situazioni economiche più difficili e alla sostenibilità finanziaria. In linea con la Direttiva case green vuole introdurre quindi una misura non più straordinaria, affiinchè possa proseguire il sostegno al mercato delle ristrutturazioni edilizie con una nuova forma di agevolazione fiscale stabile. La pdl è attualmente assegnata alle commissioni Finanze e Ambiente ma non ancora in discussione.
Così come è ferma anche la proposta della deputata di Forza Italia Erica Mazzetti, che ci spiega: «Nel mio testo prevedo un incentivo inversamente proporzionale al reddito, perché non tutti possono permettersi i lavori, e direttamente proporzionale ai lavori migliorativi, quindi pensato in modo da stimolare effettivamente i lavori, così da arrivare a una vera rigenerazione urbana, sociale ed economica». Forza Italia parte dal presupposto che la direttiva europea, così come scritta, può risultare insostenibile, quindi le misure previste accompagnano il settore ma controllando la spesa pubblica con una serie di paletti: viene introdotta la cessione di credito e lo sconto in fattura, ma solo a coloro che hanno un reddito fino a 50 mila euro l'anno; le detrazioni arrivano fino al 90% e crescono in base ai tipi di intervento previsti per migliorare l'efficientamento energetico dell'edificio.
Verso la fine dei bonus edilizi esistenti
Le due proposte hanno quindi numerosi punti di contatto. Fonti legislative della Camera lasciano presagire che l'iter naturale sarebbe l'accorpamento in un testo unico, però neanche questa settimana il tema è stato messo all'ordine del giorno negli uffici di presidenza.
Tanto che il deputato del M5S Santillo ha sollecitato la discussione della propria proposta di legge: «È necessario che si apra il confronto - dice a Fasi - viste le scadenze ravvicinate: bisogna far atterrare il settore su un paracadute e farlo con i tempi giusti per poter armonizzare le normative. Non possiamo permetterci una corsa contro il tempo visto che l'incertezza continua a regnare sovrana».