Ecobonus e sismabonus - Ance chiede quattro novita'
Le richieste dell'associazione dei costruttori per rafforzare ecobonus e sismabonus.
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Secondo l'Ance bisogna partire dalla conferma delle detrazioni al 50% dell’Iva per gli acquisti di case ad alta efficienza. Proseguendo con l’allungamento dell’attuale assetto delle detrazioni del 50% e del 65%. Il terzo punto da toccare riguarda la revisione del sismabonus: qui andrebbero estese le regole di favore per l’acquisto di case antisismiche. Infine, servono limature sul tema strategico della cessione dei crediti.
Per l’Ance la situazione ancora drammatica del nostro territorio deve invitare il Governo a non abbassare l’attenzione sul fronte degli incentivi per la messa in sicurezza. Quindi, il pacchetto composto da ecobonus e sismabonus va rafforzato ulteriormente. Per farlo servono diversi interventi, dei quali ha parlato il presidente dell’associazione dei costruttori Giuliano Campana nel corso di un convegno.
La detrazione Iva
La prima proposta punta alla proroga fino al 2020 “della detrazione Irpef commisurata al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, così da riuscire a indirizzare la domanda verso l’acquisto di abitazioni non inquinanti e più efficienti”.
Questo sconto fiscale, molto apprezzato dalle imprese e dai loro compratori, è in scadenza alla fine del 2017.
La conferma degli sconti fiscali
Bisogna, poi, tirare ancora la leva delle detrazioni del 50% e del 65%.
L’Ance chiede, allora, la messa a regime della detrazione Irpef per il recupero edilizio, “nelle formulazioni potenziate e in vigore fino al 31 dicembre 2017”, e la proroga fino al 2021 della detrazione per interventi di riqualificazione energetica eseguiti su edifici esistenti. In sostanza, il 50% e il 65% devono sopravvivere.
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Il bonus sismico per le vendite
Ma bisogna pensare anche alla prevenzione sismica e al sismabonus. “Con la manovra correttiva 2017, si è fatto un importante primo passo verso un progetto serio di riqualificazione del territorio”, ha detto Campana.
Il riferimento è allo sconto fiscale che arriva fino a un massimo dell’85% del prezzo di vendita per l’acquisto di case antisismiche, collocate nelle zone più a rischio, nate da interventi di demolizione e ricostruzione e vendute dalle imprese che hanno realizzato l’intervento.
Attualmente, però, “l’utilizzo del beneficio è limitato per le case in zona sismica 1. Vorremmo invece che, vista la necessità di un processo inevitabile di messa in sicurezza di tutti gli edifici, il bonus fosse esteso anche alle zone 2 e 3, sia per le abitazioni che per gli immobili ad uso produttivo”. L’ingresso delle zone 2 vorrebbe dire inserire nel perimetro dello sconto anche Comuni come quello di Roma.
Il problema dei capannoni
Parlando del sismabonus c’è, poi, da sistemare la questione dei capannoni. Il limite di 96mila euro per unità immobiliare, previsto per immobili residenziali, “appare del tutto inefficace per gli immobili produttivi per i quali sono necessari interventi mediamente più costosi”.
Quindi, il bonus vada rimodulato, in funzione dell’immobile su cui si interviene, commisurando le premialità alla superficie. Lo sconto fiscale andrà, cioè, commisurato ai metri quadri effettivi.
Le altre modifiche
Infine, sono necessarie alcune modifiche più di dettaglio, ma altrettanto fondamentali.
In primo luogo bisognerebbe ammettere la possibilità di cumulo tra sismabonus ed ecobonus per spese differenti, in modo da aprire un cantiere unico e realizzare tutti gli interventi.
Mentre, sul fronte della cessione dei crediti, occorrerebbe riconoscere la possibilità di utilizzo di questo strumento anche per gli interventi su singole unità immobiliari e per edifici diversi da quelli condominiali.