RIF2019: Gentiloni, con InvestEU accelerano gli investimenti
Dopo i buoni risultati del Piano Juncker, Bruxelles è pronta ad accelerare sul fronte investimenti, e con InvestEU si prepara a mobilitare 650 miliardi. A dirlo il commissario UE agli Affari economici Paolo Gentiloni nell'ambito del Rome Investment Forum 2019.
> Competitività e crescita sostenibile al centro del Rome Investment Forum 2019
Un dibattito, quello sugli investimenti, che insieme al Meccanismo europeo di stabilità, tema caldo del dibattito politico di questi giorni, tiene banco nella giornata di apertura del Rome Investment Forum 2019, la conferenza internazionale organizzata dalla Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza (FeBAF) con il patrocinio del Parlamento europeo e la collaborazione della Commissione UE.
Dibattito che parte da numeri tutt’altro che incoraggianti per il nostro Paese: rispetto al dato del primo trimestre 2008 gli investimenti totali sono di 18 punti inferiori. Per avere un’idea di quanto sia impietoso il confronto con altri Stati UE, basta prendere il caso tedesco, che registra un aumento di 18 punti.
Gentiloni: in InvestEU un Advisory Hub per le PMI
A livello europeo “non partiamo da zero, il piano Juncker è stata un’esperienza positiva: in Italia abbiamo ricevuto 10,9 miliardi che hanno generato 69 miliardi di investimenti aggiuntivi”, nota Gentiloni.
"Risorse che si traducono in investimenti indirizzati in grandi ospedali, infrastrutture, sistemi idrici e di distribuzione dell’energia elettrica e di sostegno alle PMI".
Dal 2021 si entra nella fase 2, InvestEU, che potrà contare su 38 miliardi di dotazione, “ed è destinato a mobilitare 650 miliardi”.
Un aspetto decisivo del nuovo strumento, sottolinea Gentiloni, è l’Advisory Hub di InvestEU, una cabina di regia che avrà il compito di “fornire alle PMI consulenza, incoraggiamento e chiarezza sui progetti”. Inoltre, InvestEU allarga il suo raggio d’azione: “Le garanzie finanziarie verranno fornite non più soltanto dalla BEI ma anche da altre istituzioni finanziarie internazionali e dalle banche nazionali di promozione”.
Uno strumento che si rivela doppiamente importante nel clima d’incertezza attuale e dell’immediato futuro, dal momento che “quest’anno la crescita sarà del’1,1% e non ci sono al momento previsioni attendibili sulla possibilità di un rebound significativo nel 2020 e nel 2021”.
> Il futuro degli strumenti finanziari con InvestEU
Conte: dopo la Manovra un piano per le riforme strutturali
“Gli investimenti in Italia sono ancora ben al di sotto dei livelli precedenti la crisi finanziaria del 2008. Nonostante il positivo andamento del nostro export, la domanda aggregata rimane debole e la crescita della produttività ancora fiacca”, afferma il premier Giuseppe Conte intervenendo al Rome Investment Forum 2019.
In questo contesto, aggiunge, “una ripresa degli investimenti pubblici e privati e un ambiente favorevole all'attività di impresa sono essenziali per recuperare il terreno perduto e avviare un processo virtuoso: gli investimenti sono domanda di beni e di lavoro nell'immediato, ma sono anche il volano dell'innovazione e i mattoni con i quali determiniamo la nostra crescita potenziale nel futuro”.
Un segnale in tal senso, prosegue il premier, arriva già dall’impianto della Manovra 2020, che “non si è limitata solo a scongiurare l’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti” ma ha cercato anche “di dare dei significativi segnali a favore degli investimenti, dell’innovazione, della sostenibilità ambientale e della coesione sociale, mantenendo il debito pubblico su un sentiero di piena sostenibilità”.
Tra le misure inserite in Legge di Bilancio per favorire gli investimenti privati, la conferma di super e iper ammortamento e Nuova Sabatini, il ritorno dell’Aiuto alla crescita economica, oltre a una serie di misure per rilanciare gli investimenti nel Mezzogiorno.
> Cosa prevede la Manovra 2020
Ma oltre agli incentivi e al clima più favorevole a livello europeo, il Governo deve garantire una prospettiva di lungo termine e certezza delle norme. E così, una volta archiviati i lavori sulla Manovra, “ci dedicheremo alle riforme strutturali che attendono da anni”. Una discussione che verterà su quattro direttrici: razionalizzazione delle risorse pubbliche, rafforzamento del partenariato pubblico privato, semplificazione del quadro regolatorio e riduzione degli oneri burocratici. “Non si tratta solo di riporre più cospicue risorse per gli investimenti, ma di spendere meglio quelle che abbiamo”, conclude Conte.
MES: Gualtieri, riforma poco ambiziosa
A trattare il tema che in questi giorni sta tenendo banco nel dibattito politico italiano è il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che nel corso del Rome Investment Forum ricorda che sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità c’è “un accordo di principio non ancora finalizzato”.
Una riforma che il ministro definisce “di carattere limitato e assai poco ambizioso”, che si limita a “riproporre la configurazione attuale del Mes senza introdurre un meccanismo automatico di ristrutturazione del debito”.
In Europa, aggiunge, serve una “flessibilità mirata, rafforzata e coerente con un obiettivo di policy orientata a incoraggiare gli investimenti per l’innovazione e la sostenibilità nel quadro del Green New Deal”.
E nel quadro dell’Unione bancaria, Gualtieri afferma che l'Italia è disponibile a ragionare “su uno schema di garanzia dei depositi, di incentivi alla diversificazione di tutti i portafogli”, e ricorda che a livello europeo “non c'è ancora un consenso sulla road map”. Per l'Italia, aggiunge Gualtieri, “la revisione del trattamento prudenziale sui titoli di stato sarebbe dannosa e inopportuna” e “per noi è inaccettabile”.
Abete: completare l’unione bancaria e rilanciare il ruolo degli investitori istituzionali
Aprendo i lavori della prima giornata, il presidente di Febaf Luigi Abete riassume i temi cardine dell’edizione 2019 del Rome Investment Forum. Lo fa partendo dal contesto internazionale, e definendo la situazione attuale un “doppio stallo”, caratterizzata cioè da “una crescita mondiale che fatica ad arrivare al 3% e un tasso di inflazione lontano dai target delle banche centrali e dei governi. E’ evidente – aggiunge - che la politica monetaria da sola non basta più”.
Dal piano internazionale a quello europeo: “In Europa sono necessarie politiche fiscali e industriali per realizzare investimenti. Continuiamo a dare fiducia al piano InvestEU, che è positivo sia tra le competenze del commissario Gentiloni”. E rivolto a quest’ultimo Abete afferma di apprezzare “la logica di garanzie del progetto, ma siamo consapevoli che i ritardi accumulati sono tanti”. Ritardi che causano un’incertezza diffusa, che “paralizza le grandi e piccole scelte, le opzioni di policy, gli investimenti, in Europa e soprattutto in Italia”.
“Serve alimentare un circolo virtuoso che parta dal superamento dell’incertezza, favorisca gli investimenti, spinga verso la crescita sostenibile e competitiva. Solo una politica stabile e di lungo respiro, che definisca le regole del gioco senza cambiarle continuamente può condurre a uno sviluppo equilibrato”. Il riferimento è anche alle polemiche di questi giorni intorno al Mes, che Abete definisce un falso problema e un fantoccio polemico.
La politica, insomma, deve adottare una “logica di pacchetto”, di cui “dovrebbe esser parte la garanzia unica sui depositi bancari”.
In un’ottica progettuale di medio-lungo termine “l’Italia deve guardare con attenzione alla proposta franco-tedesca di una conferenza intergovernativa sul futuro dell’Unione”, aggiunge Abete.
Dieci anni dopo la crisi finanziaria, inoltre, è prioritario “completare l’unione bancaria e definire un quadro normativo armonizzato a livello europeo per la gestione della crisi delle banche non assoggettabili a risoluzione e, in generale, rendere più certo, trasparente ed efficiente il sistema della risoluzione: ciò nella consapevolezza che questo tema è reso ogni anno che passa sempre più eventuale per la crescente (e secondo alcuni talora ridondante) attività di prevenzione dell’Autorità di vigilanza”.
“Vanno inoltre rafforzati i sistemi innovativi ed efficienti di garanzia a supporto delle piccole imprese europee”. Infine “occorre rilanciare il ruolo degli investitori istituzionali a sostegno dell’economia reale” e “occorre una strategia complessiva di crescita quantitativa e qualitativa del tessuto imprenditoriale e finanziario dell’Unione europea e del nostro sistema Paese”.
Competitività e sostenibilità: le sfide che attendono l’UE
“In Italia la concorrenza dovrebbe essere la base, e in cima dovrebbe esserci una politica industriale attentamente progettata. Questo ci consentirà di affrontare le sfide della globalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità”, sottolinea il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo nel corso del suo intervento al Rome Investment Forum.
Sfide, quelle snocciolate dall’eurodeputato, che tengono banco nella seconda metà dei lavori della mattinata.
“Se vogliamo far fronte alle grandi sfide che abbiamo dinanzi abbiamo bisogno di ulteriori investimenti”, sottolinea José Manuel González-Páramo, Head of Global Economic and Public Affairs BBVA. Investimenti che devono essere indirizzati in particolare su due settori: economia sostenibile e digitale.
“Il Piano Juncker è stata la prima risposta a questa stagnazione degli investimenti ed è stato un grande successo. Il paradosso attuale è che nell’eurozona c’è un surplus di risparmi di 300 miliardi rispetto agli investimenti. Il settore finanziario dovrebbe far parte della soluzione al problema”.
Soluzione che, secondo David Wright, Chairman Eurofi, consiste in un radicale cambio di passo: “Se continuiamo sulla strada che abbiamo percorso finora, che ha portato a una frammentazione dei mercati, tra cinque anni ci troveremo a parlare sempre degli stessi problemi. Oppure possiamo cambiare e scegliere una seconda via”.
Il punto è cosa fare realmente, quali sono le misure reali che dobbiamo promuovere per il prossimo anno? “Le conclusioni dell’Ecofin sono lunghe 11 pagine, ed individuano 42 priorità. Tra queste: ridurre i costi della quotazione in borsa delle PMI e rafforzare il mercato delle obbligazioni europee per le imprese”. La domanda che si pone Wright è come farlo praticamente.
“L’ingrediente che manca è la politica: non conseguiremo alcun risultato senza un accordo ex ante di alto livello sulle misure oggetto del pacchetto di priorità relative all’Unione economica e monetaria. Abbiamo bisogno di priorità finanziarie ed economiche solide, di un calendario e abbiamo bisogno di un’attuazione spregiudicata delle misure”.
A portare il dibattito sul piano della finanza sostenibile è Mario Nava, direttore delle Horizontal Policies della DG FISMA della Commissione europea. Il piano elaborato dagli esperti assoldati dalla Commissione europea è un ottimo punto di partenza che si muove di pari passo con il dibattito a livello globale su clima e investimenti sostenibili. Ora, afferma, si tratta di capire “come portiamo l’ambizione da un livello europeo a un livello globale”.
In questa prospettiva, i mercati finanziari possono svolgere un ruolo decisivo. Ma è necessario ripristinare la fiducia dei cittadini nel settore, sottolinea Fabrice Demarigny, chair del gruppo di alto livello dell’Unione per i mercati di capitali.
Disporre di mercati finanziari competitivi richiede quattro precondizioni: risparmi a lungo termine, mercati dei capitali, liquidità inserita in un unico pool e condizioni di sostenibilità – prosegue - Questi pilastri esistono in nuce, ma sono ancora frammentati o poco sviluppati.
“Dobbiamo sviluppare i mercati dei capitali pubblici e privati e questo sviluppo dev’essere massimo: in Europa c’è molto margine di miglioramento ed è necessario porre fine alla competizione in materia di sorveglianza e di mettere in campo politiche finanziarie per il digitale davvero ambiziose”.