Mauro Alfonso - AD SIMEST, strategie e incentivi per internazionalizzazione ed export
Oggi le imprese che guardano all’estero possono contare sul set potenziato di strumenti SIMEST. A confermarlo l’AD della società, Mauro Alfonso, che tranquillizza sulle risorse e sulle paure da click day che non ci sarà. E per il futuro consiglia di iniziare a investire su rating, sostenibilità e filiere internazionali, anche tramite i finanziamenti SIMEST.
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Per rilanciare l’economia, l'internazionalizzazione gioca un ruolo chiave. Per questo il governo ha varato il Patto per l’export, un grande programma da 1,4 miliardi di euro, dove un ruolo chiave è giocato da SIMEST, la società che insieme a SACE costituisce il Polo per l'internazionalizzazione del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Per sostenere la proiezione internazionale delle imprese italiane, infatti, i finanziamenti SIMEST che fanno capo al Fondo 394-1981 sono stati modificati, in modo da venire incontro alle necessità delle aziende stremate dalla crisi economica causata dalla pandemia.
Molte le novità:
- inserimento di una quota del finanziamento a fondo perduto;
- assenza dell’obbligo di prestazione di garanzie per accedere al finanziamento;
- aumento degli importi concessi;
- incremento delle aree di intervento, incluse le operazioni sui mercati intra-UE;
- ampliamento della tipologia di imprese finanziabili.
II punto sull'operatività delle misure viene fatto da Mauro Alfonso, l'Amministratore Delegato di SIMEST, in un'intervista a tutto tondo sulle strategie per operare sui mercati esteri, in cui l’AD traccia anche un quadro delle principali direttrici sulle quali, nei prossimi anni, si muoveranno gli investimenti e la competizione internazionale. Con un appello alle aziende: investite oggi - anche grazie agli strumenti messi a disposizione da SIMEST- affinché domani siate in grado di difendere e ampliare le quote di mercato all’estero.
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Quale ruolo è stato attribuito a SIMEST per sostenere le imprese durante la crisi causata dal Covid-19?
Per affrontare la crisi il governo ha affidato a SIMEST risorse finanziarie molto più consistenti rispetto al passato. In questi anni, infatti, l’internazionalizzazione è stata la principale componente di crescita del PIL ed è naturale che adesso, con la crisi che morde, vi si punti ancora di più.
In tale contesto, una fetta importante delle risorse aggiuntive è arrivata a SIMEST che gestisce gli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese (soprattutto PMI) e che ora è impegnata a far arrivare queste risorse alle aziende.
Si tratta di molte risorse. Ma saranno disponibili per tutti?
L’importo che SIMEST gestisce è molto alto, 900 milioni di euro di cui 300 milioni destinati ai soli contributi a fondo perduto. Chiaramente si tratta di una cifra finita, ma pensiamo che sarà sufficiente per tutte le aziende. Se però i fondi dovessero esaurirsi, siamo sicuri che le misure saranno rifinanziate.
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La “macchina” SIMEST è pronta a gestire tutti questi fondi in più, considerando anche che le misure sono state in parte cambiate?
Si, SIMEST è pronta e sta già operando a pieno regime. Nonostante i mesi di lockdown, infatti, siamo riusciti in pochissimo tempo ad adattare le procedure alle maggiori risorse gestite (e quindi ad un numero superiore di domande rispetto a quelle solitamente trattate), garantendo l’erogazione dei finanziamenti in tempi molto brevi.
Volendo fare una metafora, ci hanno dato una cisterna piena d’acqua grande tre volte quella che avevamo e, in pochissimo tempo, siamo riusciti ad adeguare tubature e rubinetti tanto da poter utilizzare tutta l’acqua che abbiamo a disposizione, e anche un po’ di più. Stiamo irrigando il campo efficacemente e abbondantemente, ed è un presupposto fondamentale per un buon raccolto di cui speriamo il nostro Paese possa beneficiare.
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Da quando sono operative le misure? E’ già possibile fare domanda?
Le domande stanno arrivando regolarmente dal 16 giugno, tramite la nostra piattaforma online che è pienamente funzionante. Non c’è nessun pericolo, quindi, di eventuali click day o di una corsa all’invio della domanda. Le imprese possono predisporre comodamente la richiesta di finanziamento ed inviarla online.
Per quanto riguarda invece l’operatività delle misure “aggiornate”, il D-Day sarà il 6 agosto. Si tratta, infatti, del termine tecnico entro cui saranno rese operative tutte le novità - inclusa l’estensione dei finanziamenti SIMEST anche ai mercati all’interno dell’UE - connesso al via libera della Commissione europea sul temporary framework, che amplia il range di aiuti disponibili per le imprese.
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Una delle principali novità sarà la temporanea assenza di garanzie (solo per il 2020) che le aziende devono avere per accedere al finanziamento. Che vantaggi comporta?
Il principale vantaggio è di tipo pratico. In genere, infatti, il rilascio della garanzia – richiesta da SIMEST in base alla solidità del richiedente (maggiore è la solidità, minore è la garanzia richiesta) – da parte di una banca, richiede tempo e non è affatto certo nell’esito. Un processo che, oltre ad essere oneroso per l’impresa, spesso ingessa la procedura di erogazione del finanziamento, arrivando qualche volta a bloccarla qualora l’azienda non riesca ad ottenere le garanzie richieste.
Per il 2020, invece, l’assenza della garanzia velocizza l’erogazione degli incentivi che, nel caso di domande complete, potranno arrivare sui conti correnti delle aziende in circa 30 giorni.
Parliamo di strategie per l’export. Le aziende che guardano ai mercati esteri spesso hanno un problema connesso al rating e al fattore reputazionale. Su questo fronte cosa dovrebbero fare?
Tradizionalmente le aziende italiane sono state caratterizzate da un’abitudine culturale alla “poca trasparenza” con gli operatori di mercato, perché, ad eccezione di quelle quotate, non ne hanno mai avuto realmente bisogno. Adesso però le cose stanno cambiando. Oggi è più difficile accedere alle risorse finanziarie, soprattutto con il deterioramento dell’affidabilità media delle imprese dovuto alla crisi. E in futuro lo sarà ancora di più. La trasparenza, quindi, è un elemento che farà la differenza nella capacità delle aziende di attrarre “interesse” (investitori e/o credito da parte delle banche).
Altro elemento fondamentale da tenere in considerazione nei prossimi anni sarà la sostenibilità. E questo per due motivi. Il primo riguarda i consumatori che sempre di più, ormai, premiano le aziende sostenibili. Il secondo riguarda invece l’accesso alle risorse e al credito. Su questo fronte, infatti, i regulators hanno già stabilito che nei prossimi decenni tutta l’attività del credito sarà condizionata dalla sostenibilità di chi richiede le risorse. La sostenibilità, pertanto, sarà un fattore strategico non solo di competizione, ma anche di accesso alle risorse e, quindi, di sopravvivenza. Il mondo va finalmente verso un modello di sviluppo sostenibile, ed è un trend certo e ineluttabile. La “buona notizia” è che si tratta di una competizione che inizia ora, per tutti. Lavorando sin da subito in tal senso e sfruttando tale fattore in maniera strategica per la crescita e la competitività, le aziende italiane possono posizionarsi in modo ottimale sul mercato.
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Quali sono le altre considerazioni sul rating per quelle aziende che non hanno mai lavorato all’estero e che adesso, invece, vogliono farlo?
Il discorso sul rating è molto ampio. Sicuramente, però, oltre alla trasparenza e alla sostenibilità ci sono altre tre considerazioni che vale la pena fare.
La prima riguarda il rating su un’azienda effettuato dalle banche italiane e che è “strutturalmente viziato”, se così si può dire, da un conflitto di interessi della banca nei confronti dell'impresa. Si badi bene, il conflitto è normale, la banca è un’azienda e trae legittimo profitto dalla relazione con il cliente, però il fatto di doverlo valutare e fare il pricing su questa valutazione di affidabilità la pone in un inevitabile fisiologico conflitto di interesse. Le agenzie di rating esistono proprio per risolvere questo problema e per mitigare le asimmetrie informative tra gli operatori del mercato dei capitali. Diventa, quindi, importante per le imprese ottenere un rating da parte di un soggetto terzo specializzato e autorizzato a tale attività, così da disporre di una valutazione indipendente sulla propria affidabilità.
La seconda considerazione riguarda le PMI. Per questo tipo di aziende, infatti, è difficile ottenere una valutazione dai big players del mondo del rating (S&P, Moody’s, Fitch), le cui metodologie sono molto simili e significativamente penalizzanti per le imprese di dimensioni medio-piccole. La ragione è duplice: da un lato, è difficile che aziende con un EBITDA al di sotto dei 100 milioni di Euro possano avere un rating “investment grade”, dall’altro l’applicazione del cosiddetto “country ceiling” – per cui non può essere assegnata una valutazione superiore a quella dello stato sovrano in cui l’azienda risiede – rende inevitabilmente il rating delle PMI italiane estremamente basso, considerando l’attuale situazione sotto stress del rating della Repubblica Italiana (metodologia che ritengo personalmente errata). Per le PMI italiane potrebbe, quindi, essere utile verificare se ci sono agenzie di rating domestiche ma con standing internazionale, che possano assegnare una valutazione da spendere poi a livello internazionale.
Infine per quelle aziende che fanno specificatamente export e che mirano a inserirsi nelle supply chain delle multinazionali, il rating diventa un elemento importante. Questi grandi player, infatti, vogliono avere conferma della solidità dell’impresa fornitrice nell’assicurare la continuità dell'approvvigionamento nel tempo e della sua qualità.
Tornando alle misure gestite da SIMEST, che tipo di valutazione viene fatta sull’azienda, prima di concedere il finanziamento?
Essendo risorse pubbliche, pagate con il denaro dei contribuenti, le analisi che vengono fatte sono anzitutto sul fronte della liceità della richiesta, quindi controlli antimafia e anti frode; successivamente si procede con una scrupolosa analisi del credito, per verificare che l’azienda sia in grado di restituire il finanziamento. Un controllo che viene effettuato sia tramite valutazioni esterne di agenzie di rating, sia interne di Gruppo, e, per quanto riguarda il Fondo 394, la metrica utilizzata è quella impiegata anche dal Mediocredito Centrale per la gestione del Fondo di garanzia.
Oltre ai finanziamenti agevolati, per operare all'estero le imprese hanno anche bisogno di informazione e formazione sui mercati internazionali. Per questo sarà creato un unico portale CDP-ICE in materia di internazionalizzazione. Cosa ci sarà e quando sarà operativo?
La decisione di avere un unico portale - che sarà pronto nel giro di qualche mese - va nella direzione di “fare sistema”, allineandosi all’esigenza del mercato di trovare strumenti e informazioni su questi temi in un unico sito e mettendo a fattor comune il lavoro di soggetti attivi nella stessa direzione.
Quello che si sta facendo non è solo una razionalizzazione delle informazioni in un unico luogo, fornendo un servizio di informazione più efficace, ma è prevista anche l’integrazione di un’attività di education all’export e all’internazionalizzazione per le aziende interessate. Verranno, infatti, realizzati programmi di training, mettendo a disposizione interlocutori professionali che possano indirizzare le imprese con esigenze più sofisticate verso la dimensione a loro più congeniale.
Oltre a CDP e ITA-ICE, il Patto per l’export coinvolge altri enti. Quali?
Oltre alla galassia CDP e all’ICE, l’altro grande player che sostiene l'internazionalizzazione delle imprese italiane è la nostra rete diplomatica. Un asset di enorme valore che è presente ovunque e a cui le aziende possono rivolgersi per avere assistenza nella prima fase.
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Quali sono stati finora i settori che si sono avvalsi maggiormente di SIMEST? E cosa cambierà in futuro, invece, grazie anche ai nuovi perimetri di intervento?
Storicamente i settori che si sono rivolti a SIMEST sono stati quelli votati in modo fisiologico all’estero, come le macchine industriali o l’automotive.
Il mondo però sta cambiando e oggi per noi è sempre più importante individuare settori con potenziali nascenti significativi, tenendo conto altresì dei criteri strategici di sostenibilità, che saranno adottati anche nelle “investment policy” di SIMEST.
Un campo da gioco fondamentale è quello, poi, delle filiere strategiche: oggi l’urgenza è di sostenerne il consolidamento per resistere all’urto della crisi, affinché domani siano più competitive anche sui mercati esteri. La crisi, infatti comporterà una ricostruzione delle quote di mercato: molte aziende non sopravvivranno e questo lascerà dei vuoti che noi vorremmo fossero occupati delle imprese italiane.
Mutuando un’altra metafora che spesso uso in questi mesi, questa volta di natura calcistica, la tattica di gioco deve essere quella del “catenaccio e del contropiede” con cui la nazionale italiana si è aggiudicata 4 titoli mondiali: una difesa molto forte, insomma, affiancata dal contropiede per segnare quando la difesa dell’avversario è sguarnita.
Parlando di imprese, quindi, la strategia deve puntare, da un lato, al consolidamento delle filiere in Italia, impedendo che i nostri gioielli produttivi cadano in mani straniere, e dall’altro a fare in modo che le nostre aziende vadano all’estero ad acquisire i propri omologhi stranieri, così da costruire filiere internazionali sempre più strutturate.
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Photocredit: SIMEST