Via a domande per Fondo patrimonio PMI. Gualtieri: ora o mai piu'
Da oggi si può fare domanda per il Fondo patrimonio PMI gestito da Invitalia. Non è un click day perché i fondi ci sono, rassicura l’AD Arcuri. Per sostenere la patrimonializzazione anche due crediti d’imposta. Le tre misure rappresentano un intervento senza precedenti che il Ministro dell’Economia Gualtieri invita a cogliere “ora o mai più”.
> Dl Rilancio: le misure per la patrimonializzazione delle imprese
Le tre misure per la patrimonializzazione delle PMI previste dal decreto Rilancio sono un “aiuto senza precedenti”, ha affermato il ministro dell’economia Roberto Gualtieri nel corso della conferenza stampa di questa mattina in cui sono stati presentati gli interventi.
Un'opportunità da cogliere “ora o mai più” perché, spiega Gualtieri, si è resa possibile grazie all’allentamento delle regole europee sugli aiuti di Stato per il Covid. Una situazione, quindi, che difficilmente potrà ripetersi.
Un intervento “pari passu” per la patrimonializzazione delle PMI
Il tridente di misure previste dall’art. 26 del decreto Rilancio - due crediti d’imposta (uno per gli investitori e uno per riassorbire le perdite della pandemia) e il Fondo patrimonio PMI di Invitalia - è stato definito un intervento “pari passu”.
A fronte dell’aumento di capitale operato dalle imprese, infatti, scende in campo lo Stato che affianca gli imprenditori in un percorso verso la crescita dimensionale e che risponde ad una doppia finalità.
Da un lato, infatti, si aiutano le aziende a rispondere alla crisi causata dal Covid-19, anche attraverso un’operazione che riassorbe parte delle perdite.
Dall’altro, invece, si affronta un problema strutturale del tessuto produttivo italiano, quello della sottopatrimonializzazione delle imprese. Un fattore che, oltre a rendere le nostre aziende più fragili nella competizione globale, spesso innesta anche un circolo vizioso, impedendo loro di accedere al credito bancario.
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C’è tempo fino al 31 dicembre 2020
La congiuntura che ha portato alla definizione di queste misure, con un taglio così massiccio, è di quelle difficilmente ripetibili.
Gli interventi per la patrimonializzazione, infatti, sono stati resi possibili dal quadro temporaneo sugli aiuti di Stato varato dalla Commissione UE per rispondere alla crisi economica causata dalla pandemia. Pertanto con lo scadere del temporary framework a fine anno, finiranno anche le misure che da esso dipendono, come appunto quelle per la patrimonializzazione.
Le imprese che quindi vogliono sfruttare questa occasione, hanno tre mesi di tempo per versare l'aumento di capitale. Un periodo non ampissimo ma che, spiega Gualtieri, è compatibile con la procedura deliberativa della stragrande maggioranza delle PMI italiane, spesso a conduzione familiare.
> Per approfondire: cos'è il temporary framework sugli auti di stato
Il credito d’imposta per gli investitori
Come già detto, l’articolo 26 del dl Rilancio prevede tre misure per la patrimonializzazione delle PMI.
Il primo è un credito d’imposta a favore degli investitori che effettuano conferimenti in denaro, partecipando all'aumento del capitale sociale di una o più società.
I destinatari sono quindi le persone fisiche o giuridiche che versano soldi nell'aumento di capitale di un’azienda, beneficiando appunto di un credito d’imposta pari al 20% dell'investimento.
In questo caso - sottolineano i tecnici del MEF durante la conferenza stampa - il limite degli 800mila euro previsti dal temporary framework non si applica all'investitore. Chi vuole, quindi, può procedere a tutti i conferimenti desiderati, purchè nel limite di 2 milioni ad azienda.
Il credito d’imposta sulle perdite registrate nel 2020
Il secondo credito d’imposta, invece, sostiene le imprese nella risposta alla crisi causata dalla pandemia, aiutandole ad assorbire le perdite subite.
Si tratta infatti di un credito d’imposta pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto, al lordo delle perdite stesse, fino a concorrenza del 30% dell’aumento di capitale.
In questo caso i beneficiari diretti sono le imprese conferitarie e pertanto si applica il limite degli 800mila euro previsti dal quadro temporaneo sugli aiuti di Stato.
Il Fondo patrimonio PMI di Invitalia: in 1 mese arrivano i soldi
Oltre ai crediti d’imposta, il decreto Rilancio prevede anche una terza misura a sostegno della patrimonializzazione delle medie imprese. Si tratta del Fondo patrimonio PMI da 4 miliardi, con cui Invitalia procede all’acquisto di obbligazioni o titoli di debito emessi da aziende che hanno effettuato un aumento di capitale pari ad almeno 250mila euro.
In questo caso possono accedervi le imprese (incluse le cooperative) con un fatturato tra i 10 e i 50 milioni. Una base di partenza più alta, dunque, rispetto a quella dei 5 milioni prevista per i crediti d’imposta, ma che intercetta una platea di imprese più adatte a questo tipo di operazioni.
Le tempistiche sono estremamente rapide. Tra l’invio della domanda e l’erogazione dei fondi, infatti, passano 20 giorni se non servono integrazioni documentali. Se invece l’impresa deve produrre altre informazioni, si arriva a 30 giorni.
Le domande possono essere inviate da oggi, 16 settembre, tramite la sezione “Fondo patrimonio imprese” presente sul sito di Invitalia che procederà ad una loro analisi, in ordine cronologico di arrivo.
Attenzione però, non si tratta di un click day. Lo dice a chiare lettere l’AD di Invitalia, Domenico Arcuri, per scongiurare un'inutile corsa all’invio che sarebbe dannosa solo per le imprese. Le risorse a disposizione sono talmente tante - 4 miliardi di euro - che permetteranno di soddisfare tutte le domande valide.
Infine, particolarmente importante per le imprese che vogliono accedere al fondo, è il sistema di premialità previsto. Se infatti la società:
- mantiene tutta l'occupazione che aveva in Italia al momento della richiesta del prestito, fino alla fine del periodo di 6 anni del finanziamento;
- e/o effettua il 30% di investimenti per la tutela ambientale;
- e/o effettua il 30% di investimenti in nuove tecnologie abilitanti;
ottiene una riduzione fino al 15% del valore del rimborso (il 5% per ognuno dei tre fattori).
Photocredit: Ministero dell'economia e finanze (MEF)