Ok del Parlamento al DEF 2024. Giorgetti, quadro programmatico entro l'estate
Camera e Senato hanno approvato le rispettive risoluzioni sul Documento di economia e finanza, il DEF 2024, che quest'anno si limita a fornire il quadro tendenziale di finanza pubblica a legislazione vigente. Il quadro programmatico verrà invece sottoposto al Parlamento entro l'estate, ha spiegato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in audizione presso le commissioni Bilancio, per poi essere inviato a Bruxelles entro la scadenza del 20 settembre.
Il Parlamento europeo approva la riforma del Patto di Stabilità
L'assenza del quadro programmatico, in cui dovrebbero collocarsi le misure specifiche della legge di bilancio 2025, nel DEF 2024, è stata ricondotta dal Governo alla riforma del Patto di Stabilità, approvata il 23 aprile dalla plenaria del Parlamento europeo, con l'astensione degli eurodeputati italiani di centro-destra e del PD e il voto contrario del M5S.
Nel nuovo assetto, ha ricordato Giorgetti nell'audizione parlamentare del 22 aprile, il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma saranno sostituiti dal Piano strutturale nazionale di bilancio a medio termine, che in base alla nuova governance dovrà essere presentato annualmente alle autorità europee entro il 30 aprile. Per l'anno in corso, però, dal momento che mancano ancora le istruzioni attuative da parte della Commissione, vengono a sovrapporsi vecchia e nuova disciplina e si applica un regime transitorio concordato con Bruxelles, per cui il Piano strutturale dovrà pervenire alla Commissione europea entro il 20 settembre.
Primo step della nuova governance macroeconomica dell'Unione è però l'invio, previsto entro il 21 giugno, della traiettoria di riferimento con cui la Commissione europea definirà il profilo temporale di crescita massima dell’aggregato di spesa pubblica netta, cioè l'indicatore in base al quale gli Stati membri dovranno definire il proprio percorso di aggiustamento di bilancio e costruire appunto il Medium term fiscal-structural plan.
In virtù di questo passaggio, mentre si applicano ancora le regole del vecchio Patto di stabilità, il Governo ha presentato un Documento di Economia e Finanza che si limita ad indicare l’andamento tendenziale delle principali grandezze di finanza pubblica a legislazione vigente (sostanzialmente allineato alle previsioni della NaDEF di settembre), rinviando la definizione degli obiettivi programmatici al prossimo step.
Il quadro programmatico, ha assicurato Giorgetti, verrà invece definito entro l'estate e sottoposto al Parlamento prima dell'invio all'Esecutivo UE. Al suo interno dovrebbe trovare posto il rinnovo del taglio del cuneo fiscale sul lavoro, al momento l'unica misura economica che il Governo si è impegnato a confermare nella prossima legge di bilancio.
Allo stesso tempo “il Governo è intenzionato ad effettuare un attento monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica” e “ad adottare misure normative tali da consentire un riallineamento ai valori programmatici ancora vigenti”, ha spiegato il titolare del MEF in audizione. Il nuovo intervento sulle regole dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus, potrebbe consistere nell'allungamento a dieci anni del periodo di fruizione dei crediti d'imposta, ma appare probabile anche una manovra correttiva con nuovi tagli alla spesa pubblica.
L'obiettivo è migliorare il profilo del deficit, che quest'anno condurrà inevitabilmente l'Italia a subire una procedura di infrazione da parte di Bruxelles, riconducendolo sotto la soglia limite del 3% in rapporto al PIL entro il 2026, e ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il PIL nel medio periodo. "Un obiettivo fondamentale – ha sottolineato Giorgetti - che deve essere realizzato per consentire all'Italia di produrre ricchezza e salvaguardare al contempo l'inclusione sociale".
I numeri del DEF. Possibili interventi su Superbonus e nuovi tagli
Passando alle previsioni del DEF, il Documento di economia e finanza prevede una crescita del Pil dell'1% nel 2024, contro il +1,2% stimato a settembre. Il prodotto interno lordo dovrebbe poi crescere dell'1,2% nel 2025 (1,4% nella NaDEF), dell'1,1% nel 2026 (in rialzo rispetto alla precedente stima dell'1%) e dello 0,9% nel 2027.
L'inflazione si attesta invece sotto al 2%, in particolare all'1,6% nel 2024 e all'1,9% nel 2025/2026. Livelli che, ha sottolineato Giorgetti, secondo l'Italia giustificherebbero ampiamente un allentamento dei tassi da parte della BCE. Tiene anche l'occupazione e si prevede un tasso di disoccupazione in costante diminuizione nei tre anni.
“Il quadro tendenziale, aggiornato rispetto alle nuove previsioni di politica economica e all'impatto devastante del Superbonus e simili, fa sì che, a parte il consolidato indebitamento netto del 7.2% nel 2023, le previsioni per il 2024 ci dicono 4.3%, 3.7 per il 2025, 3.0 nel 2026, 2,2% nel 2027”, ha spiegato Giorgetti in conferenza stampa dopo il CdM del 9 aprile. Il deficit tendenziale del 2024 coincide quindi con la stima programmatica della NaDEF, mentre sale leggermente rispetto al programmatico per 2025 e 2026, rispettivamente al 3.6% e al 2.9%.
Per quanto riguarda il debito pubblico, Giorgetti ha spiegato che “da un dato del 137.3% nel 2023 si salirebbe a 137.8 nel 2024, 138.9 nel 2025 e 139.8 nel 2026”, e poi dovrebbe iniziare la discesa. L'andamento del debito è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del pagamento dei crediti del Superbonus, una “enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi che scenderanno in forma di compensazioni, quindi di minori versamenti, nei prossimi anni e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico anche ai fini contabili”, ha continuato il ministro.
Alla luce di questo quadro, il Governo non si sbilancia circa il futuro e, degli impegni elettorali assunti dalla maggioranza, si limita ad assicurare la volontà di rinnovare la decontribuzione in scadenza nel 2024 replicando il taglio del cuneo fiscale anche nel 2025. Saranno però l'ultimo definitivo conteggio dell'ammontare del conto del Superbonus e le indicazioni che verranno dalla Commissione europea a fornire il quadro dello sforzo necessario per rispettare i parametri di bilancio previsti dalla NaDEF e degli spazi effettivamente disponibili.
Data ormai per scontata l'apertura di una procedura per deficit eccessivo quest'anno da parte della Commissione europea, la necessità e la portata di una manovra correttiva si capiranno una volta che saranno chiare le modalità applicative del nuovo Patto di stabilità. Dalle istruzioni della nuova governance macroeconomica europea e dal negoziato con Bruxelles sul Piano strutturale italiano (inclusa l'eventuale estensione della durata a sette anni che l'Italia intende chiedere), ha concluso Giorgetti, dipenderanno "la traiettoria da seguire, le spese da monitorare e da ridurre, dove andare a incidere e tagliare per trovare le risorse per confermare la decontribuzione".
In realtà, il quadro è anche più complesso, come rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), che il 10 aprile ha validato il Quadro macroeconomico tendenziale del Documento di economia e finanza (DEF) 2024, segnalando però che le stime poggiano sull'assunto di una piena e tempestiva realizzazione dei progetti del PNRR e sul graduale venire meno delle tensioni geopolitiche internazionali. "L’instabilità del quadro globale è però tale - segnala l'UPB - per cui le prospettive potrebbero cambiare, anche velocemente e in misura non trascurabile, nel corso dell’orizzonte di previsione".
Il contributo del PNRR alla crescita
Il ruolo non trascurabile dell'incertezza del quadro economico e geopolitico è stato riconosciuto in conferenza stampa dopo l'approvazione del DEF anche dal ministro Giorgetti, secondo cui, nonostante la resilienza dimostrata dall'economia italiana, l'aumento dell'export e i segnali di ripresa della locomotiva tedesca, il contesto “induce alla prudenza”. Allo stesso tempo, il Governo fa affidamento, oltre che sul graduale recupero del reddito reale delle famiglie, anche sul contributo alla crescita degli investimenti e delle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nella sua versione aggiornata e completata dalla settima Missione, il nuovo capitolo REPowerEU, vale 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di prestiti e 71,8 miliardi di sovvenzioni), a fronte dei 191,5 miliardi della dotazione iniziale.
Il Programma nazionale di riforma che rappresenta la terza sezione del DEF propone quindi un'analisi dell'impatto macroeconomico aggregato delle misure di spesa del PNRR, concentrandosi sulle risorse che finanziano progetti aggiuntivi ed escludendo le misure che si sarebbero comunque realizzate in assenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. "Si tratta di prestiti e sovvenzioni RRF (137,7 miliardi), fondi REACT-EU (13,9 miliardi), risorse anticipate del Fondo Sviluppo e Coesione (14,8 miliardi) e risorse stanziate attraverso il Fondo complementare (30,6 miliardi), per un totale di circa 197 miliardi", per effetto dei quali nel 2026, si legge del documento, "il PIL risulterebbe più alto del 3,4 per cento rispetto allo scenario base".
Il Programma nazionale di riforma propone anche un'analisi dell'impatto per Missioni, lungo tutto l'orizzonte di vita del PNRR, e il contributo specifico dato alla crescita dalle riforme.
Sul primo fronte, si legge, "l’apporto più rilevante alla crescita del PIL viene dalla Missione 2 ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, con un contributo cumulato all’incremento del PIL di 2,5 punti percentuali, concentrati nel triennio 2024-2026 e riferibili in gran parte alle Componenti 2 ‘Energia rinnovabile, idrogeno, reti e mobilità sostenibile’ e 3 ‘Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici’". Apporto cui la nuova Missione 7 REPowerEU, contribuirà per 0,3 punti percentuali con riferimento alla crescita cumulata del PIL nel periodo 2021-2026.
Segue per rilevanza la Missione 1 ‘Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo’, che “registra un contributo di 1,9 punti percentuali, in particolare per l’apporto della Componente 1 ‘Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA’ (0,8 punti) e della Componente 2, ‘Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo’ (+0,7 punti percentuali)". Sul podio anche la Missione 4 ‘Istruzione e ricerca’ che "contribuisce alla crescita cumulata del PIL per 1,5 punti percentuali, da attribuire, in gran parte, alla Componente 1 ‘Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università’ (1,1 punti)", seguita dalla Missione 5 ‘Inclusione e coesione’, che "contribuisce per 1,4 punti con una variazione rilevante da attribuire alla Componente 1 ‘Politiche del lavoro’ (+0,8 punti)".
Quanto alle riforme, l'analisi si concentra sugli ambiti istruzione e ricerca, politiche attive del mercato del lavoro, Pubblica Amministrazione, giustizia, concorrenza ed appalti. L'impatto stimato, si legge nel documento, è "un incremento del PIL del 5,6 per cento al 2030 e di circa il 10 per cento nel lungo termine".
Consulta il testo del Documento di economia e finanza - DEF 2024
Consulta la lettera di validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio