Emendamento alla legge di Bilancio 2025 ripristina Decontribuzione Sud
Lo sgravio contributivo, reintrodotto nella manovra 2025 con aliquota ridotta dal 30% al 25% nel 2025 e progressivo decalage fino al 15% del 2029, dovrebbe contare su risorse per oltre 7 miliardi di euro. La decontribuzione Sud assorbirebbe così buona parte dei circa 9 miliardi che il Governo aveva destinato, nel disegno di legge di bilancio approvato a ottobre, al nuovo Fondo per il contrasto del divario occupazionale e lo sviluppo dell’attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese, per sostenere gli investimenti in beni strumentali al Sud.
Decontribuzione Sud, ok alla proroga fino a dicembre 2024
Introdotta in via sperimentale dal decreto Agosto per il trimestre 1° ottobre - 31 dicembre 2020 e poi confermata dalla legge di Bilancio 2021 con un orizzonte temporale fino al 2029, la decontribuzione Sud è una forma di fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno che consiste in un esonero contributivo pari al 30% della contribuzione previdenziale complessivamente dovuta per i lavoratori a tempo indeterminato delle aziende situate nelle otto Regioni meno sviluppate e in transizione, cioè Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
I beneficiari della fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno sono i datori di lavoro privati, anche non imprenditori, ubicati al Sud oppure con sede legale in Regioni non oggetto di decontribuzione, ma che richiedano l'agevolazione per lavoratori impiegati in unità operative localizzate nelle Regioni ammissibili.
La manovra 2021 ha previsto l'operatività della misura fino al 2029, con una progressiva riduzione dell'intensità di aiuto, dall'originario 30% al 20% nel biennio 2026-27 e poi al 10% negli anni 2028 e 2029, ma trattandosi di un aiuto di Stato la sua effettiva operatività è stata di volta in volta autorizzata dalla Commissione europea in relazione al regime normativo vigente. L'ultima autorizzazione di Bruxelles, ai sensi del Temporary Crisis and Transition Framework (TCTF), ha esteso l'esonero contributivo per tutto il 2024, ma solo con riferimento a nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate entro il 30 giugno 2024.
Emendamento salva decontribuzione Sud in legge di bilancio 2025
Per liberare la decontribuzione Sud dall'incertezza delle proroghe concesse da Bruxelles, l'ex ministro per gli Affari europei, la Coesione, il Sud e il PNRR, Raffaele Fitto, aveva ipotizzato di trasformare la misura, "d'intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e più orientato verso gli investimenti". E questa ratio sembrava essere dietro la scelta di non prorogare ulteriormente lo sgravio contributivo nell'ambito della legge di bilancio 2025, ma di destinarne le risorse al Fondo per il finanziamento di interventi volti a ridurre il divario occupazionale e sostenere lo sviluppo dell’attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese, un nuovo strumento votato soprattutto al sostegno dell'acquisizione di beni strumentali da parte delle imprese del Mezzogiorno.
Un emendamento al ddl di bilancio attualmente all'esame della commissione Bilancio della Camera - che entro martedì 17 punta a conferire il mandato al relatore per il passaggio in Aula - prevede invece una nuova proroga della decontribuzione Sud, o meglio di una mini-decontribuzione Sud, confermandone l'orizzonte temporale fino al 2029, ma riducendone gradualmente l'intensità di aiuto.
Mini decontribuzione Sud nella manovra 2025, come funziona
Nell'emendamento alla legge di bilancio 2025 la decontribuzione Sud risulta infatti ridimensionata rispetto all'attuale assetto dell'agevolazione a sostegno dell'occupazione nel Mezzogiorno. L'esonero proposto sarebbe pari al 25% della contribuzione dovuta nel 2025, calerebbe al 20% dal 2026, per poi scendere ulteriormente al 15% nel 2029.
Al finanziamento della misura l'emendamento riserva circa 7,2 miliardi di euro, fino al 2030, risorse che il ddl di bilancio approvato dal Governo destinava invece, con l’articolo 72 della manovra, al Fondo per il finanziamento di interventi volti a ridurre il divario occupazionale e sostenere lo sviluppo dell’attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese. A questo strumento il ddl riservava 9,1 miliardi di euro per il periodo 2025-2029 (2,45 miliardi di euro per il 2025, 1 miliardo per il 2026, 3,4 miliardi per il 2027, di 1,5 miliardi per il 2028 e 750 milioni per il 2029), non solo per il sostegno all’occupazione, ma anche per la concessione di incentivi agli investimenti, in particolare agevolazioni per l’acquisizione dei beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise e nelle zone assistite della regione Abruzzo, come individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.
L'emendamento sulla decontribuzione Sud va invece ad assorbire in grandissima parte queste risorse, con uno scarto di circa due miliardi di euro che dovrebbero riconfluire nella dotazione del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027. Due miliardi, quindi, non più integralmente destinati al Mezzogiorno, ma utilizzabili seconda la consueta ripartizione 80-20 tra Centro-Nord e Sud.
Per approfondire: Incentivi alle imprese nella legge di Bilancio 2025: molti tagli e pochi fondi