Banche: proposta Ue per limitare trading speculativo
Un freno alle operazioni speculative delle trenta maggiori banche europee. E’ questa, in sintesi, la proposta che la Commissione europea ha presentato mercoledì mattina a Bruxelles.
La “Volcker rule” americana si prepara a sbarcare in Europa. Il commissario europeo con delega al Mercato interno Michel Barnier ha appena presentato una proposta di regolamentazione modellata sul provvedimento da poco approvato negli Stati Uniti, con l’obiettivo di limitare le attività speculative delle grandi banche dell’Ue. Un divieto che, insieme ad altri tasselli come l’Unione bancaria, punterà a rendere il sistema più stabile, mettendo nel mirino soprattutto le operazioni sui derivati. Anche se il nuovo assetto è destinato a scatenare le polemiche degli istituti di credito.
Gli esempi stranieri
La regolamentazione è frutto di un lavoro molto complesso di osservazione di altri ordinamenti. Nell’elaborare le proposte la Commissione ha tenuto conto della relazione del gruppo di alto livello presieduto dal governatore della Banca di Finlandia, Erkki Liikanen. Ma ha anche guardato agli esempi che arrivano dagli Usa e dalla Gran Bretagna. “Speriamo di riorientare le attività delle banche verso i correntisti e le operazioni al dettaglio", ha detto Barnier. "Alcune banche dovranno ridurre la rosa delle attività speculative a favore di quello che io penso sia il loro vero lavoro".
Separare la attività dirette ai clienti
Nel merito i tasselli principali del pacchetto sono tre. Il primo è il divieto di negoziazione per conto proprio in strumenti finanziari e in merci, al solo scopo di ottenere un utile per la banca, attività che comporta molti rischi ma nessun beneficio tangibile per i clienti o per l’economia in genere. “Nel 2008 - ha ricordato Barnier - questo tipo di attività rappresentavano una voce rilevante dei bilanci delle grandi banche. Penso sia importante imporre una separazione delle attività di mercato dirette ai clienti dalle attività più a rischio”.
Più poteri alla Bce
Il secondo pilastro della proposta punta a rafforzare il potere dell’autorità di vigilanza e a introdurre l’obbligo, in determinate circostanze, di trasferire attività di negoziazione ad alto rischio (operazioni complesse in derivati e cartolarizzazioni) a entità giuridiche distinte all’interno del gruppo. In questo modo si cerca di limitare l’impatto di operazioni che possono generare grande indebitamento e mettere a repentaglio la banca nel suo complesso. L’istituto di credito avrà la possibilità di non separare le attività se sarà in grado di dimostrare all’autorità di vigilanza che i rischi generati sono attenuati tramite altri mezzi. “Vogliamo obbligare le banche a un dialogo strutturale con l’organo di vigilanza, la Bce”, ha spiegato ancora il commissario. “Mi interessa che gli organi di vigilanza abbiano i mezzi per agire rapidamente. Ricordo solo un dato: le operazioni sui derivati hanno un valore pari a dodici volte il Pil mondiale”.
Limiti allo shadow banking
“Il terzo punto - ha detto ancora Barnier - riguarda la trasparenza di alcune attività finanziarie. Tramite un regolamento a parte proponiamo di rafforzare la trasparenza dello shadow banking, completando le comunicazioni che abbiamo già fatto in materia lo scorso settembre”. In sostanza, l’obiettivo è vigilare su quei soggetti che svolgono attività bancaria pur non essendo istituti di credito in senso stretto. In questo modo sarà possibile evitare che le banche aggirino le limitazioni dei primi due pilastri ampliando la sfera di azione del sistema ombra.