Fondi UE: CoR, coinvolgere regioni in finanziamento riforme strutturali
Il Comitato europeo delle regioni (CoR) boccia la proposta della Commissione Ue di dirottare parte delle risorse dalla Politica di Coesione per il finanziamento di riforme strutturali decise con approccio top-down dagli Stati membri.
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Con un parere, a cura di Olga Zrihen, membro del Parlamento vallone, adottato durante la sessione plenaria, il Comitato europeo delle regioni (CoR) critica la proposta della Commissione europea di dirottare parte dei fondi strutturali della Politica di Coesione sul Programma di supporto alle riforme strutturali (Structural Reform Support Programme – SRSP) e sottolinea l'importanza di garantire un mix di approccio bottom-up e top-down nella gestione dei fondi europei e il coinvolgimento delle autorità regionali e locali.
Fondi UE per le riforme strutturali
A dicembre la Commissione UE ha proposto di istituire, nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale post 2020, uno strumento finanziario dedicato all'implementazione delle riforme strutturali degli Stati membri individuate nel Semestre europeo.
L'entrata a regime di questo nuovo strumento sarebbe preceduta, nel triennio 2018-2020, da una fase pilota, raddoppiando i fondi per l'assistenza tecnica fornita attraverso il Programma di supporto alle riforme strutturali, che sostiene l'attuazione delle riforme segnalate nelle raccomandazioni specifiche per Paese, fornendo aiuto agli Stati membri senza necessità di integrare i fondi europei con cofinanziamenti nazionali.
Nello specifico, Bruxelles ha proposto di incrementare la dotazione del Programma, attualmente pari a 142,8 milioni di euro, con 80 milioni di qui al 2020, mentre altri 80 milioni di euro dovrebbero provenire dai trasferimenti volontari effettuati dagli Stati membri nel quadro della componente dei fondi strutturali e di investimento europei relativa all'assistenza tecnica, per arrivare a una dotazione complessiva di 300 milioni di euro.
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CoR: garantire il coinvolgimento delle autorità locali
La proposta è stata contrastata dal CoR, che rifiuta l'idea di indebolire la principale fonte di investimento a favore delle regioni con un approccio top-down che non terrebbe conto delle esigenze specifiche dei territori e del ruolo cruciale dei governi locali nel portare a terinine le riforme strutturali.
“La proposta manca di trasparenza e di criteri di valutazione ed è più che discutibile l'idea di impegnare risorse finanziarie sostanziali per uno strumento che fornisca assistenza su base puramente volontaria”, ha commentato la relatrice Olga Zrihen. “Vogliamo il sostegno UE per riforme che hanno un valore aggiunto a livello europeo, che rispettino le regole democratiche e che facciano la differenza sul campo”, ha aggiunto.
Ignorare le autorità locali e regionali in quanto partner delle riforme strutturali sarebbe un errore, ha avvertito la relatrice, che al contrario ha suggerito di aggiungere una dimensione territoriale al Semestre europeo.
In generale, secondo il testo approvato dal Comitato delle regioni, ogni ulteriore legame tra le riforme strutturali e la Politica di coesione dovrebbe passare per un ripensamento, in senso più democratico, del Semestre europeo, ad esempio prevedendo un Codice di condotta che disciplini il coinvolgimento delle autorità regionali e locali. “I principi di sussidiarietà, proporzionalità e partenariato dovrebbero essere la base comune non solo della Politica di Coesione, ma di tutte le politiche UE che supportano le riforme strutturali”, ha detto la relatrice.
De Vincenti: nonostante Brexit, Coesione non si tocca
Il voto del Comitato delle regioni è arrivato in coincidenza con l'approvazione in commissione Sviluppo regionale al Parlamento europeo di un'importante risoluzione sul futuro della Politica di Coesione. Partendo dalle conclusioni della Settima relazione sulla Coesione, gli eurodeputati hanno infatti tracciato una serie di proposte per la programmazione post 2020 e hanno definito non negoziabile l'accesso di tutte le regioni europee ai fondi strutturali.
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Il concetto è stato ribadito, nella stessa giornata, dal ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti, intervenendo a un convegno internazionale organizzato a Bologna dalla Regione Emilia Romagna.
"Nonostante Brexit, le Politiche di Coesione devono restare in cima al programma dell'Europa e quindi nel prossimo bilancio UE le risorse per la Coesione non devono diminuire. Tanto per essere chiari, il Governo italiano ritiene inaccettabile sia lo scenario in cui la riduzione è tale che restano fondi strutturali solo per i Paesi dell'Est sia lo scenario che lascia fondi solo alle regioni meno sviluppate”, ha detto De Vincenti, che porterà questa linea al Consiglio europeo dedicato alla Coesione del 12 aprile.
Tra i punti della posizione italiana, ha anticipato De Vincenti, ci sarà anche il no allo scorporo del Fondo sociale europeo dall'insieme dei fondi strutturali, nella convinzione che "politiche di investimento e politiche di inclusione si integrano tra loro".
Photo credit: European Committee of the Regions - © European Union/Fred Guerdin