Politica Coesione – Governo avvia confronto su fondi UE post 2020
Dal no alla condizionalità macroeconomica allo scorporo del cofinanziamento nazionale ai fondi europei dal patto di stabilità, ecco le richieste di Regioni, Province e Comuni sulla Politica di Coesione post 2020.
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Un gruppo di lavoro tecnico sui fondi UE post 2020 che metta a confronto Regioni e Dipartimento per le Politiche di coesione. E' quanto deciso dal tavolo di coordinamento tra Governo, Regioni, Enti locali e Comunità montane sulla programmazione dei fondi europei 2021-2027 che si è tenuto giovedì 4 ottobre a Palazzo Chigi, presieduto dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi.
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L'obiettivo è fare rete e lavorare in sinergia per arrivare a proposte condivise da portare poi come Italia in sede di negoziato UE, ha dichiarato la ministra. Tra i punti di convergenza la necessità di una maggiore semplificazione delle regole e il no alla condizionalità macro-economica. “Se un territorio non dovesse rispondere ai giusti canoni nel rapporto deficit-Pil potrebbe rischiare di perdere risorse: noi non vogliamo che ciò accada perché i cittadini di quei territori che hanno fondamentali non buoni non possono essere doppiamente penalizzati”, ha spiegato.
Dalle amministrazioni regionali è venuto poi un appello per un bilancio UE più ambizioso, che non penalizzi la Politica di Coesione e la Politica Agricola Comune (PAC), “politiche di spesa tradizionali sviluppate sui territori che stanno aiutando questo paese ad uscire dalla crisi”, ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Tra gli obiettivi delle Regioni, ha spiegato Bonaccini, anche ottenere lo scorporo del cofinanziamento ai fondi europei dal patto di stabilità interno.
Più flessibilità per gli Enti locali che spendono di più è invece la richiesta portata dal presidente ANCI e sindaco di Bari, Antonio Decaro, mentre dall'assessore alle Politiche europee del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, è venuto l'appello a contrastare “la forte penalizzazione prevista dai nuovi criteri di riparto dei fondi europei che, a fronte di una riduzione media del 12%, comporterebbero per la Regione una riduzione del 40% nella programmazione 2021-2027”.
Più fondi europei per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del patrimonio pubblico, dalle scuole alle strade, è infine la richiesta avanzata dal vicepresidente dell'Unione delle Province, Nicola Valluzzi. “Abbiamo reso noti i risultati del monitoraggio che abbiamo effettuato sui 30.000 ponti, viadotti e gallerie in gestione alle Province, e i numeri non possono che preoccupare: quasi 6.000 interventi già individuati, di cui più di 1.900 prioritari e urgenti, e più di 14.000 strutture su cui necessitano indagini tecnico diagnostiche, per un totale di più di 3 miliardi di risorse”, ha ricordato Valuzzi, sottolineando che per l'edilizia scolastica, secondo le stime dell'ANCE, servirebbero almeno 40 miliardi.
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