Tra MES e coronabond: stallo sulla risposta finanziaria UE, Eurogruppo rinviato
L’Eurogruppo chiamato a presentare proposte condivise per fare fronte all’emergenza sanitaria e mettere a punto gli strumenti per sostenere la ripresa economica si è concluso con un nulla di fatto. Il presidente Mario Centeno ha quindi deciso di sospendere la riunione che riprenderà domani. Un’analisi delle proposte sul tavolo.
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A quasi due settimane dal Consiglio europeo che ha visto i leader divisi sulle risposte all’emergenza coronavirus, l’Eurogruppo è chiamato a trovare un compromesso fra le diverse proposte. La riunione del 7 aprile si è chiusa dopo una notte di trattative, con un nulla di fatto.
Dopo 16 ore di negoziato, i dirigenti politici hanno preferito sospendere i lavori. “Ci siamo avvicinati a un'intesa ma ancora non ci siamo”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno. “Il mio obiettivo rimane quello di creare una forte rete di protezione contro le conseguenze del Covid-19”.
A quanto pare, nel corso della riunione sarebbero stati fatti dei passi avanti verso l'apertura a un fondo per la ripresa che preveda l'emissione di titoli del debito comuni, i cosiddetti Recovery bond, mentre sarebbe in stallo la proposta di un MES senza condizioni, che continua ad essere osteggiata dall'Olanda.
Il ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri, ha ribadito che il Governo manterrà la stessa linea anche per i negoziati del 9 aprile: “Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all'altezza della sfida del Covid-19. È il momento della responsabilità comune, della #solidarietà e delle scelte coraggiose e condivise”.
Nonostante i progressi nessun accordo ancora all’#Eurogruppo. Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all'altezza della sfida del #COVID19.
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) April 8, 2020
È il momento della responsabilità comune, della #solidarietà e delle scelte coraggiose e condivise. pic.twitter.com/QuLbQOZa1y
In un tweet, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha spiegato: “Riprenderemo domani. Insieme al ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz lanciamo un appello a tutti i paesi membri a essere all'altezza delle sfide eccezionali per ottenere una intesa ambiziosa”.
Le ipotesi sul tavolo dell’Eurogruppo
La frattura più evidente resta quelle tra i Paesi del Nord e del Sud sull’emissione comune di debito, i cosiddetti coronabond, eurobond o recovery bond. Proposta fortemente caldeggiata dall’Italia e ribadita anche da Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Mes no, Eurobond assolutamente sì".
Ma i Paesi rigoristi, Olanda in testa, restano fermi sul no: “A nostro avviso la Bce sta facendo abbastanza e gli eurobond non rappresentano una soluzione”, ha dichiarato il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra.
La seconda strada è quella suggerita appunto dal fronte nordico, guidato da Olanda, Finlandia e Austria, di ricorrere al Meccanismo europeo di stabilità, il MES.
I Paesi nordici vorrebbero introdurre un approccio a due fasi: prima verrebbero concesse condizioni lievi, poi, superata l'emergenza, si vorrebbe imporre agli Stati che ricorrono al MES di attuare riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti, migliorando le performance della propria economia.
Per i rigoristi si tratta di una posizione ragionevole, che non prevede l'arrivo della temuta Troika, ma i Paesi del Sud non vogliono sentir parlare di condizioni. Per l'Italia, in particolare, sarebbe impossibile accettare qualsiasi condizionalità, legata all'utilizzo delle linee del MES.
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La terza via è rappresentata dall’asse franco-tedesco: si tratta di una proposta di mediazione che di fatto rappresenta un compromesso fra i due schieramenti - se da un lato, infatti, la Germania ha abbandonato l’intransigenza iniziale, dall’altro Francia, che al Consiglio europeo si era presentata tra i fautori degli eurobond, si è aperta all’ipotesi del Fondo salva stati.
L’ipotesi franco-tedesca vale 500 miliardi, cui si andrebbero ad aggiungere gli interventi della BCE, e prevede:
- il ricorso a una nuova linea di credito del Fondo salva Stati, ma con una "condizionalità" che sia la più leggera possibile, che vale poco più di 400 miliardi;
- il sostegno della Banca europea degli investimenti alla liquidità delle imprese private, pari a 200 miliardi;
- il ricorso al dispositivo SURE, uno strumento di solidarietà da 100 miliardi per sostenere il reddito dei lavoratori e aiutare le imprese.
Sugli ultimi due punti della proposta c’è un accordo trasversale, ma è sul primo punto che potrebbero emergere contrasti.
Quindi la proposta francese si è arricchita ulteriormente, e ieri il ministro delle Finanze Bruno Lemaire ha proposto una mediazione che guarda oltre la crisi del coronavirus: un Fondo di solidarietà della durata "da tre a cinque anni", che dovrebbe emettere titoli di debito sui mercati, con garanzie comuni, per mobilitare finanziamenti che potrebbero arrivare al 3% del Pil complessivo dell'UE, sotto forma di prestiti di lungo termine (15-20 anni) a tassi bassissimi.
Per un piano Marshall Bruxelles punta sul bilancio 2021-2027
In un’ottica di lungo periodo si pone anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: "Abbiamo bisogno di massicci investimenti, di un piano Marshall per l'Europa. Al centro ci dovrebbe essere un forte e nuovo bilancio europeo", ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che domani presenterà il suo piano per la ripresa economica a seguito della crisi del coronavirus.
A febbraio gli Stati membri non hanno trovato un accordo sul bilancio europeo 2021-2027, e il tema sarà anche sul tavolo dell'Eurogruppo.
Per la Commissione il bilancio europeo può assicurare “una dimensione di copertura geografica” ampia che permetta di evitare “fratture tra alcuni Paesi e altri per assicurare che la ripresa sia omogenea in tutta l'UE”.
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