Banda ultralarga: perché servono 10 miliardi nel Recovery plan?
Per coprire le aree a rischio di mercato e garantire la transizione digitale del paese. Lo ha ribadito questa mattina il presidente di Confindustria Digitale, Cesare Avenia, in un'audizione alla Camera, dando seguito alla richiesta presentata ieri da Asstel.
5G, cloud e cybersicurezza: cosa c'è nel Recovery plan per il digitale
Nel pomeriggio del 9 febbraio, infatti, il presidente di Asstel, Pietro Guindani, ha fatto il punto sugli investimenti per la banda ultralarga previsti dal Recovery plan, e ha lanciato un appello: all'Italia servono 10 miliardi per la banda ultralarga.
Banda ultralarga: le imprese chiedono più investimenti nel Recovery plan
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) gli investimenti per le connessioni veloci sono previsti dalla seconda componente 'Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo' della prima missione 'Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura'.
Nel dettaglio, è il quarto l'intervento dedicato a 'Banda Larga, 5G e monitoraggio satellitare', che conta su un totale di 4,20 miliardi di euro.
Ma, come ha ben evidenziato Guindani durante la sua audizione, di queste risorse solo 1,1 miliardi sono effettivamente 'nuovi' stanziamenti - aggiuntivi a quelli già in essere - da destinare al potenziamento delle reti digitali in Italia. Si tratta di una cifra insufficiente, pari a meno dello 0,5% del budget complessivo del Recovery plan, per traghettare l'Italia verso un futuro sempre più digitale.
Da qui la richiesta da parte di Asstel al prossimo Governo di portare a 10 miliardi di euro gli investimenti per le connessioni veloci nel PNRR, posizione pienamente condivisa da Confindustria Digitale. Secondo Avenia, infatti, la banda ultralarga è un "abilitatore per lo sviluppo del paese", che grazie agli investimenti del Recovery plan dovrà rinascere più digitale e veloce, senza ulteriori ritardi.
Le risorse aggiuntive che le imprese chiedono per la digital transition dell'Italia sono prima di tutto in linea, in termini percentuali, con le cifre stanziate dagli altri paesi europei nei rispettivi Recovery plan - ha sottolineato il presidente di Confindustria Digitale - e poi sono necessarie per coprire le aree a rischio di mercato, dove gli operatori sono più restii ad investire.
Gli investimenti per la banda ultralarga devono essere abbinati a quelli per lo sviluppo delle competenze digitali degli italiani, ha sottolineato Avenia, ricordando che "senza formazione non si va da nessuna parte".
Per colmare il digital divide che caratterizza il nostro paese sono in corso diversi interventi, tra cui il Piano Voucher, ha fatto presente l'amministratore delegato di Infratel Italia Marco Bellezza nel corso della sua audizione alla Camera il 9 febbraio. Bellezza ha annunciato che il Cobul è al lavoro per avviare la fase 2 del Piano, che amplia l'accesso ai bonus digitali alle famiglie con ISEE superiore a 20mila euro e alle imprese.
Agcom: via alla mappatura dell'ecosistema digitale
Il 9 febbraio l'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (Agcom) ha avviato un’indagine conoscitiva per mappare l’ecosistema digitale italiano in tutte le sue componenti e in relazione al quadro normativo nazionale e internazionale.
L'indagine ha un doppio scopo: da un lato testare una metodologia per la ricognizione sistematica delle criticità che emergono dall’evoluzione continua dei servizi erogati dalle piattaforme online; dall'altro svolgere una analisi comparativa degli ordinamenti giuridici internazionali, che metta l’Autorità in condizione di affrontare le nuove sfide poste dall’ecosistema digitale.
La metodologia MAMP - AGCOM Methodology for Mapping, Assessing and Making Policies ha l’ambizione di intercettare tutti i servizi attualmente offerti sulle piattaforme online facendone emergere, accanto ai vantaggi individuali e collettivi anche i rischi e le problematiche: dai comportamenti illeciti che mettono in pericolo le piccole e medie imprese, all’hate speech e più in generale alle violazioni individuali o massive dei diritti fondamentali capaci di compromettere l’integrità dei processi democratici, l’autonomia decisionale degli individui, la tenuta del tessuto sociale, il pluralismo informativo e la tutela dei minori.
Recovery plan: per l’Italia digitale servono riforme e cooperazione con imprese