Recovery Plan: via libera del CdM, oggi l’invio a Bruxelles
Il Consiglio dei ministri del 29 aprile ha dato il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza, al Fondo complementare al Recovery da 30 miliardi e al rifinanziamento per 15,5 miliardi del Fondo sviluppo e coesione (FSC).
Incassato il via libera del Parlamento, il Governo si è riunito in due occasioni il 29 aprile prima di varare definitivamente il PNRR, che oggi arriva a Bruxelles.
"La scadenza del 30 aprile non è mediatica: se si arriva prima, si avranno i fondi prima", ha sottolineato Draghi in Aula alla Camera in replica sulle comunicazioni relative al Recovery Plan.
Draghi: il PNRR non è solo un insieme di progetti, numeri, obiettivi e scadenze
"Sbaglieremmo tutti a pensare che il PNRR sia solo un insieme di progetti, di numeri, obiettivi, scadenze. Nell'insieme dei programmi c'è anche e soprattutto il destino del Paese", dichiara Draghi aprendo il discorso sulla presentazione del Recovery Plan a Montecitorio.
Il primo obiettivo del Recovery, sottolinea Draghi, ha un orizzonte ravvicinato, per "riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il pil caduto è dell' 8,7, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell'occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l'impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli".
"Con una prospettiva più di medio-lungo termine, il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico. Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica", prosegue il premier.
"Il Piano è articolato in progetti di investimento e riforme. L'accento sulle riforme è fondamentale - ha spiegato il presidente del Consiglio - Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne. Le riforme e gli investimenti sono - ha aggiunto il premier - corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni".
"Corruzione, stupidità, interessi costituiti continueranno ad essere i nostri nemici e sono certo saranno battuti. Ma c'è anche l'inerzia istituzionale che si è radicata per la stratificazione di norme negli ultimi 30 anni. Le riforme ci aiuteranno a superarle e per questo sono così importanti". E ha aggiunto: se falliamo "a pagare il prezzo saremo noi ma anche per il futuro dell'Europa perché non sarà più possibile convincere gli altri europei a fare una politica fiscale comune".
I numeri del Recovery
"Oltre al PNRR da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi sono stati stanziati, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche", come la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria - che sarà una vera alta velocità - e l’attraversamento di Vicenza relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia, ha spiegato Draghi.
"È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro". A tali risorse, si aggiungono poi quelle "rese disponibili dal programma REACT-EU che vengono spese negli anni 2021-2023. Fondi per ulteriori 13 miliardi", ha specificato il presidente del Consiglio. "Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro".
Quanto alla suddivisione per tematiche, il premier snocciola qualche percentuale: "Se si tiene conto solo di RRF e del Fondo Complementare, la quota dei progetti verdi è pari al 40% del totale. Quella dei progetti digitali il 27%, come indicato dalle regole che abbiamo deciso in Europa".
Inoltre, "il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40%".