Non solo Fondo 394. Quanto vale il contributo Export di Simest
A dirlo gli ultimi dati pubblicati dalla società del Gruppo CDP che confermano come dall’inizio dell’anno la misura finanziata dal Fondo 395-73 abbia sostenuto l’export per oltre 350 milioni di euro.
Simest: il Contributo Export sul Credito Fornitore si apre alle PMI
C’è il mondo nell’elenco di paesi raggiunti dalle imprese italiane che, grazie al Contributo export di SIMEST, hanno potuto esportare più facilmente e in maniera più competitiva i propri prodotti all’estero. Oltre infatti alle vicine Spagna e Francia, le aziende supportate da SIMEST grazie alla misura in questione hanno venduto in 22 Paesi esteri tra cui il Messico, il Sudafrica, la Turchia, gli USA, la Cina, il Vietnam, il Pakistan e l’India, solo per citarne alcuni.
Che cos’è il Contributo Export su Credito fornitore
La misura fa capo al Fondo 395-73, un fratello minore (ma solo per fama) della rockstar che è diventato il Fondo 394-81, ma che in realtà è altrettanto utile per le aziende che vendono sui mercati esteri.
Grazie al Fondo - che SIMEST gestisce in convenzione con il Ministero degli Esteri - viene infatti erogato un contributo in conto interessi a fondo perduto direttamente all’esportatore italiano, consentendogli in tal modo di offrire dilazioni di pagamento a condizioni di acquisto competitive dei suoi prodotti.
Più nello specifico si tratta di un aiuto che viene erogato all’azienda italiana nel momento in cui avviene lo sconto dei titoli di pagamento presso un istituto scontante (cambiali, stand by L/C, lettere di garanzia) emessi dall’acquirente estero a fronte delle rate di pagamento dovute.
Il Contributo Export, infatti, va a compensare la differenza – se positiva – tra il tasso di sconto richiesto dall’istituto scontante e il tasso di interesse per la dilazione del pagamento ottenuto dall’esportatore italiano, consentendo a quest’ultimo di azzerare/minimizzare i costi dell’operazione.
L’identikit delle imprese che richiedono il Contributo export di SIMEST
Stando ai dati delle quasi 50 imprese che dall’inizio dell’anno SIMEST ha sostenuto - con circa 90 operazioni di esportazione per un controvalore di circa 350 milioni di euro - emerge che a ricorrere maggiormente all’aiuto è l’Italia che esporta macchinari.
Tra i settori merceologici trainanti ci sono infatti quello delle macchine agricole, dei macchinari tessili, delle macchine per la lavorazione degli alimenti, delle macchine per il packaging e gli impianti per la produzione della carta, a cui si affiancano settori come quelli relativi ai macchinari per la lavorazione del vetro e dei metalli.
Tra le imprese supportate ci sono ad esempio Travaglini, PMI di Cinisello Balsamo che ha esportato negli USA macchinari per la produzione di salumi per circa 10 milioni di euro. O anche Marzoli Machine Textile, PMI di Palazzolo sull’Oglio (BS), che produce macchinari per la preparazione e la filatura di fibre a taglio cotoniero per i settori dei tessuti e dei tessuti non tessuti. La società ne ha esportati 2 in USA per 13,5 milioni di euro e 1 in Vietnam per un totale di 13,3 milioni di euro.
Ma a richiedere il Contributo export sono state anche diverse MidCap come Faresin Formwork, leader mondiale nella progettazione, produzione e messa in opera di casseformi per l’edilizia. Grazie al Contributo Export di SIMEST, infatti, l’azienda con sede a Breganze (VI) ha perfezionato una fornitura in Islanda per circa 1,7 milioni di euro, a cui si aggiunge la partnership che il Gruppo ha con SIMEST in Australia.
SIMEST lancia due nuovi contributi per l’export delle imprese
Foto di Malte Luk da Pexels