Investimenti idrici: nel PNIISSI fabbisogni per 12 miliardi. Si inizia con 900 milioni
Oggi il MIT ha presentato il Piano Nazionale per gli Interventi nel Settore Idrico (PNIISSI) una delle riforme del PNRR per favorire l'attuazione degli investimenti nell'ambito delle infrastrutture di approvvigionamento idrico. I progetti confluiti nel Piano, e selezionati attraverso un bando dell’anno scorso, cubano circa 12 miliardi. Di questi, 900 milioni sono stati inseriti in un primo stralcio di programmazione. Il resto sarà invece individuato nei prossimi anni, via via che emergeranno risorse.
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Più nello specifico la presentazione del PNIISSI è stata effettuata dal ministro per le infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, nel corso della Cabina di regia per l’idrico istituita l’anno scorso dal c.d. Decreto Siccità (DL 39/2023).
Davanti ad una platea composta dai colleghi di altri dicasteri, Salvini ha dunque proposto il nuovo piano di settore PNIISSI, previsto da una delle riforme del PNRR.
Che cos’è il PNIISSI e come funziona
Tra le misure PNRR di competenza del MIT, per il settore idrico rientra infatti anche la Riforma 4.1 “Semplificazione normativa e rafforzamento della governance per la realizzazione di investimenti nelle infrastrutture di approvvigionamento idrico” prevista nell’ambito della M2C4.
Essa prevede l'adozione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (PNIISSI) chiamato a sostituire e unificare in un unico strumento programmatorio e di pianificazione le sezioni “Invasi” e “Acquedotti” del previgente Piano nazionale degli interventi per il settore idrico.
L'obiettivo è quello di avere uno strumento di pianificazione di infrastrutture idriche strategiche per l’approvvigionamento idrico con una visione di medio-lungo termine, che sarà attuato dal MIT per stralci successivi in funzione delle risorse finanziarie progressivamente disponibili.
Concretamente parliamo di un Piano di investimenti del settore idrico - segnatamente in quello delle infrastrutture dell’approvvigionamento primario e delle reti di distribuzione - capace di superare i limiti delle precedenti programmazioni basate su una metodologia di tipo additivo consistente nella semplice elencazione degli interventi proposti a scala locale, senza una loro valutazione di efficacia di tipo sistemico.
Il PNIISSI, invece, punta ad un maggiore coordinamento fra i vari settori (agricolo, idropotabile, industriale, etc) al fine di affrontare il tema delle grandi infrastrutture idriche nazionali, sia in termini di nuove opere che di salvaguardia del patrimonio esistente, con visione coordinata, finanziamenti adeguati agli obiettivi strategici da perseguire e regole certe e condivise per l’individuazione delle priorità, nel rispetto di un governo unitario della risorsa idrica, tesa a regolamentare i trasferimenti di risorsa sulla base dei fabbisogni idrici e delle disponibilità delle singole regioni.
Ebbene alla luce di ciò, nel 2023 il MIT ha lanciato un bando rivolto a Regioni, province e Enti di governo d’Ambito interessati ad inserire i propri progetti/investimenti all’interno del PNIISSI. Il risultato è stato l’invio di 562 proposte, di cui 521 dichiarate ammissibili per un importo di circa 12 miliardi di euro. Dalla loro classificazione in 4 classi (A, B, C e D) è scaturita la proposta di PNIISSI, la cui attuazione è prevista per stralci successivi in funzione delle risorse finanziarie progressivamente disponibili.
In attesa dell’approvazione formale del PNIISSI, il MIT ha intanto varato un primo stralcio di programmazione finanziato con circa 900 milioni di euro. Risorse a cui si aggiungono ulteriori 50 milioni di euro per incentivare l’avanzamento delle progettazioni delle opere già pianificate, affinché possano raggiungere la programmazione più velocemente.
Vale la pena sottolineare che, anche grazie al PNRR, nell’ultimo periodo il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa, arrivano a quasi 4 miliardi l'anno. I numeri sono quelli di Utilitalia forniti qualche mese fa. Nel sottolineare l’effetto positivo generato dal recovery Plan italiano, però, la Federazione ha sottolineato però come il fabbisogno di settore sia di almeno 6 miliardi l'anno. Pertanto secondo il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, “serviranno risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l'anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l'anno dopo la chiusura del PNRR, per innalzare l'indice di investimento annuo e raggiungere i 100 euro per abitante, avvicinandosi così alla media di altri Paesi europei di dimensione simile all'Italia".
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