UE divisa sul futuro del Fondo sociale europeo
Certamente la crisi economica ha contribuito non poco a frenare gli entusiasmi circa le prospettive di crescita e di stabilità economica e politica connesse al "sistema Europa" e alla politica di coesione e oggi gli Stati membri appaiono divisi tra la tentazione di riportare la gestione di risorse strategiche per il sostegno all'occupazione sotto il controllo nazionale e la difesa dell'organizzazione attuale.
Diversi Stati guardano infatti con favore all'eventualità di una nazionalizzazione del Fondo sociale europeo, destinato a sostenere l'occupazione e attualmente gestito all'interno della politica comunitaria, e negli ultimi mesi si è parlato di attribuire agli Stati membri la responsabilità di queste risorse per il periodo di programmazione 2014-2020.
Un'idea che, seppur non ancora formulata concretamente, ha allarmato i paesi dell'Est, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, principali beneficiari del Fondo sociale europeo, che si sono rivolti al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, per chiedere il mantenimento del FSE nell'ambito della politica di coesione.
Sulla stessa linea si è espressa l'Assemblea delle Regioni d'Europa (ARE), secondo cui la nazionalizzazione del Fondo finirebbe per ostacolare l'efficacia della politica globale.
Per ora non vi è stata nessuna conferma di una estromissione del FSE dalla politica di coesione da parte della Commissione europea, tuttavia il portavoce Olivier Bailly ha anticipato che ci saranno evoluzioni nella gestione del Fondo e la Commissione lancerà nelle prossime settimane un dibattito ufficiale sull'argomento.