Semestre Europeo: in Italia occupazione critica per Sud, donne e giovani
Dopo la prima parte, con il via libera ai Piani strutturali di bilancio a medio termine (PSB) di 22 Stati membri, tra cui l'Italia, oggi la Commissione europea ha presentato la seconda parte del pacchetto d'autunno del Semestre europeo che comprende: la proposta di raccomandazione della Commissione sulla politica economica della zona euro per il 2025, la relazione 2025 sul meccanismo di allerta e la proposta di relazione comune sull'occupazione 2025. Relazione, quest'ultima, che vede per l'Italia importanti sfide nel mercato del lavoro, soprattutto al Sud e per donne e giovani.
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Quello presentato in due parti, tra il 26 novembre e oggi, è il primo pacchetto d'autunno del Semestre europeo dall'introduzione del nuovo Patto di stabilità, che ora Eurogruppo e Consiglio sono chiamati ad esaminare e ad approvare.
A seguire, con il pacchetto di primavera 2025, la Commissione pubblicherà invece delle raccomandazioni specifiche per paese volte ad affrontare le principali sfide per ciascuno stato membro emerse dalle relazioni presentate oggi.
Proposta di raccomandazione sulla politica economica della zona euro per il 2025
All'interno del pacchetto odierno, la Commissione ha presentato anzitutto una raccomandazione per la zona euro che fornisce ai paesi che condividono la moneta unica una consulenza strategica sulle questioni che incidono sul funzionamento dell'eurozona nel suo complesso.
La raccomandazione per la zona euro di quest'anno sollecita gli Stati membri ad agire sia individualmente, in particolare attraverso l'attuazione dei loro Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR), sia collettivamente in seno all'Eurogruppo per migliorare la competitività, promuovere la resilienza economica e continuare a garantire la stabilità macroeconomica e finanziaria.
In particolare la raccomandazione invita a:
- rafforzare l'innovazione, anche nell'ambito delle tecnologie critiche;
- migliorare il contesto imprenditoriale, potenziando l'accesso ai finanziamenti e riducendo gli oneri amministrativi e la complessità normativa;
- sostenere gli investimenti pubblici e privati nei settori delle priorità comuni, quali le transizioni verde e digitale e lo sviluppo di capacità di difesa;
- promuovere il miglioramento delle competenze dei lavoratori e la loro riqualificazione e, nel contempo, aumentare ulteriormente la partecipazione al mercato del lavoro;
- garantire il rispetto del nuovo quadro di bilancio, migliorare la sostenibilità del debito e monitorare i rischi per la stabilità macrofinanziaria.
Consulta la Raccomandazione per la zona euro
Relazione sul meccanismo di allerta
La relazione sul meccanismo di allerta funge da strumento di screening per individuare potenziali squilibri macroeconomici che potrebbero incidere sull'economia dei singoli Stati membri o dell'UE nel suo complesso. Di fatto il documento segna l'inizio del ciclo annuale della procedura per gli squilibri macroeconomici, evidenziando quali Stati membri necessitano di esami approfonditi volti a determinare l'eventuale presenza di squilibri al loro interno.
Nel 2025 saranno preparati esami approfonditi per i 9 paesi nei quali erano stati individuati squilibri o squilibri eccessivi nel 2024. Oltre all'Italia, si tratta di: Germania, Grecia, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e Svezia.
La relazione sul meccanismo di allerta di quest'anno conclude che, nel caso dell'Estonia, è giustificato un esame approfondito ulteriore in ragione del rischio specifico di nuovi squilibri emergenti. Il paese continua infatti a dover far fronte all'accumularsi di perdite di competitività di costo dovute alle forti pressioni sui costi, al peggioramento delle partite correnti, all'aumento dei prezzi delle abitazioni e all'indebitamento delle famiglie.
Consulta la relazione sul meccanismo di allerta
Proposta di relazione comune sull'occupazione
Infine, la Commissione ha presentato una proposta di relazione comune sull'occupazione che evidenzia la resilienza del mercato del lavoro dell'UE: il tasso di occupazione nell'Unione ha raggiunto il livello record del 75,3% nel 2023 ed è ulteriormente salito al 75,8% nel secondo trimestre del 2024, mentre il tasso di disoccupazione è sceso a un minimo storico del 6,1% nel 2023, tendenza proseguita anche nel 2024.
Di contro, Bruxelles evidenzia che nel 2023 la produttività del lavoro ha continuato a decelerare, dopo aver già subito un notevole rallentamento tra il 2010 e il 2019. Ciò potrebbe compromettere la capacità dell'UE di competere a livello mondiale e di mantenere la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il miglioramento del tenore di vita.
Quanto al potere di acquisto, la Commissione evidenzia che i salari reali hanno iniziato a riprendersi nella seconda metà del 2023, con l'allentamento delle pressioni inflazionistiche, ma senza arrivare a riassorbire completamente la perdita di potere d'acquisto degli anni precedenti. Un tema, quello della garanzia di salari minimi adeguati, che secondo Bruxelles resta essenziale affrontare per proteggere i lavoratori a basso salario e ridurre la povertà lavorativa. In parallelo, l'Esecutivo UE segnala le carenze di manodopera e di competenze che attualmente frenano la crescita della produttività delle imprese europee, l'innovazione e la competitività. Temi al centro del piano d'azione presentato dalla Commissione nel marzo 2024.
Infine, la relazione monitora i progressi compiuti in relazione al Pilastro europeo dei diritti sociali, registrando progressi verso il conseguimento dell'obiettivo principale in termini di tasso di occupazione, ossia il 78% entro il 2030, ma ancora un lungo percorso da compiere per assicurare che il 60% degli adulti partecipi ogni anno ad attività di apprendimento e per ridurre di almeno 15 milioni il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale.
Per quanto riguarda l'Italia, la relazione UE rileva "importanti sfide nel mercato del lavoro", soprattutto per il Mezzogiorno: il tasso di occupazione medio del 66,3% nel 2023 si colloca infatti nove punti percentuali sotto la media UE ed è distante dai livelli di Sud (52,5%) e Isole (51,5%). Preoccupa anche il gender gap, che Bruxelles classifica come una "situazione critica": 19,5 punti percentuali, oltre il doppio della media Ue e "senza miglioramenti significativi nell'ultimo decennio". Infine, nonostante i progressi, la quota di 'Neet', giovani che non studiano e non lavorano, risulta in Italia tra i tassi più alti in UE.