Conferenza Cancun: la creazione di un fondo verde il principale risultato
Approvata la creazione di un Fondo verde e assunto l'impegno a ridurre le emissioni di gas serra e a contenere il riscaldamento globale. Così si chiude la 16° conferenza ONU sul clima, compiendo un passo avanti rispetto a Copenaghen, ma senza fissare obiettivi vincolanti per i singoli Stati e rimandando la decisione sui problemi più controversi al prossimo summit.
Il documento di 32 pagine approvato a Cancun raccoglie la raccomandazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul riscaldamento globale (Ipcc) a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dal 25 al 40% al 2020, con l'obiettivo di contenere l'innalzamento della temperature nel limite di 2 gradi celsius.
La volontà di dar vita ad una "azione urgente" in questo senso dovrà però essere convertita in vincoli precisi per i Paesi e il semplice invito a dotarsi di nuovi obiettivi prima del 2012, anno di scadenza del protocollo di Kyoto, non sembra convincente a molti degli esperti che hanno partecipato alla conferenza.
Un modo di procedere che ha sostanziato l'opposizione all'accordo da parte della Bolivia, che ha contestato l'assenza di misure idonee a mantenere il riscaldamento globale entro i due gradi.
Allo stesso modo dovranno concretizzarsi le risorse promesse per il cosiddetto Fondo verde, che dovrà sostenere i paesi in via di sviluppo nell'adattamento ai cambiamenti climatici e nelle azioni di mitigazione delle emissioni delle industrie che producono energia.
A Cancun è stato infatti confermato l'impegno già stabilito a Copenaghen, cioé lo stanziamento di 30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2013, cui dovrebbero aggiungersi ogni anno 100 miliardi di dollari fino al 2020, mentre permane l'incertezza sugli incentivi ai paesi tropicali per contrastare la deforestazione.
Resta infine aperta la partita sul Protocollo di Kyoto: il Giappone non acconsente a prorogarlo nei suoi termini attuali, ma solo a condizione di procedere ad una nuova formulazione delle regole. Nuove regole non ancora specificate, tra cui però si teme l'intenzione di cancellare il principio delle "comuni ma differenziate responsabilità", che attribuisce ai Paesi più avanzati e industrializzati oneri più gravosi per gestire conseguenze ambientali che hanno contribuito in misura maggiore a produrre.
Un tema sul quale il capo della delegazione boliviana Pablo Solon interviene con una battuta piuttosto esplicativa: "Tutti vogliono vivere in una casa più bella, ma nessuno distruggerebbe la vecchia senza aver costruito prima quella nuova".