Economia circolare – ENEA, creare agenzia nazionale
Il presidente di ENEA Federico Testa propone di creare anche in Italia di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse.
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Dare vita a un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse, sull’esempio di Paesi come Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, per promuovere la transizione verso un’economia circolare, un modello virtuoso che potrebbe creare oltre 500mila nuovi posti di lavoro a livello nazionale.
È la proposta lanciata in occasione del convegno “L’Italia verso l’economia circolare. Gli strumenti operativi per una gestione efficiente delle risorse”, organizzato dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), al quale hanno partecipato il sottosegretario del Ministero dell’Ambiente Silvia Velo, il presidente della commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti, il vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Raffaele Tiscar, la responsabile Ambiente del PD Chiara Braga e rappresentanti della Commissione europea e dell’UNEP (United Nations Environment Programme).
ENEA: creare un’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse
La transizione verso un’economia circolare è fondamentale e la creazione di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse consentirebbe di rendere disponibili, attraverso un approccio sistemico, tecnologie e metodologie per una gestione eco-efficiente delle risorse e di fornire supporto diretto alla PA, alle imprese, in particolare alle PMI, e alle filiere produttive”, sottolinea il presidente dell’ENEA Federico Testa. Ruolo che potrebbe ricoprire anche l'ENEA, spiega Testa, garantendo "operatività immediata, professionalità, una rete di collegamenti nazionali e internazionali e delle infrastrutture logistiche e informatiche di eccellenza dei nostri centri di ricerca”.
“La proposta del pacchetto sull’economia circolare che approderà nelle prossime settimane alla discussione del Parlamento europeo”, evidenzia il sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo, “offrirà, finalmente, un quadro e un indirizzo chiaro in materia. Si tratta, a mio avviso, della sfida ambientale ed economica più importante dei prossimi anni. E, a maggior ragione, lo è per il nostro Paese, da sempre leader in Europa sul riuso e sul riciclaggio di materiali e prodotti.
"Un’occasione straordinaria che Governo, Regioni, Comuni e Aziende di servizio pubblico locale dovranno saper cogliere per promuovere, sostenere, praticare gli obiettivi dell’economia circolare, riducendo sprechi, utilizzando al meglio le risorse naturali, regolando bene le attività economiche pubbliche e private su scala locale, aiutando la creazione di imprese, di posti di lavoro e di idee”, conclude Velo.
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Economia circolare: pacchetto di misure Ue
Sull’economia circolare, è stato ricordato nel corso del convegno, Bruxelles sta investendo molto, con un programma di ricerca da 650 milioni di euro “Industria 2020 ed economia circolare” e il pacchetto di misure varato lo scorso dicembre, che mira a sviluppare un modello produttivo nel quale le risorse vengono utilizzate da imprese e consumatori in modo più sostenibile, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti.
Le azioni chiave proposte dalla Commissione includono:
- azioni per ridurre i rifiuti alimentari, compresa una metodologia comune di misurazione, una migliore indicazione della data di consumo, e strumenti per raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile globale di ridurre della metà gli scarti alimentari entro il 2030;
- lo sviluppo di norme di qualità per le materie prime secondarie al fine di aumentare la fiducia degli operatori nel mercato unico;
- misure nell'ambito del piano di lavoro 2015-2017 sulla progettazione ecocompatibile (ecodesign) per promuovere la riparabilità, longevità e riciclabilità dei prodotti, oltre che l'efficienza energetica;
- la revisione del regolamento relativo ai concimi, per agevolare il riconoscimento di quelli organici e ricavati dai rifiuti nel mercato unico e sostenere il ruolo dei bionutrienti;
- una strategia per le materie plastiche nell'economia circolare, che affronta questioni legate a riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose nelle materie plastiche e, nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l'obiettivo di ridurre in modo significativo i rifiuti marini;
- una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque, tra cui una proposta legislativa sulle prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue.
Regolamento Ue per favorire l'uso di concimi organici e ricavati dai rifiuti
A marzo, la Commissione ha inoltre presentato i primi risultati del pacchetto sull'economia circolare contenente nuove norme in materia di concimi organici e ricavati dai rifiuti nell'Ue, in cui propone un regolamento finalizzato ad agevolarne in maniera significativa l'accesso al mercato unico, instaurando pari condizioni di concorrenza con i tradizionali concimi inorganici.
Il regolamento stabilisce una serie di norme comuni per la conversione dei rifiuti organici in materie prime che possano essere impiegate per fabbricare prodotti fertilizzanti, e definisce prescrizioni in materia di etichettatura, sicurezza e qualità che tutti i prodotti fertilizzanti dovranno rispettare per poter essere commercializzati liberamente in tutto il territorio dell'Unione. I produttori dovranno dimostrare che i loro prodotti soddisfano tali prescrizioni, unitamente ai valori limite per i contaminanti organici e microbici e le impurità fisiche, prima di apporre la marcatura CE.
Le nuove norme si applicheranno a tutti i tipi di concimi per garantire i massimi livelli di protezione del suolo. Il regolamento introduce limiti rigorosi per il tenore di cadmio nei concimi fosfatici. I limiti saranno rafforzati e passeranno da 60 mg/kg a 40 mg/kg dopo tre anni e a 20 mg/kg dopo dodici anni, riducendo così i rischi per la salute umana e l'ambiente.
Poiché la produzione e gli scambi transfrontalieri di alcuni prodotti fertilizzanti interessano quantità limitate, la Commissione propone un'armonizzazione facoltativa: in funzione della loro strategia commerciale e del tipo di prodotto, i fabbricanti potranno scegliere di apporre la marcatura CE sul proprio prodotto, che potrà in tal modo essere commercializzato liberamente nel mercato interno secondo norme europee comuni, oppure optare per norme nazionali basate sul riconoscimento reciproco nel mercato unico. Così facendo si garantirà che i principi di sussidiarietà e del miglioramento della regolamentazione siano tenuti nella debita considerazione.