Sharing economy – Danti (Pd), Ue sia ambiziosa
L'eurodeputato Nicola Danti illustra al Pe la sua relazione sulla sharing economy: “guidare in modo lungimirante questa rivoluzione”.
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“Sono convinto che l’Europa debba dotarsi di una strategia politica e di regole comuni per guidare in modo lungimirante la 'rivoluzione' collaborativa, seguendo pochi ma importanti princìpi: tutela dei consumatori e dei lavoratori della sharing economy, massima chiarezza su tasse e concorrenza, distinzione tra professionisti e non”. Così l'eurodeputato Pd Nicola Danti presenta in commissione Mercato interno del Parlamento europeo la sua relazione sull'economia collaborativa.
I punti principali della relazione sulla sharing economy
Quanto vale la sharing economy. Si stima che nel 2015 le piattaforme di collaborazione attive nella sharing economy nell'Ue abbiano generato ricavi pari a 3,6 miliardi di euro. Il potenziale dell'economia collaborativa è significativo, con una crescita annua superiore al 25%, e si stima che, teoricamente, il vantaggio economico legato a un migliore utilizzo delle capacità quale risultato dell'economia collaborativa potrebbe raggiungere i 572 miliardi di euro.
Un clima di incertezza normativa. Partendo dai numeri, la relazione entra poi nel merito del quadro normativo, sottolineano l'insorgere di due questioni principali: quali disposizioni dell'acquis comunitario possano essere applicate all'economia collaborativa, e se le norme Ue in vigore siano adatte a fornire la chiarezza e la protezione necessarie ai diversi attori, nonché a rafforzarne la posizione, nell'ambito dell'economia collaborativa.
I modelli imprenditoriali della sharing economy sono complessi e vari, e sono caratterizzati da un diverso grado di decentramento e de-professionalizzazione, come pure dalla partecipazione di nuovi operatori economici, "pari"/prosumer. La distinzione netta tra prestatore di servizi professionali/professionista e consumatore appare quindi sfumata. Tuttavia, il quadro giuridico europeo in vigore è stato concepito per regolamentare le imprese tradizionali e per tutelare i diritti dei consumatori quale parte vulnerabile in una transazione commerciale.
Ciò fa sorgere alcuni interrogativi quanto ai diritti e agli obblighi dei diversi attori all'interno dell'economia collaborativa, che creano un clima di incertezza in merito a una serie di aspetti: il quadro normativo applicabile, gli obblighi per i diversi attori coinvolti, i diritti dei consumatori, il regime di responsabilità, lo status dei lavoratori e il regime fiscale. Incertezza che ha condotto, finora, a una frammentazione: gli Stati membri hanno cioè adottato diversi approcci per affrontare le sfide del modello imprenditoriale della sharing economy.
La proposta di Danti. L'europarlamentare raccomanda ambizione, e di “andare oltre” agli obiettivi indicati nella comunicazione presentata dalla Commissione europea a giugno 2016.
Nella relazione, Danti suggerisce dunque di realizzare un quadro europeo orizzontale, costituito da una combinazione di principi generali e norme specifiche, che aprirebbe la strada a condizioni di parità omogenee e dinamiche a livello Ue ed eviterebbe possibili effetti negativi sui lavoratori, il rischio di concorrenza sleale tra i settori tradizionali e le piattaforme di collaborazione e l'evasione fiscale.
Altrettanto importante è la necessità di definire le caratteristiche e le responsabilità per i principali attori dell'economia collaborativa, in particolare per quanto riguarda:
- una netta distinzione tra "pari" e professionisti;
- la natura, i compiti e le responsabilità delle piattaforme di collaborazione;
- un elevato livello di protezione dei consumatori, anche nella dimensione/nelle transazioni peer-to-peer.
Danti, infine, incoraggia l'ulteriore promozione di un modello di economia collaborativa dell'Ue, attraverso strumenti finanziari e investimenti nella formazione.
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