Dumping Cina - UE di nuovo a lavoro su revisione norme
La nuova normativa permetterà all'UE di difendersi dal dumping cinese anche ora che Pechino è equiparata a tutti gli altri membri OMC.
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Riprendono i lavori delle istituzioni UE per revisionare l'attuale legislazione per il calcolo del dumping.
Dopo l'approvazione del testo, lo scorso 20 giugno, in commissione Commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo, ieri si è tenuto - sempre in commissione INTA - un incontro fra i relatori ombra della risoluzione. Oggi, invece, parte un giro di negoziati tra Europarlamento, Consiglio e Commissione UE per lavorare ad un accordo sul testo finale.
Perchè cambiare la normativa sul dumping?
Con la scadenza, a dicembre 2016, della disposizione transitoria presente nel protocollo di adesione della Cina all'OMC (Organizzazione mondiale del commercio) che ha, fino a pochi mesi fa, permesso ai partner commerciali di Pechino di difendersi efficacemente dal dumping cinese, la Commissione europea si è trovata costretta a proporre una revisione del Regolamento base antidumping dell'UE così da poter continuare a difendersi dalla concorrenza sleale cinese ma nel rispetto degli obblighi internazionali stabiliti dall'OMC.
La proposta iniziale dell'Esecutivo UE si basa sulla fine della distinzione tra economie di mercato ed economie non di mercato, che viene sostituita con quella tra Paesi membri OMC e Paesi non membri OMC.
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La proposta di Bruxelles prevede che:
- in caso di dumping da parte di un Paese non membro OMC si applichi la “metodologia di calcolo del Paese analogo",
- nel caso in cui sia un membro dell'Organizzazione - Cina inclusa - a presentare "significative distorsioni di mercato", vi è la possibilità di applicare una metodologia ancora diversa, simile a quella in uso negli Stati Uniti.
Ne deriva una "soluzione Country-neutral", nella quale la Cina è equiparata a qualsiasi altro membro OMC.
A che punto è l'iter di approvazione?
A inizio maggio il Consiglio UE adotta una posizione comune sulla nuova metodologia per il calcolo dei dazi nelle indagini antidumping. Dopo una iniziale opposizione, anche l'Italia dà il suo via libera.
A questo punto, il testo arriva al Parlamento europeo. Qui, gli eurodeputati della commissione INTA avanzano alcune proposte:
- le indagini antidumping devono tener conto della conformità del Paese esportatore alle norme e agli standard internazionali in materia di lavoro, fisco e ambiente, della presenza di eventuali misure discriminatorie nei confronti degli investimenti esteri, del diritto societario, dei diritti di proprietà e del regime fiscale e fallimentare;
- la Commissione UE deve realizzare relazioni dettagliate che descrivano la situazione specifica in un determinato Paese o settore per il quale verrà applicato il calcolo dei dazi;
- non vi deve essere, nel corso di un'indagine antidumping, alcun onere di prova aggiuntivo per le imprese UE rispetto all'iter attuale.
A giugno scorso, la commissione INTA approva dunque la risoluzione con tali emendamenti.
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Istituzioni UE di nuovo al lavoro
Tornati nelle sedi europee dopo la pausa estiva, i rappresentanti delle istituzioni UE hanno ripreso ieri i lavori sul testo.
In commissione INTA si è tenuto nelle scorse ore un incontro fra i relatori ombra. Oggi, invece, è iniziato un nuovo round di negoziati tra Europarlamento, Consiglio e Commissione UE. Obiettivo delle trattative tra le tre istituzioni è quello di raggiungere quanto prima un'intesa sul testo legislativo finale.
"Il lavoro che stiamo portando avanti - ha commentato l'europarlamentare PPE Salvatore Cicu, relatore della risoluzione - rappresenta una garanzia importante per la tutela e la valorizzazione delle nostre PMI e, allo stesso modo, per tutto il sistema industriale".