Auto elettriche obbligatorie per le PA. E il Governo studia incentivi
Mentre la Camera valuta una proposta di legge che impone le auto elettriche alle PA dal 2020, il Governo valuta nuovi incentivi.
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Sul fronte auto elettriche qualcosa inizia a muoversi. Mentre sarebbe in dirittura d’arriva la proposta di legge che introduce l’obbligo di acquisto dei veicoli elettrici da parte delle Pubbliche amministrazioni, i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente fanno sapere di essere al lavoro su misure di incentivazione per il rinnovo del parco veicolare.
Auto elettriche nelle PA: cosa prevede la proposta di legge
Disposizioni in materia di acquisto di veicoli di servizio elettrici da parte delle pubbliche amministrazioni. Questo, per esteso, il titolo del testo all’esame commissione Affari costituzionali della Camera.
Obiettivo: facilitare l'acquisto da parte delle PA di veicoli elettrici, anche in progressiva sostituzione delle autovetture in dotazione, in modo da promuovere l'innovazione tecnologica e tutelare efficacemente la salute dei cittadini e l'ambiente.
Nello specifico, la proposta di legge stabilisce l’obbligo per le PA di acquistare almeno il 70% di veicoli adibiti al trasporto su strada esclusivamente alimentati ad energia elettrica (quota che va calcolata su quella complessiva del parco veicoli da rinnovare).
L’obbligo scatterebbe dal 1° gennaio 2020.
Ma c'è da risolvere il nodo risorse
Unico ostacolo da superare per il testo, la questione tutt’altro che irrilevante della copertura economica.
La proposta di legge prevede l’istituzione, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, di un fondo dedicato da 2 milioni di euro. Risorse che saranno utilizzate per l’erogazione a titolo di incentivo a fondo perduto in favore delle amministrazioni comunali per la realizzazione di reti infrastrutturali di ricarica a servizio dei veicoli elettrici sia pubblici sia privati.
Del resto, la questione spesa per le auto elettriche e le colonnine di ricarica non è nuova. Basti ricordare che a febbraio di quest’anno la Corte dei Conti ha denunciato una spesa, decisamente a passo di lumaca, delle risorse destinate alla costruzione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche.
Si tratta delle risorse provenienti dal Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, approvato nel 2014 - già in ritardo di circa un anno e mezzo rispetto alla tabella di marcia stabilita dalla legge n. 134 del 7 agosto 2012, che prevedeva l'approvazione del piano in questione entro i 6 mesi seguenti.
50 milioni di euro: tale lo stanziamento del bilancio dello Stato per la costruzione delle colonnine che consentono di ricaricare le auto elettriche (20 milioni di euro per il 2013 e 15 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015). A febbraio 2017, sottolineava la Corte dei Conti, risultavano spesi solo 6.286,28 euro, occorsi per la pubblicazione del bando da 5 milioni di euro indetto dal MIT per il finanziamento di progetti di più immediata realizzazione.
Mentre il Ministero ha promesso di trovare una soluzione al ritardo, un segnale positivo è arrivato di recente da parte dell'amministratore delegato di Enel Francesco Starace, che al Forum Ambrosetti ha annunciato la volontà dell'azienda di investire “da 100 a 300 milioni di euro nei prossimi 3 anni” per costruire tra le 7mila e le 12mila colonnine di ricarica per le auto elettriche.
Gigli ottimista: PA lanci un segnale positivo
“Oggi il mondo si sta muovendo verso l’elettrico e la Pubblica amministrazione può dare un segnale in tal senso”, sottolinea il primo firmatario della proposta di legge Gian Luigi Gigli (Democrazia Solidale-Centro Democratico), “al di là dell’impatto reale che può portare dal punto di vista della percentuale di veicoli elettrici che si verrebbero a introdurre, credo sia un segnale di indirizzo molto forte che potrebbe orientare l’industria e il privato”.
Quanto ai tempi di approvazione della proposta di legge, Gigli promette brevità: il testo, infatti, dovrebbe seguire l’iter legislativo, saltando così il passaggio in Assemblea.
> Il testo della proposta di legge
Nel frattempo il Governo studia nuovi incentivi
“Sono allo studio apposite misure di incentivazione per il rinnovo del parco veicolare e per la diffusione degli autoveicoli elettrici”. Misure che “rientrano tra quelle finalizzate a ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti e i consumi energetici del settore dei trasporti”.
È quanto fa sapere il sottosegretario ai Trasporti Umberto Del Basso De Caro, rispondendo a un’interrogazione del Movimento 5 stelle.
Gli incentivi possono rivelarsi determinanti per la diffusione delle auto elettriche, come dimostra uno studio condotto dagli scienziati del Joint Research Center (JRC), che hanno confrontato il costo totale di proprietà (cost of ownership) e delle vendite di automobili elettriche in 8 Paesi europei – Francia, Germania, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Regno Unito – per valutare come diversi incentivi finanziari abbiano stimolato la penetrazione del mercato dei veicoli elettrici.
Brilla la Norvegia, prima al mondo per diffusione di colonnine di ricarica in rapporto agli abitanti (non a caso, i veicoli elettrici nel 2016 hanno rappresentato il 40,2% delle nuove immatricolazioni): ma quello norvegese non è certo un miracolo, semmai il risultato di un mix virtuoso tra politiche energetiche lungimiranti e investimenti privati.
Nei Paesi Bassi, in Francia e nel Regno Unito, invece, il sistema di incentivi avvicina il costo di acquisto delle auto elettriche e di quelle convenzionali.
Al lato opposto, Italia, Germania, Ungheria e Polonia, dove gli incentivi scarseggiano, rendendo più conveniente l'acquisto di un'auto tradizionale. Recentemente la Germania ha introdotto incentivi per i veicoli elettrici, simile ai sussidi francesi e britannici che quasi ne hanno raddoppiato le vendite, sottolineano i ricercatori JRC.