Economia circolare – si va verso un piano d’azione nazionale
Un manifesto sottoscritto da 8 aziende del Made in Italy e un documento strategico proiettano il paese verso l’economia circolare.
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Nel corso di un convegno a Confindustria, Enel e Intesa Sanpaolo si fanno promotori di un Manifesto per l’economia circolare, per rafforzare l’impegno per un continuo miglioramento delle aziende italiane sul fronte dell’innovazione, della competitività e delle prestazioni ambientali.
Anche Novamont, Costa Crociere, Gruppo Salvatore Ferragamo, Bulgari, Fater e Eataly hanno sottoscritto il manifesto alla presenza del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che nel corso dell’evento ha presentato il documento di posizionamento strategico sul tema, che si inserisce nella più ampia Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile.
L’industria scommette sull’economia circolare
“L’economia circolare, abilitata dall’innovazione tecnologica, è un driver strategico in grado di favorire l’affermazione di nuovi modelli di business, più efficienti e sostenibili, nonché il superamento della tradizionale distinzione di fasi e ruoli tipici dell’economia lineare: un processo che coinvolge numerosi attori, in modo trasversale lungo l’intera catena del valore”, ha dichiarato Patrizia Grieco, Presidente di Enel nel corso dell’evento di presentazione del Manifesto. “In questo contesto, le grandi imprese possono svolgere un ruolo fondamentale, anche come volano per favorire la transizione circolare delle proprie filiere, rafforzando la competitività del sistema italiano anche nel contesto internazionale”.
“Per Intesa Sanpaolo”, ha sottolineato Mauro Micillo, responsabile della Divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca IMI, “è significativo l’impegno in ambito di sostenibilità ambientale, che ci ha valso diversi riconoscimenti, tra cui l’inclusione in numerosi indici e, in particolare, nel Dow Jones Sustainability Index. Il modello circolare rappresenta un elemento di rottura positivo, capace di creare nuovo valore e crescita. Per questa ragione già dal 2015 siamo diventati l’unico partner globale nei servizi finanziari della Fondazione Ellen MacArthur, la più grande istituzione privata al mondo impegnata in questo ambito. Vediamo nella Circular Economy una sfida innovativa e strategica che porterà importanti benefici a livello globale”.
Verso un Modello di Economia Circolare per l’Italia
“Il nostro Paese sa di poter contare sulla forza delle imprese italiane e sulla loro capacità di anticipare i tempi, di capire cioè prima di altre che pratiche come la rigenerazione, l’ecodesign e la lotta agli sprechi sono elementi di competitività sul mercato”, ha sottolineato il ministro Gian Luca Galletti presentando il documento di posizionamento strategico nazionale ‘Verso un Modello di Economia Circolare per l’Italia’, anticipato ieri alle Commissioni Ambiente ed Attività produttive della Camera.
L’economia circolare non deve essere un principio da enunciare, ma un valore tangibile. Questo il principio ispiratore del documento, che si pone tre obiettivi principali: fornire un inquadramento generale dell’economia circolare, definire il posizionamento strategico del nostro Paese sul tema e favorire lo sviluppo di nuovi modelli di business che sappiano valorizzare al meglio l’eccellenza italiana e il ruolo delle PMI – che, nota il ministro, fanno ancora “fatica a cogliere i benefici che possono derivare dall'introduzione di questo nuovo modello”.
Il documento segue la consultazione pubblica che si è conclusa a settembre e rappresenta una base condivisa per il vero e proprio piano - il “Piano di Azione Nazionale sull’Economia circolare - che dovrà̀ indicare entro il 2019 gli obiettivi, le misure di policy e gli strumenti da attivare.
Da un’economia lineare a una circolare: cosa prevede il documento strategico nazionale
Si tratta dunque di passare da un’economia "lineare", che produce, consuma e getta i rifiuti, ad una economia "circolare", che produce, consuma e poi ricicla gli scarti e i prodotti usati. Un circolo virtuoso in cui il design, per la precisione l’ecodesign, svolge un ruolo fondamentale: lo sviluppo di un nuovo prodotto dovrà quindi avvenire seguendo i principi tenendo in stretta considerazione una serie di fattori: materiali, processi produttivi, disassemblabilità, riciclabilità, modularità, riparabilità e manutenzione, sostituzione delle sostanze pericolose, riutilizzo, raccolta e rigenerazione, oltre alla qualità del riciclo.
Nuova economia significa anche nuovi modelli d’impresa, basati su:
- Forniture o acquisti sostenibili: la capacità di provvedere a forniture di risorse totalmente da fonte rinnovabili, da riuso e da materiali riciclati, riciclabili o biodegradabili;
- Recupero, riuso e riciclo delle risorse: la capacità di un’azienda di ritirare il proprio prodotto giunto alla fine di un ciclo di vita per reimpiegarlo nuovamente;
- Estensione della durata del prodotto: la commercializzazione di prodotti pensati per durare a lungo nel tempo;
- Piattaforme di condivisione: grazie ad una digitalizzazione sempre più avanzata, negli ultimi anni si sono moltiplicate le piattaforme di collaborazione tra gli utenti per gruppi di prodotti;
- Dal prodotto al servizio: modello di business che negli ultimi anni è stato adottato per auto, apparecchi IT, musica e film in streaming, attrezzature sportive e che sta prendendo piede anche in altri comparti come abbigliamento, arredamento, oggettistica, giocattoli e imballaggi.
E significa anche nuovi modelli di consumo. Il documento suggerisce di elaborare un “Piano nazionale di educazione e comunicazione ambientale”, declinato localmente che, partendo dalle scuole dell’obbligo fino ad arrivare alle famiglie, contribuisca a formare una generazione di cittadini critici, consapevoli e informati in grado di decidere consapevolmente e incidere con le loro scelte sui vari meccanismi economico-produttivi e sociali del paese. I consumatori devono cioè diventare i veri playmaker dell’economia circolare in Italia.