Energia – industria a prossima presidenza UE, sostenere rinnovabili
Non è la prima volta che l’industria europea delle rinnovabili fa appello alle istituzioni UE per innalzare i target al 2030. Stavolta, le associazioni del settore scrivono al Governo austriaco, che guiderà la presidenza semestrale dell’Unione europea a partire dal 1° luglio.
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Una lettera aperta alla ministra austriaca per la sostenibilità e il turismo Elisabeth Köstinger per chiedere continuità e ambizione sugli obiettivi al 2030 per le energie rinnovabili. Ad inviarla, un gruppo di industrie e associazioni europee del settore.
I numerosi appelli dell’industria a Bruxelles per sostenere le rinnovabili
Solo per citare alcune delle richieste più recenti, a novembre l’amministratore delegato di ENEL Francesco Starace aveva chiesto alle istituzioni UE di mostrarsi ambiziose, intraprendendo una “maggiore azione nelle rinnovabili”, innalzando i target al 2030 dal 27% ad almeno il 35%.
Una richiesta, quella proveniente dal numero uno di ENEL, appoggiata anche da altre utility europee - la portoghese Edp, la tedesca EnBw, la danese Orsted, la spagnola Iberdrola, la britannica Sse – che negli stessi giorni avevano hanno inviato una lettera alle istituzioni UE chiedendo appunto di innalzare i target delle rinnovabili aumentando l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento, insieme alla ridefinizione di un mercato dell’energia elettrica più adatto alle energie rinnovabili.
A gennaio, al coro si era aggiunta la voce di Stephanie Pfeifer, amministratrice delegata dell’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), che riunisce circa 150 investitori da 12 Paesi, per un quadro normativo chiaro e di lungo termine che guardi ad un’economia low-carbon entro il 2050, per creare un contesto di maggiore stabilità e sicurezza capace di favorire gli investimenti nel settore.
La lettera al Governo austriaco
Ora una coalizione di industrie del settore delle rinnovabili ha inviato una lettera aperta al governo austriaco, che guiderà la presidenza di turno dell’Unione europea a partire dal 1° luglio. La principale richiesta è, nuovamente, quella di sostenere un obiettivo al 2030 di almeno il 35% di energie pulite.
Un target simile, sottolineano le aziende, consentirebbe di avere una maggiore stabilità del quadro di riferimento in vista dei futuri investimenti.
Le organizzazioni spiegano come esse impieghino nell’UE già oltre 1,1 milione di addetti, con l’obiettivo di triplicarli entro il 2030 se verrà spinta una transizione energetica in grado di consentire anche la prossima rivoluzione industriale nel continente. Una rivoluzione capace di decarbonizzare settori chiave come i trasporti e l’edilizia grazie anche agli sviluppi della digitalizzazione e degli accumuli.
Per cogliere queste opportunità servono sforzi più intensi, spiegano le aziende, e per questo si affidano alla presidenza austriaca, anche alla luce della sua riconosciuta sensibilità in questo ambito, chiedendole di assumere un ruolo di vera guida nella definizione dei contenuti e degli obiettivi del Clean Energy Package.
Fra le altre richieste avanzate, quella di mantenere la priorità di accesso e di dispacciamento per gli impianti di piccola taglia e quelli esistenti e di favorire la diffusione dell’autoconsumo. Inoltre gli operatori chiedono che venga difeso il limite di emissioni di 550 gCO2 per kWh previsto per il meccanismo della capacità, in modo da garantire che i capacity market non siano rigidi, ma consentano di ammettere le fonti rinnovabili, riconoscendo loro un compenso economico.
Gli industriali chiedono inoltre che vi sia più visibilità delle rinnovabili negli usi termici e per il raffrescamento, definendo anche per questo target delle politiche ambiziose nell’ottica di un reale processo di decarbonizzazione per metà secolo.