Decreto fiscale – commercialisti e partite Iva, troppa burocrazia
Le associazioni dei commercialisti e del popolo delle partite Iva criticano gli adempimenti e le sanzioni previste dal decreto fiscale
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Nonostante l'ultimo rapporto sulla competitività della Banca mondiale collochi l'Italia al 126esimo posto, con il decreto fiscale da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale “si aggiungono ulteriori adempimenti e si disegna un meccanismo sanzionatorio che punisce l’errore formale e salva i grandi evasori”. E' la critica mossa da Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione al provvedimento collegato alla legge di bilancio. Una critica in linea con quella delle associazioni dei commercialisti ADC, AIDC, ANC, ANDOC, UNAGRACO, UNGDCEC e UNICO, che al Governo avevano chiesto invece un pacchetto di misure per la semplificazione degli adempimenti fiscali.
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Decreto fiscale, Troppi adempimenti e sanzioni spropositate
Noto finora soprattutto perchè prevede la soppressione di Equitalia, la rottamazione delle cartelle esattoriali e il ritorno della volontary disclosure, il decreto fiscale finisce al centro della bufera per le critiche mosse dai rappresentanti dei liberi professionisti e delle partite Iva e dalle associazioni dei commercialisti.
Il testo, denunciano Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione, “aggiunge ben otto nuove comunicazioni fiscali ai già numerosi adempimenti che gravano su imprese, professionisti e contribuenti”.
Modificando il dl n. 78 del 2010, il decreto fiscale prevede infatti che, in riferimento alle operazioni rilevanti ai fini dell'imposta sul valore aggiunto effettuate, i soggetti passivi trasmettano telematicamente all'Agenzia delle entrate, entro l'ultimo giorno del secondo mese successivo ad ogni trimestre, i dati di tutte le fatture emesse nel trimestre di riferimento e di quelle ricevute e registrate ai sensi dell'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972, nonché i dati delle relative variazioni. Inoltre, i soggetti passivi devono trasmettere, negli stessi termini e con le medesime modalità, una comunicazione dei dati contabili riepilogativi delle liquidazioni periodiche dell'imposta.
“Come se non bastasse - aggiungono poi le tre organizzazioni - viene introdotto un sistema sanzionatorio completamente sproporzionato”, con multe comprese tra 5mila e 50mila euro nei casi di comunicazioni omesse o infedeli sui versamenti Iva.
“Gli adempimenti fiscali gravano mediamente su una impresa italiana 2,18 volte più di una impresa britannica, 1,73 volte più di una francese e 1,58 più di una spagnola”, ricordano le associazioni dei commercialisti, sottolineando il paradosso di giustificare la rottamazione delle cartelle con l'esigenza di ridurre il peso eccessivo di sanzioni e interessi di mora, proprio mentre si introducono “sanzioni ben più sproporzionate di quelle rottamande”. “Si pensi che un mero errore formale di 1 euro produrrà una sanzione minima di 5.000 euro”, aggiungono.
L'auspicio ora è che Governo e Parlamento intervengano sul testo, correggendo il tiro. In caso contrario, i rappresentanti dei commercialisti si dicono pronti ad avviare una campagna di comunicazione rivolta ai clienti degli associati e a sostenere “ogni forma di protesta legittima che in qualità di contribuenti vorranno intraprendere al fine di dimostrare al Governo la forza numerica e la volontà del popolo delle partite Iva”.
> Decreto-legge n. 193-2016 - Gazzetta ufficiale del 24 ottobre 2016
> Comunicato di rettifica relativo al decreto-legge n. 193-2016