Green Community – Coldiretti, creare reti e sinergie per valorizzare territori
Coldiretti partecipa alla consultazione sulla Strategia delle Green Community per rivitalizzare le comunità rurali e montane in chiave di sostenibilità ambientale
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E' stata prorogata al 30 marzo la consultazione pubblica lanciata dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri in vista della formulazione della Strategia nazionale delle Green Community. Coldiretti ha già inviato il suo contributo, con una serie di raccomandazioni per rivitalizzare le comunità agricole, montane e marginali a rischio abbandono.
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Nel suo contributo la Confederazione ha formulato raccomandazioni specifiche per tutti i settori interessati, ad esempio incoraggiando la messa a punto di strumenti di riconoscimento della multifunzionalità del settore forestale, la valorizzazione delle produzioni e dei servizi locali in un'ottica di turismo sostenibile e la promozione dell'efficienza nell'uso delle risorse idriche e energetiche. Quanto alla produzione di energia da fonti rinnovabili, per Coldiretti microgenerazione e filiera energetica corta sono le parole chiave per garantire la sostenibilità ambientale degli investimenti e la tutela del territorio e del paesaggio.
Più in generale, bisogna pensare che i territori sono l'infrastruttura strategica della green economy e che i cittadini, le imprese e le istituzioni possono valorizzarli dando vita a reti e progettualità in chiave di sostenibilità ambientale ed ecoinnovazione, spiega Francesco Maria Ciancaleoni dell'Area Ambiente e Territorio della Confederazione Nazionale Coldiretti. Alcuni esempi di buone pratiche sono già in corso, dai farmers market alle fattorie didattiche, ma tanto si può ancora fare per il ripopolamento dei borghi, il recupero degli edifici storici e la promozione del turismo rurale ed enogastronomico.
Dottor Ciancaleoni, Coldiretti partecipa alla consultazione pubblica sulla Strategia per le Green Community? Se sì, quali elementi ed eventuali criticità intendete evidenziare?
Coldiretti partecipa alla consultazione pubblica sulla Green Community soprattutto in relazione alla possibilità di individuare gli elementi di valore del territorio rurale e di montagna, come previsto dalla norma. Secondo Coldiretti, infatti, la Strategia dovrebbe definire con esattezza i concetti di riferimento e, in particolare, le nozioni di Green community e di territorio. La Green Community potrebbe, quindi, essere utilmente indicata come una modalità di collaborazione strutturata e continuativa fra cittadini, imprese, istituzioni ed enti di ricerca, mediante la costituzione di una rete integrata, in un’ottica di green economy, sviluppo rurale ed ecoinnovazione.
Con riferimento alla nozione di territorio, infatti, è indispensabile evitare la confusione con il significato di “terra” o di “spazio”, per accedere ad una nozione omnicomprensiva, che dia conto dei processi di evoluzione nel tempo e dell’interazione stratificata tra insediamenti e fattori umani, ambiente, natura e cultura. La ridefinizione del rapporto tra uomo e territorio, infatti, porta a riconsiderare quest’ultimo come soggetto vivente e non come mero supporto tecnico di attività e funzioni economiche, che spesso non hanno alcuna relazione con esso, ma dipendono da dinamiche in scala ben più ampia.
Il territorio, quindi, deve essere considerato come un organismo vivente ad alta complessità, un neoecosistema in continua trasformazione, prodotto dall’incontro tra eventi culturali e natura, composto da luoghi dotati di identità, storia, carattere, struttura di lungo periodo, che formano i tipi e le individualità territoriali. In tale prospettiva, i “territori” devono essere considerati come una “infrastruttura” strategica della green economy.
In che modo la Strategia può contribuire allo sviluppo delle comunità montane, agricole e marginali?
Lo sviluppo delle comunità agricole è fondamentale, specie nelle aree interne, montane e/o marginali, nelle quali l’importante funzione di presidio del territorio è garantito proprio dagli agricoltori. Se la realizzazione di una Green community sul territorio dovrebbe essere effettuata attraverso la costruzione di reti, trame e sistemi tra Istituzioni, Organizzazioni di rappresentanza delle imprese agricole e degli settori interessati, Associazioni di tutela ambientale, Enti di ricerca, Enti di formazione, ecc., tali reti devono avere la finalità di creare sinergie su progettualità comuni nel rispetto dei principi della Green Economy e della Circular Economy; di promuovere la conoscenza delle risorse naturali, sociali e culturali presenti sul territorio; di valorizzare le peculiarità locali attraverso l’adozione di modelli di sviluppo basati su agricolture e attività economiche in una logica di prossimità ed aprendo spazi innovativi di integrazione tra contesti urbani e rurali. Si tratta, quindi, di una ricetta preziosa per rivitalizzare il tessuto sociale ed economico delle aree a rischio di abbandono.
Ritiene corretto che la strategia non preveda risorse aggiuntive, ma punti a indirizzare verso questa tematica risorse esistenti?
La strategia può e deve essere di stimolo per la messa a punto/perfezionamento di appositi strumenti finanziari. Quelli esistenti, inoltre, dovrebbero essere adeguati in coerenza con gli obiettivi della strategia. In riferimento al settore agricolo, ad esempio, si tratta di favorire l’integrazione tra i pagamenti dei servizi ecosistemici, le misure agroambientali e gli schemi di certificazione. In questo senso la strategia dovrebbe costituire uno strumento chiave per riconoscere qualitativamente e quantitativamente il ruolo degli agroecosistemi nella produzione, appunto, di servizi ecosistemici e migliorare le azioni mirate allo loro conservazione e valorizzazione.
A suo avviso quali risorse si dovrebbero attivare per far sì che la strategia nazionale per le Green Community non resti sulla carta?
Se la strategia non può essere dotata di risorse finanziarie dirette, dovrebbe costituire un impulso per sbloccare risorse su obiettivi e misure già individuati ma che necessitano di interventi di razionalizzazione. I settori interessati sono molti (come si evince dal contenuto stesso dell’articolo istitutivo) e vanno dal sistema foreste alle risorse idriche, passando per efficienza energetica e rinnovabili, turismo sostenibile, patrimonio edilizio, infrastrutture, sostenibilità, circular economy e mobilità. Ne deriva che in ciascuno di questi settori andrebbero orientate nuove misure e/o quelle esistenti nell’ambito degli obiettivi della strategia della Green Community.
Esistono, inoltre, molti esempi di iniziative e misure che andrebbero sostenute perché in totale coerenza con i principi della Green Community. Per quanto riguarda il comparto agricolo, ad esempio, si pensi all’importanza del circuito della filiera agricola italiana, formidabile patrimonio immateriale composto da valori etici, salutistici e sociali che sono trasferiti nell’offerta complessiva dei punti vendita che la caratterizzano, così come, più in generale, l’adozione di modelli di sviluppo basati sulla filiera corta e la realizzazione di specifici progetti, quali, ad esempio, il Km 0 o la diffusione di farmers market. Si tratta di iniziative che avvicinano sicuramente la città alla campagna, favorendo il passaggio dalle agricolture specializzate, molto sensibili alla prossimità di infrastrutture di trasporti stradali, ferroviari e aerei, ad agricolture di prossimità, legate al territorio. Altri esempi possono essere gli agriturismi e le fattorie didattiche degli agricoltori, che offrono l’opportunità di mostrare la vita contadina e lo svolgimento dei cicli agricoli di produzione.
> Sintesi del contributo di Coldiretti alla consultazione pubblica