Beyond the Obvious - il futuro della cultura in UE
Il patrimonio culturale europeo non solo serve a creare responsabilità e integrazione tra i cittadini, ma - ha spiegato Silvia Costa durante l'evento "Beyond the Obvious" - è anche un driver economico e un fattore di rilancio della competitività UE a livello globale.
L'europarlamentare della commissione per la cultura e l'istruzione (CULT) Silvia Costa (S&D), ha partecipato all'edizione 2017 dell'evento Beyond the Obvious organizzato da Culture Action Europe.
L'iniziativa, che quest'anno si è svolta a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni, è stata l'occasione per un confronto aperto tra la comunità culturale europea, le istituzioni, la società civile e il mondo dei ricercatori sul rapporto tra cultura, da un lato, e governance, cittadinanza attiva e futuro dell’Europa, dall'altro.
Di fronte alle sfide odierne, rappresentate da globalizzazione, internet, migrazioni, conflitti e povertà in tutto il mondo, esiste il rischio, ha detto Costa, che l'Europa finisca per dare soprattutto risposte economiche, tecnologiche e di sicurezza o degeneri nel populismo e nel nazionalismo, marginalizzando il concetto di "cultura come mezzo per lo sviluppo sostenibile".
Vi è dunque bisogno, ha detto l'eurodeputata della commissione CULT, di un dialogo interculturale e interreligioso che possa agire come "fonte di nuova economia" e restituire al patrimonio culturale e alla creatività il loro fondamentale ruolo nei rapporti internazionali.
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2018: anno europeo del patrimonio culturale
Ampio spazio è stato poi dedicato dall'eurodeputata alla celebrazione, nel 2018, dell’Anno europeo del patrimonio culturale, inteso, ha specificato Costa, "come patrimonio tangibile, intangibile e digitale". L’iniziativa è stata pensata come "catalizzatore per rilanciare la consapevolezza della storia e delle ricchezze europee", ma anche per ricordare come la cultura possa promuovere la "coesistenza pacifica e democratica".
La cultura, ha proseguito Silivia Costa, può costruire ponti, incentivare il pensiero critico, l’inclusione sociale e contribuire a creare nuove forme di partecipazione e di impegno. Ma non solo. In questo anno dedicato alla cultura, infatti, l'UE dovrà lavorare per valorizzare ulteriormente "le potenzialità economiche e in termini di occupazione del settore culturale" e promuovere il Made in Europe come "fattore di competitività nei rapporti con i Paesi terzi".
Prossimi passi
L'eurodeputata S&D ha poi ricordato che, sempre in materia culturale, il PE ha approvato la cosidetta “Cultural diplomacy", il cui nome completo è "European strategy per Cultural International Relationships". Si tratta, ha detto Costa, di una strategia molto promettente - dotata di risorse, programmi e piani di azioni annuali e pluriennali - che permetterà di "valicare i confini dell’Europa".
Tra le richieste che gli europarlamentari hanno presentato alla Commissione europea per rilanciare il settore, Silvia Costa ha citato la proposta di migliorare, fin dal 2018, i programmi di mobilità dedicati a giovani professionisti, artisti e creativi.
In ultimo, ma non per importanza, Costa ha ricordato che la cultura era del tutto assente dall'elenco delle priorità della Commissione Juncker, così come era assente dalla lista dei settori di investimento individuati nel quadro dell'EFSI - European Fund for Strategic Investment.
Alla luce di ciò, gli europarlamentari hanno invitato Bruxelles a fare della cultura un asse strategico di sviluppo nella programmazione pluriennale post 2020 e, in termini finanziari, ad aumentare la quota di budget per gli investimenti in cultura dallo 0,15% di adesso ad almeno l’1%.