USA-UE: di fronte al protezionismo, Europa chiamata a una nuova integrazione
L’Europa, per rispondere alle politiche degli Usa di Donald Trump, è chiamata ad una maggiore integrazione.
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E’ il giudizio condiviso da tutti i maggiori analisti nell’osservare le tendenze che stanno muovendo la politica globale in questi mesi. Le scelte del presidente Usa puntano decisamente a un ritorno al protezionismo, abbandonando il ruolo di regista mondiale di molti equilibri storicamente tenuto dagli Stati Uniti. Ma non solo. La spinta degli Usa guarda anche nella direzione di rivedere i rapporti con molti partner storici: lo dice chiaramente quanto sta avvenendo con la Gran Bretagna. Per questo, l’Ue è chiamata a rispondere con un impegno maggiormente coordinato, ad esempio nel commercio internazionale e nella politica del Mediterraneo.
Il giudizio degli analisti sulle politiche messe in atto da Donald Trump nel suo primo anno di mandato è piuttosto netto, seppure con qualche variazione. Per qualcuno, in questa fase gli Stati Uniti vedono l’Ue come un concorrente da superare. Altri, in maniera più morbida, parlano semplicemente di protezionismo e di arroccamento di Washington a difesa dei suoi confini, sia fisici che economici.
Il disimpegno degli Usa
Qualsiasi spiegazione si dia, di certo le nuove relazioni transatlantiche sono caratterizzate da un disimpegno degli Stati Uniti su molti fronti. Dice chiaramente questo la condotta in Medio Oriente, in Libia ma anche in Israele, con la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale. Tutti indirizzi che mettono sotto pressione gli alleati e tolgono agli Usa un ruolo di regista degli equilibri mondiali.
I rapporti tra Londra e Washington
Allo stesso modo, ci sono diversi segnali di allentamento nella relazione speciale che ha da sempre caratterizzato il rapporto tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Washington e Londra, proprio in un momento delicatissimo come la Brexit, non avanzano più con il consueto accordo. E, anzi, in diverse occasioni ci sono stati segnali pubblici di un progressivo distacco.
La sfida dell'integrazione
Proprio per questo motivo, l’Ue dovrebbe trovare lo stimolo per rilanciare lo spirito di integrazione alla base del progetto comunitario. Il disimpegno di Trump apre, infatti, spazi giganteschi che, però, possono essere impegnati solo da un’Europa coordinata e in pieno accordo tra le sue diverse componenti.
Le relazioni commerciali
Concretamente, una nuova spinta potrebbe arrivare ad esempio dal commercio. Qui gli ultimi mesi hanno dato delle indicazioni molto chiare, prima con il fallimento del Ttip (l’accordo di libero scambio tra Usa e Unione europea) e poi con l’uscita degli Stati Uniti da ogni ipotesi di partenariato trans-pacifico (Tpp). La costituzione di un mercato più aperto a livello globale è stata apertamente contrastata dal presidente Trump.
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La nuova Via della Seta
Questo apre spazi che l’Europa potrebbe impegnare. Ad esempio, guardando alla Cina con più interesse dal punto di vista commerciale. Il progetto “One Belt One Road” di Pechino ha l’obiettivo di riaprire le Vie della Seta, mettendo insieme nuovi corridoi di trasporto che colleghino tra di loro due dei mercati più importanti del pianeta. Una prima occasione per l’Ue arriva certamente da lì.
L'accordo di libero scambio con il Giappone
Ma non è l’unica. Il disimpegno degli Usa apre, infatti, molti altri fronti, come quello del Giappone, con il quale Bruxelles ha appena negoziato proprio un accordo di libero scambio. Un negoziato – quello con il sesto partner commerciale dell’Europa – che è stato rimesso in moto proprio dalle decisioni di Trump. E che sarà sottoposto agli Stati membri e al Parlamento europeo perché entri in vigore nel 2019.