Horizon 2020: Corte Conti UE, bene le imprese comuni per la ricerca
La valutazione della Corte dei conti europea nei confronti delle imprese comuni dell’UE operanti nel campo della ricerca è positiva in 7 casi su 8. Le maggiori criticità sono state registrate nel caso dell'impresa comune ECSEL, che si occupa di componenti e sistemi elettronici.
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La Corte dei conti europea ha pubblicato le relazioni annuali sulle otto imprese comuni dell’UE operanti nel settore della ricerca, nonché una sintesi delle relative risultanze di audit.
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Imprese comuni UE per la ricerca, la valutazione della Corte dei conti
Le imprese comuni sono partenariati pubblico-privato (PPP) conclusi tra l’UE, l’industria, i gruppi di ricerca e gli Stati membri. Dispongono di circa 700 effettivi e svolgono un ruolo importante nella realizzazione di aspetti specifici della politica UE in materia di ricerca. La dotazione di bilancio complessiva delle imprese comuni per il 2017 è ammontata a 2,1 miliardi di euro, ossia al 2% del bilancio totale dell’UE. I rispettivi partner del settore di attività e della ricerca forniscono contributi in natura attuando le attività operative delle imprese comuni e contributi finanziari per sostenerne i costi amministrativi e operativi.
“Le imprese comuni sono strumenti importanti per la ricerca e l’innovazione all’avanguardia nell’UE, in quanto contribuiscono a promuovere la competitività dell’industria europea a livello mondiale,” ha affermato Ildiko Gall-Pelcz, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit. L’audit della Corte per il 2017 ha confermato le risultanze positive esposte negli anni passati, ma ha evidenziato alcune questioni che richiedono ulteriore attenzione e indicato opportunità di miglioramento in relazione alla gestione finanziaria e di bilancio, ai controlli interni, all’effetto moltiplicatore dei contributi dei partner del settore industriale e della ricerca nonché alle valutazioni della Commissione”.
La Corte ha certificato l’affidabilità dei conti di tutte le otto imprese comuni. Inoltre, ha formulato giudizi di audit positivi sulle operazioni relative alle entrate e ai pagamenti di ciascuna impresa comune, ad eccezione di ECSEL per la quale ha emesso, come l’anno scorso, un giudizio con rilievi riguardo ai pagamenti. In particolare, la Corte ha rilevato alcuni problemi a livello di controllo interno, che le hanno impedito di attestare la conformità alle norme dei pagamenti eseguiti da ECSEL per il precedente programma quadro di ricerca e innovazione (7PQ). Questi problemi non incidono però sui pagamenti per il programma attuale (Horizon 2020) e di conseguenza verranno meno gradualmente.
La Corte desidera inoltre attirare l’attenzione sul contributo dell’UE al progetto di fusione nucleare ITER che rischia di subire considerevoli aumenti dei costi (82%) rispetto alla dotazione finanziaria precedentemente approvata di 6,6 miliardi di euro e un ritardo di 15 anni rispetto a quanto inizialmente pianificato. La Corte ha inoltre rilevato carenze nella pianificazione di bilancio dell’impresa comune.
La Corte precisa che i controlli interni sui pagamenti sono risultati, in generale, efficaci e hanno mantenuto i tassi di errore al di sotto della soglia di rilevanza del 2%, ma diverse imprese comuni presentavano ancora debolezze nel quadro di controllo interno e di monitoraggio, nonché nelle procedure di appalto, sovvenzione e assunzione. Per quanto riguarda la chiusura del 7PQ, le imprese comuni hanno raggiunto un livello elevato di esecuzione del bilancio (87%).
L’esecuzione di bilancio di Horizon 2020 registra invece un ritardo, risultando completata – in uno stato intermedio del programma – solo in misura del 23%. Uno dei principali obiettivi delle imprese comuni è di produrre un effetto moltiplicatore dei contributi dei membri del settore privato dell’industria e della ricerca: è in questo ambito che si concretizza il loro valore aggiunto.
Per alcune imprese comuni, l’effetto moltiplicatore dei partner industriali è generato principalmente dai contributi alle attività che non rientrano nel programma di lavoro dell’impresa comune, ai quali non si applica il mandato della Corte. La Corte avverte tuttavia che, per l’impresa comune operante nel settore delle bioindustrie, vi è un rischio elevato che il settore industriale non raggiunga, entro la fine del programma, l’importo minimo di contributi in denaro ai costi operativi.