Digitale: nascono nuove professioni, ma gli specialisti sono pochi
In Italia cresce il numero degli annunci di lavoro per i professionisti del digitale, ma non ci sono abbastanza laureati per ricoprire le nuove mansioni ICT. Lo rivela l'ultimo report dell'Osservatorio Competenze Digitali.
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L’Italia presenta oggi un’accelerazione verso la digitalizzazione globale, specie nelle aree cloud computing, big data e cyber security, ma fatica a reperire le competenze tecnologiche necessarie a supportare il cambiamento e a formare profili.
È la conferma che emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto dalle maggiori Associazioni ICT in Italia, AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia con il supporto di CFMT, Confcommercio, Confindustria e il patrocinio di MIUR e AGID, concentrando l’analisi sulle professioni e i ruoli dell’ICT.
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I profili ICT più richiesti
La crescita degli annunci web per le professioni ICT continua ed emergono profili nuovi. Sono 64.000 gli annunci pubblicati in rete nel 2017, numero più che raddoppiato negli ultimi 4 anni, registrando un incremento del +7% rispetto al 2016.
E le stime per il triennio 2018-2020 sono ulteriormente ottimistiche: fino a 88.000 nuovi posti di lavoro specializzati in ICT. Con una crescita del 19% sull’anno precedente e una quota di annunci sul web del 49%, gli Sviluppatori guidano la classifica dei ruoli più ricercati, seguiti dai consulenti ICT, richiesti in un annuncio su 6.
Cresce progressivamente anche la quota delle nuove professioni connaturate alla trasformazione digitale quali il Service Development Manager, il Big Data Specialist e il Cyber security Officer. A livello territoriale, il maggiore incremento si concentra nel Nord-Ovest (soprattutto in Lombardia) con una quota della domanda pari al 48% del totale Italia; in quest’area i livelli di richiesta per i Big Data Specialist e i Service Development Manager raggiungono il 60%.
Insieme all’ICT, è il settore servizi ad avere la quota maggiore (20%) della domanda di professionisti per la trasformazione digitale: i più richiesti sono l’ICT Operation Manager (56%), il Digital Media Specialist (53%) e l’ICT Consultant (45%). Anche le retribuzioni 2017 dei profili IT sono in crescita: nelle aziende di informatica ed elettronica i Quadri registrano un +4,3% e i Dirigenti un aumento del 6,0%. Nelle aziende di Consulenza e Servizi ICT crescono le retribuzioni degli Impiegati (+2,5%), dei Dirigenti (+1,9%) e dei Quadri (+1,8%).
Servono laureati ICT
Il gap tra domanda e offerta di specialisti ICT conferma che occorre agire al più presto se si vogliono cogliere tutte le potenzialità del nuovo mercato del lavoro digitale. Le stime dell’Osservatorio, disegnate su uno scenario più conservativo ed uno più espansivo, mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra i 12.800 e i 20.500, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500: un gap che arriva dunque al 58%.
Opposta la situazione per i diplomati: il fabbisogno oscillerà fra i 7.900 e i 12.600, con un surplus che oscillerà fra i 3.400 e gli 8.100 (27%).
I laureati ICT dunque crescono ma troppo lentamente: nel 2017 toccano le 7.700 unità, in lievissima crescita rispetto al 2016, ma sono calati gli specialisti in Informatica e Ingegneria Informatica (INFO), pari a 4.460. Si attenua la tendenza dei laureati triennali INFO a terminare gli studi dopo la laurea triennale (+3% da +10% nel 2016) mentre continua l’incremento nelle immatricolazioni anche se in misura ridotta (+3,5% contro il +9% nel 2016) e con percentuali di abbandono che restano elevate (si laurea solo il 40% degli immatricolati nelle triennali, come nel 2016).
La tendenza alla crescita delle immatricolazioni in Area ICT non è uniforme: Nord-Ovest, Nord-Est e Sud crescono al ritmo del 6%, le Isole addirittura +13%, diminuisce il Centro (-9,2%). In termini di genere resta molto bassa la quota femminile: circa il 19% contro il 53% nella media di tutti i corsi.
Competenze digitali e trasversali per le aziende
La rilevanza delle skill digitali è misurata dal Digital Skill Rate, ovvero il grado di pervasività delle competenze digitali all’interno di una singola professione: in media 48% per le professioni ICT e 14% per le professioni non ICT.
Il Digital Skill Rate varia tra il 30% e il 51% per quasi tutte le professioni ICT e supera il 51% per Database Administrator, Developer, Systems Analyst e Technical e Network Specialist. Passando alle Soft Skill, esse diventano più pervasive in tutte le professioni: in media per le professioni ICT il soft skill rate si attesta al 28%, mentre è pari al 35% per le professioni non ICT.
Le punte di maggiore rilevanza delle soft skill (tra il 38% e il 51%) si rilevano per ICT Operations Manager, Account Manager, ICT Consultant, Project Manager, Cyber security Officer e Business Analyst.
Ambiti strategici su cui lavorare per colmare il gap
Per colmare il disallineamento tra domanda e offerta di competenze e professioni ICT, l’Osservatorio propone un sistema di politiche per la formazione e il lavoro delle nuove professioni ICT articolato in 4 ambiti strategici:
- 1. Aumento di laureati e di esperti informatici con competenze avanzate attraverso fidelizzazione degli studenti ICT e maggiore attrattività per lauree e diplomi superiori ICT. Diminuire la dispersione degli studenti ICT nel passaggio da scuola secondaria a università e, quindi, nel completamento dei percorsi di studio e avvicinare più studenti da diplomi non ICT ai percorsi di studio ICT. Sono questi gli obiettivi più urgenti per rimuovere il divario nel mix di laureati contro diplomati che entrano sul mercato (33% vs 67%) rispetto a quello richiesto (62% vs 38%)
- 2. Rinnovamento e qualità dei percorsi di studio ICT. Le professioni ICT più richieste si caratterizzano per un mix articolato di conoscenze tecnologiche a rapida obsolescenza e competenze sempre più avanzate per governare strategicamente i cambiamenti. Acquisire questo mix di skill tecnologiche, manageriali e soft in tempi rapidi richiede accesso a percorsi di studio più innovativi (anche con tecniche di autoapprendimento) e continua esperienza sul campo
- 3. Rafforzamento di aggiornamento permanente e riconversione professionale. Il paradosso degli informatici sempre più richiesti nelle fasce di età più giovani e sempre più disoccupati nelle fasce di età sopra i 35 (anche con disoccupazione crescente per i profili in phase-out) richiede una maggiore cultura dell’aggiornamento permanete attraverso canali di auto-apprendimento già ampiamente utilizzati nelle economie più digitalmente avanzate
- 4. Nuovi modelli di interazione Domanda-Offerta nel mercato del lavoro per le professioni ICT. Maggiori informazione, consapevolezza e cooperazione tra aziende, scuola/università e ricerca possono avvicinare e coinvolgere la domanda nelle iniziative di sviluppo e attrazione dei talenti digitali a diversi livelli.
Il contesto attuale e le iniziative proposte impongono di accelerare l’impegno sulla riduzione di questo divario con un approccio di sistema che coinvolga scuole, università e ricerca, enti di formazione, aziende e associazioni imprenditoriali nel disegnare o rafforzare le politiche per la formazione e il lavoro delle nuove professioni ICT: AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia sono in prima linea per facilitare questo processo e collaborare a livello politico e progettuale per facilitare questa evoluzione.
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