Ecco dove Di Maio troverà un miliardo per le startup
Di qualche ora fa l’annuncio del vicepremier Di Maio di far partire a gennaio un fondo italiano di investimenti per startup da un miliardo. Ma le risorse ci sono? Secondo Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, sì.
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Dal primo gennaio l’Italia potrebbe avere un nuovo strumento a sostegno delle startup innovative. Ad annunciarlo è stato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, intervenendo nel corso della terza edizione dello StartupItalia! Open Summit 2018.
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Ma in tempi di sforbiciate alle risorse della Legge di Bilancio, una domanda sorge spontanea: il Governo dove troverà il miliardo necessario ad avviare questo fondo?
Lo abbiamo chiesto a Gianmarco Carnovale, tra i pionieri dell’innovazione sulla scena romana e presidente di Roma Startup.
“L’annuncio é reale in quanto corrisponde all'attività in corso di costruzione: una SGR di perimetro statale riceverà dalla Manovra 2019 una dotazione di denaro, diciamo un ‘Anchor Investment’, di circa 90 milioni”.
“Altri annunci fatti lasciano supporre uno scenario in cui a questi soldi si aggiungerà a leva un intervento di Cassa depositi e prestiti, che potrebbe essere di 300-500 milioni, per poi concentrare - attraverso incentivi e moral suasion su una serie di attori e gestori - una frazione di quegli altri 3mila miliardi in mano a gestioni e di quei 1.300 miliardi di liquidità che ci sono nel Paese. Quindi ai soldi di Stato e ad una piccolissima parte di risparmio postale si aggiungeranno svariati ticket da decine e centinaia di milioni da parte di casse, assicurazioni, banche, fondazioni”.
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Ma non è solo l’annuncio recente di Di Maio a lasciar supporre un simile progetto: “Questo ‘disegno’ si evince chiaramente da alcune interviste rilasciate in forma ufficiale, sia da Di Maio che dal deputato pentastellato Luca Carabetta, in cui si spiega la volontà di accorpare misure sparse e di inserire sul mercato questo veicolo, che sarà a sua volta un sottoscrittore di fondi Seed e venture capital frazionando la massa di denaro che riceverà”.
La strategia adottata dal ministro, secondo Carnovale, si può definire “positiva e lucida”, così come l'obiettivo del miliardo si può considerare “ampiamente a portata, ed anzi conservativo”.
Ma, aggiunge, il ministro è troppo ottimista sui tempi tecnici: partire a gennaio è improbabile, “potrebbe volerci ancora qualche mese”.
“Potrebbe anche essere visto come ‘primo’ fondo, e poi essere seguito da fondi successivi e periodici, anche più grandi. Anzi, trovo molto probabile che sia così”.
“Bisogna considerare che la dimensione socio-economica italiana e quella della nostra ricerca scientifica, se proporzionate a Paesi a noi comparabili, porterebbero a collocarci almeno a 50 euro di investimenti venture capital procapite annui, cioè 3 miliardi l'anno di venture, che portano a 5 miliardi annui nelle nuove imprese tecnologiche se ci mettiamo dentro anche, in proporzione prospettica, gli investimenti casual e quelli delle aziende”, spiega Carnovale.
“Quello che manca perché ciò accada é uno ‘sblocco’ del sistema, che senza questo fondo intermedio a fare da collettore - e da eliminatore del rischio - non riesce a mettere in contatto grandi masse monetarie con necessità molto frazionate”.