Banche: studio ABI, razionalizzare costi e aumentare ricavi
Secondo il Rapporto lavoro 2018 dell'ABI, agli sforzi delle banche per recuperare redditività devono accompagnarsi azioni di riforma a sostegno del credito e per calmierare i mercati finanziari.
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Le incertezze macroeconomiche, le pressioni della regolamentazione e della vigilanza europea e le esigenze di riorganizzazione del lavoro, nell'ottica della trasformazione digitale, delineano un quadro sfidante per il settore bancario, che deve continuare ad agire per migliorare la redditività. E' quanto emerge dalla ventiseiesima edizione del Rapporto 2018 dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI) sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria.
Si tratta di uno scenario che il settore affronta partendo da basi più solide rispetto al recente passato, con una qualità degli attivi in netto miglioramento e più pronto ad operare nel nuovo contesto che va delineandosi, riconosce il report. Tuttavia, avverte l'ABI, la redditività si conferma ancora inferiore a quanto necessario a garantire un adeguato supporto alla crescita dell’economia italiana. E l’eventuale conferma di segnali di rallentamento economico, ancora di più se associati alla stabilizzazione dello spread sovrano su livelli elevati, potrebbe compromettere i risultati fin qui raggiunti.
Servono quindi ulteriori azioni incisive per recuperare margini di efficienza, in risposta alle crescenti pressioni concorrenziali che arrivano anche da società esterne al settore. Un percorso che passa per la razionalizzazione dei costi, oltre che per una maggiore diversificazione dei ricavi, che risulta complessa in un contesto economico ancora in lento sviluppo.
Alle iniziative interne al settore dovrebbero accompagnarsi, però, secondo l'ABI, anche fattori esterni: un quadro congiunturale favorevole, un quadro di regole che non penalizzi l’attività delle banche a supporto di famiglie e imprese e interventi di riforma volti a calmierare i mercati finanziari, in particolare le attuali tensioni sul rischio sovrano, che potrebbero impattare sul patrimonio e sul costo della raccolta delle banche e quindi sul costo del credito.
Da considerare anche l’impatto delle nuove tecnologie, sia nel rapporto con i clienti, sia nella gestione delle risorse umane.
Sul fronte della clientela, lo scenario è in rapida evoluzione e servono azioni volte ad ottimizzare i modelli di business in “continuità” con la natura di banca commerciale, e a rinnovare il modello distributivo – in una logica crescente di multicanalità – per via del progressivo aumento del numero di “clienti digitali”, spiega l'ABI.
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Quanto al personale, il rapporto invita a leggere la trasformazione digitale come un'opportunità per la valorizzazione del capitale umano.
Attualmente nel settore del credito italiano i posto di lavoro stabili continuano a rappresentare oltre il 99%, includendo oltre ai contratti a tempo indeterminato anche gli apprendisti, ma nel 2017 si è registrata una contrazione degli organici intorno al 3,5%, soprattutto attraverso l’accompagnamento a pensione tramite le prestazioni straordinarie del Fondo di solidarietà. In crescita, invece, la qualità professionale del personale bancario, con il 38,9% di laureati, e il l'incidenza del personale femminile, che rappresenta ormai quasi la metà dei dipendenti di settore (45,9%).
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