Economia circolare - raddoppiano startup agrifood sostenibili
Tra la fine del 2013 e del 2018 il numero di startup che propongono soluzioni sostenibili per il settore agrifood è cresciuto del 52%. L'Italia, però, ha perso posizioni nel confronto internazionale.
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I dati provengono da una nuova ricerca realizzata dall’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, che ha censito 835 startup internazionali impegnate nello sviluppo di soluzioni innovative per ridurre lo spreco di cibo, ridurre i consumi di acqua, rafforzare la collaborazione di filiera, valorizzare le eccedenze alimentari e rendere sostenibile il food packaging.
Le 835 startup internazionali dell’agroalimentare nate tra il 31 dicembre 2013 e il 31 dicembre 2018 che perseguono obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economica rappresentano oltre il doppio delle 399 rilevate nel precedente studio dell’Osservatorio, che faceva riferimento al periodo compreso tra la fine del 2011 e la fine del 2017, e circa il 20% del totale di 4.242 dell’agrifood.
Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti spiccano l'aumento dei redditi dei produttori migliorando l'accesso alle risorse produttive e lo sbocco sul mercato (253 startup), l'incremento della produttività e la resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (163 startup), la riduzione di eccedenze e sprechi alimentari lungo la filiera (86).
In testa alla classifica dei Paesi per densità di startup agrifood sostenibili si collocano Israele (49 in totale, di cui il 71% sostenibili), Svizzera (43, di cui il 40% sostenibili) e Indonesia (24, di cui il 38% sostenibili), mentre l'Italia, con 63 nuove startup agrifood, si ferma a 16 sostenibili (il 25%), impegnate soprattutto in soluzioni di agricoltura di precisione e piattaforme per gestire le eccedenze, ridurre gli sprechi e promuovere i prodotti locali.
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Il rapporto registra che solo il 39% delle startup sostenibili internazionali è stato finanziato, per un totale di 2 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti, ma gli investimenti medi per startup sono in crescita dai 2,4 milioni di dollari rilevati un anno fa ai 6,1 milioni attuali.
Le startup statunitensi sono prime per capacità di attrarre investimenti, per un totale di 1,4 miliardi di dollari e una media di 8,7 milioni di dollari per startup, mentre l’Europa raccoglie in totale 318 milioni di dollari di finanziamenti e si ferma a finanziamenti medi pari a 3,4 milioni di dollari, contro i 6,6 milioni raccolti mediamente dalle startup asiatiche, che complessivamente hanno ricevuto 293 milioni di dollari. L'Italia, con appena 1,8 milioni di dollari di finanziamenti complessivi e in media 400mila dollari per startup, rappresenta un mercato ancora fermo.
400 delle startup sostenibili analizzate, il 48% del totale, sono Service Provider che forniscono software e app per analisi dei dati, servizi di consulenza a supporto delle attività agricole e piattaforme marketing e retail per facilitare l’accesso al mercato di piccoli produttori. Il 20% del campione è rappresentato invece dai Technology Supplier, che forniscono tecnologie per l’agricoltura di precisione per incrementare la produttività e la resilienza dei raccolti, mentre sono 91 le nuove aziende che si occupano di Food Processing (11%).
"Nel 2018 il sistema agroalimentare ha vissuto un grande fermento innovativo come risposta alla necessità di ridurre lo spreco di cibo, una delle sfide più sentite a cui sia le startup sia attori consolidati stanno cercando di trovare soluzioni", spiega Alessandro Perego, direttore del dipartimento di Ingegneria Gestionale e responsabile scientifico dell’Osservatorio. "Sono raddoppiate le startup che si possono definire ‘sostenibili’ e che propongono modelli di business circolari per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, mentre si diffondono nuove modalità di collaborazione a tutti i livelli della filiera e l’innovazione coinvolge processi della supply chain prima d’ora soltanto sfiorati, come ad esempio il packaging. Nel confronto internazionale, il mercato italiano appare fermo, ma anche in Italia non mancano casi di successo e spunti di innovazione che fanno ben sperare per il futuro".
"La filiera agroalimentare sta cambiando pelle", aggiunge Raffaella Cagliano, responsabile scientifico dell’Osservatorio. "Si assiste a una riconfigurazione legata all’economia circolare, con soluzioni innovative nella prevenzione e gestione delle eccedenze alimentari che migliorano previsioni, limitano la sovrapproduzione o permettono una maggiore preservazione degli alimenti. Ma anche a una riconfigurazione ‘di prossimità’ con aziende che scommettono sempre più su un modello di filiera corta sostenibile".
"Le soluzioni innovative sviluppate dalle startup sono orientate prevalentemente a passare a sistemi di produzione più sostenibili e resilienti e favorire modelli di consumo responsabili, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e minimizzando gli sprechi", commenta Paola Garrone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability. "La conferma dei fornitori di servizi e di tecnologia quali principali promotori di innovazione sostenibile lungo la filiera evidenzia ancora una volta l’importanza della tecnologia come fattore che permette o facilita l’implementazione di nuove soluzioni per far fronte alle sfide di sostenibilità".