Coronavirus: per i prossimi interventi si punta sui fondi UE non spesi
Le risorse dei prossimi decreti su cui il Governo è già al lavoro saranno presi anche dai fondi europei non ancora spesi. La notizia era circolata già nei giorni scorsi ed è stata confermata ieri dal Ministro Gualtieri. Ma sul possibile trasferimento delle risorse dalle regioni meridionali a quelle del nord il Ministro alla coesione Giuseppe Provenzano frena.
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Per fronteggiare l'emergenza Coronavirus, il Governo utilizzerà anche i fondi europei non ancora impiegati, così come le risorse del Fondo di sviluppo e coesione. La conferma arriva da più parti, a cominciare dai Ministri Gualtieri e Provenzano.
Ieri infatti il Ministro all’economia Roberto Gualtieri, nel presentare il decreto Cura Italia da 25 miliardi, ha affermato che l’Esecutivo è già al lavoro su un nuovo Decreto “Aprile” che potrà essere finanziato anche grazie ai fondi europei.
Nei giorni passati, inoltre, il Ministro per il Sud e la Coesione Giuseppe Provenzano aveva confermato al quotidiano Il Mattino di aver ricevuto il via libera dalla Commissione europea per l’impiego dei fondi UE non spesi.
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Fondi UE per acquistare strumentazioni mediche e aiutare le PMI
Intervistato dal quotidiano Il Mattino, Giuseppe Provenzano conferma infatti il sostanziale via libera da Bruxelles per impiegare i fondi europei non ancora spesi, per sostenere sia la sanità che le imprese colpite dall’emergenza Coronavirus.
La Commissaria europea agli affari regionali Elisa Ferreira, infatti, ha dato l’ok affinchè l’Italia possa usare tali fondi per:
- Acquistare servizi, strumentazioni e macchinari sanitari destinati a fronteggiare l'epidemia;
- Sostenere le PMI a fronteggiare la crisi economica, anche attraverso il sostegno al capitale circolante;
- Finanziare forme di compensazioni salariali per i lavoratori, anche legate alla riduzione dell'orario di lavoro.
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La rimodulazione dei fondi UE sarà veloce
Sempre a Il Mattino Provenzano tranquillizza, poi, anche sui tempi per l’utilizzo di questi fondi, assicurando che sarà celere.
La velocità sarà garantita perché i programmi potranno essere modificati solo con l’approvazione del Comitato di sorveglianza, senza dover più attendere anche l’autorizzazione da parte della Commissione europea.
Una procedura estremamente più agevole e semplice, che ridurrà di molto i tempi di riprogrammazione e il conseguente impiego delle risorse.
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I timori per un drenaggio dei fondi destinati al Meridione verso il Nord
A ventilare l’ipotesi che, nel rimodulare i fondi, ci potesse essere anche un loro trasferimento dalle regioni Meridionali - quelle con le maggiori risorse - alle regioni del Nord che attualmente stanno attraversando la crisi peggiore causata dall’epidemia, era stato il Sole24Ore la settimana scorsa.
Il quotidiano, infatti, riportava le informazioni di una fonte coinvolta nelle negoziazioni con Bruxelles, secondo cui sul tavolo c’era anche “l’ipotesi di trasferire temporaneamente le risorse dove servono, immaginando meccanismi compensativi successivi che non privino nel medio termine le regioni del Sud di una fonte indispensabile per gli investimenti”.
Una soluzione già adottata in passato quando, dopo il terremoto del ‘97 in Umbria e nelle Marche, per la ricostruzione si usarono anche una parte dei fondi europei destinati a Sud.
Su questo però la smentita del Ministro Provenzano è categorica. “La dimensione dell'impatto economico e sociale di questa emergenza - spiega infatti Provenzano - è talmente ampia che riguarda tutto il Paese e bisogna attivare tutte le risorse disponibili. Ma questo non vuol dire - continua Provenzano - sacrificare quelle destinate agli investimenti che dobbiamo mettere in campo anche al Sud. Oggi più che mai bisogna ragionare in termini di interdipendenza”.
Secondo il Ministro per il Sud e la Coesione, quindi, la riprogrammazione dei fondi UE non ancora spesi servirà da un lato a sostenere la sanità, il lavoro e le PMI, ma dall’altro a rilanciare rapidamente gli investimenti velocizzando gare e affidamenti degli appalti.
Una misura, insomma, strutturale che guarda non solo alla fase emergenziale ma che punta ad immettere flussi di liquidità regolari nel tessuto produttivo, grazie anche ad una grande stagione di investimenti pubblici.
Ma di quanti soldi parliamo? Sulle cifre il Ministro Provenzano non si espone.
I conti spannometrici li fa però il Sole24Ore secondo cui si potrebbe trattare di 10 miliardi di euro, tra fondi UE e cofinanziamento nazionale. Ma le risorse potrebbero essere anche di più perché, come sottolinea sempre il Sole24Ore, bisognerà andare a vedere nei singoli programmi cosa può essere preso e a che punto è arrivato l’effettivo impegno dei fondi.
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